Prada rinsalda il legame con l’Unesco per diffondere conoscenza degli oceani
L’1% delle vendite delle collezioni Re-Nylon sarà destinato al progetto Sea Beyond, una partnership nata nel 2019
di Giulia Crivelli
3' di lettura
La storia delle Nazioni Unite e di tutte le diverse agenzie che compongono l’Onu è fatta, come la storia di ogni impresa umana, di successi e fallimenti,di passi avanti e di passi laterali. Ma entrare nella sede Unesco di Parigi fa capire l’importanza dell’esistenza stessa dell’Onu e, appunto delle sue diverse agenzie: l’Unesco in particolare è l’organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura e ha l’ambizioso obiettivo di contribuire alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia, appunto di istruzione, scienza e cultura. Nel grande palazzo nel centro di Parigi si percepisce l’anima mundi, potremmo dire: si ha una rappresentazione chiarissima del mosaico di culture e popoli che colora il nostro pianeta. Il 21 giugno nella capitale francese è iniziata l’assemblea della Intergovernmental oceanographic commission (Ioc) dell’Unesco, che durerà fino a venerdì prossimo, e il gruppo Prada ha scelto questa sessione plenaria – in tutto e per tutto simile, per Paesi rappresentati, 150 in tutto, a quelle dell’Onu a New York – per confermare il sostegno al programma Sea Beyond.
«La necessità di occuparsi della salute della Terra credo sia chiara a tutti: persone, aziende, Paesi. O almeno così dovrebbe essere e non da oggi», spiega Lorenzo Bertelli, head of corporate social responsibility del gruppo Prada, prima azienda italiana del settore moda, con un fatturato che nel 2022 è cresciuto del 25% a 4,2 miliardi e che nel primo trimestre 2023 ha proseguito nel percorso positivo, con ricavi pari a 1,065 miliardi (+22% sul periodo gennaio-marzo dello scorso anno). «La partnership con Unesco sul progetto Sea Beyond iniziò nel 2019, mesi prima dello scoppio della pandemia che avrebbe sconvolto il pianeta – precisa Bertelli –. Nei due anni successivi abbiamo tutti sofferto, persone e aziende, ma il gruppo Prada ha continuato a sostenere l’iniziativa e a maggior ragione vogliamo farlo adesso, nonostante le incognite e incertezze che vediamo. Anzi, forse è proprio l’imprevedibilità degli eventi economici e geopolitici fuori dal nostro controllo che rafforza la volontà di investire in sostenibilità sociale e ambientale: significa guardare al futuro, con speranza e fiducia».
Alla presenza di Vladimir Ryabinin, executive secretary Ioc/Unesco, di Francesca Santoro, senior programme officer Ioc/Unesco, e di Liborio Stellino, ambasciatore italiano presso l’Unesco, Lorenzo Bertelli ha spiegato che l’1% delle vendite delle collezioni Re-Nylon sarà destinato a Sea Beyond. «L’obiettivo principale resta la ocean literacy, che potremmo tradurre con diffusione della conoscenza degli oceani – ha sottolineato Bertelli –. Ma in occasione della sua assemblea intergovernativa l’Unesco ha allargato gli orizzonti di Sea Beyond: alle iniziative di ocean literacy dei prossimi due anni verrà affiancato il supporto a ricerche scientifica e progetti umanitari». Il legame con le collezioni Re-Nylon è importante per due motivi: il primo è che il nylon è tra i materiali più facilmente associati, nell’immaginario dei consumatori, al marchio Prada, e le borse e accessori che lo utilizzano sono riproposte di stagione in stagione nei modelli più classici o presentate in nuove varianti, continuando a essere tra le più vendute. Il secondo motivo è forse ancora più importante: Re-Nylon è l’evoluzione sostenibile del nylon originale, frutto di processi di riciclo e a sua volta riciclabile. «Ci sono voluti anni per arrivare a un materiale che garantisse la stessa qualità e durabilità di quello originale e che fosse autenticamente più sostenibile dal punto di vista ambientale – racconta Lorenzo Bertelli –. Un percorso di ricerca che ha un impatto positivo proprio sugli oceani: per produrre il filato e il tessuto delle collezioni Re-Nylon vengono ad esempio usate reti da pesca, molte delle quali abbandonate ovunque nei mari e negli oceani».
L’eccezionalità della partnership tra il gruppo Prada e l’Unesco sta nell’aver creato un equilibrio quasi magico – ma che sembra anche molto solido – tra sostenibilità economica di un progetto, che potremmo vedere come obiettivo a breve di un’azienda, specie se quotata – e visione di medio e lungo periodo. «Penso che non ci siano scorciatoie per risolvere i problemi delle nostre società e in particolare dell’ambiente – conclude Bertelli –. Il nome Sea Beyond mi piace anche perché non è uno slogan, ma combina due parole che insieme fanno pensare a una visione del presente e del futuro. Tutti i giorni affrontiamo piccole e grandi sfide, legate all’operatività e ai processi aziendali. Ma allo stesso tempo dobbiamo vedere oltre e imparare a conoscere gli oceani può aiutaci a farlo». Nomen, omen: sea (mare) in inglese si pronuncia come see (vedere). Beyond è un’altra parola evocativa: vuol dire oltre, soprattutto in senso figurato, e non a caso la canzone composta dai R.E.M. per il film Man on the Moon si intitolava, con un’iperbole,The Great Beyond. Chissà che il prossimo capitolo del progetto Unesco sostenuto da Prada non possa chiamarsi The Great Sea Beyond, senza bisogno di andare sulla Luna.
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