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Poste Italiane punta ad acquistare Sia. Incarico esplorativo a Jp Morgan

di Carlo Festa

L’ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante (Ansa)

2' di lettura

Il progetto industriale è rilevante: creare un campione, non solo nazionale, nel settore dei pagamenti, area dove Poste Italiane è già leader. Con questa premessa il gruppo guidato da Matteo Del Fante avrebbe dato un incarico esplorativo, nelle passate settimane, alla banca d’affari statunitense Jp Morgan. Sul tavolo c’è la possibile acquisizione del controllo di Sia, la cui compagine è oggi diversificata tra Cdp, banche e F2i. Poste Italiane, che non ha commentato le indiscrezioni, ha già messo un piede in Sia: è entrata nel 2016, pagando 278 milioni per il 30% della scatola Fsia Investimenti con una quota diretta del 15%.

L’obiettivo sarebbe, dunque, da un lato industriale: Sia ha clientela di grande livello e un bagaglio di competenze tali da essere sinergica per Poste. Ne nascerebbe un vero campione nazionale, in un settore strategico come quello dei sistemi di pagamento: proprio Sia, del resto, aveva visto l’ingresso in campo di Cdp Equity e di F2i per strapparlo ai grandi gruppi esteri che erano prontia comprarlo dalle banche azioniste. Quindi un eventuale passaggio a Poste Italiane potrebbe anche rientrare all’interno della strategia dell’attuale Governo di difendere dai raid esteri gli asset ritenuti strategici.

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Ma quali sono le opzioni che potrebbero concretizzarsi in futuro? Sarebbero state descritte al management di Poste Italiane da Jp Morgan, banca che storicamente ha relazioni importanti con Poste Italiane: lo stesso Ceo Del Fante era in Jp Morgan, per poi passare in Cdp e Terna, come pure l’attuale Cfo Guido Nola è stato manager della banca Usa. Il gruppo Sia ormai da anni ha indicato la quotazione in Borsa come strada maestra: tuttavia l’Ipo non si è mai concretizzata e al momento la società ha anche qualche nodo manageriale da risolvere.

Quindi l’ipotesi alternativa, che potrebbe concretizzarsi, è un passaggio della quota di Cdp Equity (detenuta tramite Fsi Investimenti) a Poste Italiane, forse con una successiva Ipo nella quale potrebbero uscire le banche e gli investitori italiani. Di sicuro Poste Italiane non sembra intenzionata a restare come semplice socio di minoranza: quella su Sia non è una strategia finanziaria, ma industriale.

Tanto che, nel caso non si concretizzasse la salita al controllo, Poste Italiane potrebbe anche optare per vendita della sua partecipazione in fase di Ipo. Di sicuro il dossier Sia sta catalizzando l’attenzione del mercato. Se Poste Italiane sembra l’ipotesi più probabile, in passato si era parlato anche di una fusione tra Sia e Nexi, l’operatore dei pagamenti oggi in mano a una cordata di private equity capitanata da Bain Capital, Advent e Clessidra. Tuttavia questa opzione di matrimonio tra Nexi e Sia sembra remota, tanto che i soci di Nexi puntano alla quotazione il prossimo anno della loro controllata. Tra gli azionisti di Sia c’è oggi il veicolo Fsia Investimenti (che vede Fsi Investimenti al 70% e Poste Italiane al 30%) con il 49,48% seguito da F2i con il 17,05%, dal fondo Hat Orizzonte (8,64%) e dal gruppo di banche storicamente presenti nella compagine: BancoBpm (4,82%), Intesa Sanpaolo (4,05%), Unicredit (3,97%), Mediolanum (2,85%), Deutsche Bank (2,58%).

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