Possessioni, spiriti e brividi: il soprannaturale umanista di Tokyo Ghostwire
Dallo studio del maestro horror Shinji Mikami (Resident Evil, The Evil Within) uno sparatutto spiritico senza pistole e non banale che ci porta in una Tokyo senza anima viva, posseduta, onirica ma più viva che mai
di Luca Tremolada
I punti chiave
2' di lettura
Dallo studio del maestro horror Shinji Mikami (Resident Evil, The Evil Within) uno sparatutto spiritico senza pistole e non banale che ci porta in una Tokyo senza anima viva posseduta, onirica ma più viva che mai. Tokyo Ghostwire, esclusiva temporale per Ps5 e Pc è un gioco controintuitivo, artisticamente ispirato che offre più chiavi di lettura. Non è la solita storia di fantasmi che vuole farti saltare sulla sedia. Lo studio Tango Gameworks non senza incertezze e imperfezioni tecniche si muove tra le righe dei generi perché il loro gioco non è un survival horror anche se ne ha tutto l'aspetto. Non è un open world anche se vuole esserlo. E' forse più di ogni altra cosa un gioco di esplorazione indie, piena zeppa di mostri inquietanti e umani al tempo stesso, in una Tokyo ricreata cartina alla mano dove più degli spiriti sono le storie a volte tristi e a volte esilaranti di chi ci è vissuto che ti spingono ad andare in avanti.
La storia
Ti chiami Akito. Ti risvegli morto di notte e posseduto a un incrocio del popolare quartiere di Tokyo Shibuya. Ti possiede KK lo spirito di un detective che ti offre dei poteri magici per difenderti da Hannya, una squadra di spirti dal volto celato da maschere del teatro Noh. A Tokyo non c'è più vita ma solo una nebbia che avvolge tutto e nasconde mostri affamati di anime. Insieme dovrete salvare gli spirti degli abitanti trapassati diTokyo, salvare la sorella di Akito e liberare la città.
Cosa ci è piaciuto
Tokyo Gosthwire è una antologia di storie sul rapporto delle persone con la morte. Ma è anche la più precisa, suggestiva e inquietante ricostruzione di Tokyo. E infine è un bestiario malato di mostruosità. Troverete studentesse senza testa e giganti mutanti. Scoprirete che il sovrannaturale re-interpretato dal game director Kenji Kimura è possiede una umanità triste ma leggera, fin troppo familiare.
Cosa non ci è piaciuto
Il gameplay sembra volere tenere insieme troppi giochi contemporaneamente senza abbracciarne uno con convinzione. La scelta dell'open world sembra un espediente per allungare l'esperienza di gioco che a volte risulta ridondante. Poco è meglio. Chi ha detto che i videogiochi devono durare almeno 20 ore?
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