Dal 6 settembre

Prada gioca d’anticipo: in fabbrica solo con green pass o tampone

Stabilimenti e uffici del gruppo Prada impiegano circa 3mila persone in Italia, il green pass viene visto come «una tutela, uno strumento di sicurezza per i lavoratori»

di Silvia Pieraccini

(NurPhoto via AFP)

2' di lettura

Nel dibattito sul green pass obbligatorio da adottare o meno per entrare in azienda (e non solo nelle mense, com’è adesso) irrompe Patrizio Bertelli, patron del marchio Prada, che , tra i primi in Italia, annuncia: l’ingresso nelle fabbriche e negli uffici del gruppo di moda – che in Italia impiega circa 3mila persone – sarà consentito soltanto a chi ha il certificato verde o l'attestato di guarigione da Covid negli ultimi sei mesi.

Verso un accordo sindacale

La data-limite per l'entrata in vigore delle nuove regole sarà il 6 settembre e l'intenzione della proprietà – che ha già sottoposto l'ipotesi ai rappresentanti interni dei lavoratori – è di arrivare alla definizione di un accordo sindacale. Per i lavoratori sprovvisti di green pass, Prada effettuerà tamponi rapidi periodici, pagati dall'azienda.

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L'operazione è simile a quella annunciata dalla banca d'affari statunitense Goldman Sach s, che dal 7 settembre prevede green pass obbligatorio per dipendenti e clienti. Prada gioca d'anticipo con l'obiettivo di preservare la salute e la sicurezza dei lavoratori. «In questa fase della pandemia - afferma una nota - il Gruppo ritiene che la campagna vaccinale sia decisiva per superare l’emergenza sanitaria e per creare condizioni di lavoro sicure in un ambiente protetto. In questo senso, il green pass può essere accolto all’interno dell’azienda come una tutela, uno strumento di sicurezza per i lavoratori».

Test e tamponi peiodici in azienda

Del resto nell'ultimo anno e mezzo Prada è stata tra le industrie italiane che più ha investito sul contrasto alla diffusione del contagio Covid, facendo dapprima test sierologici e poi tamponi rapidi periodici a tutti i dipendenti (e anche ai loro familiari) e frequentatori degli stabilimenti, oltre a misurare la temperatura, riorganizzare le postazioni di lavoro, fornire mascherine.

L’obbligatorietà del green pass affonda le radici proprio in questi investimenti sulla sicurezza, riconosciuti dagli stessi sindacati e capaci di limitare al minimo i focolai dell'infezione. Anche se in Toscana, dove Prada conta diversi stabilimenti produttivi, l'ipotesi green pass obbligatorio sembra sollevare qualche perplessità nel sindacato: ad Arezzo la Femca-Cisl ha sottolineato che «la salute deve essere tutelata con leggi apposite e non con accordi che creano discriminazione», evocando previsioni governative piuttosto che intese locali.

Monitoraggio dell’immunizzazione

In realtà Bertelli ha deciso di andare addirittura oltre il green pass obbligatorio, visto che il gruppo si appresta a verificare quanti sono i vaccinati in azienda. La struttura dei medici aziendali sta per avviare una mappatura del livello di immunizzazione in azienda . L'obiettivo «condiviso anche con le rappresentanze sindacali interne» è «mantenere ambienti di lavoro sicuri, utilizzando tutte le forme di protezione e prevenzione messe a disposizione dalle autorità sanitarie». La sicurezza prima di tutto, ha deciso (da sola) l'azienda.

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