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Prandini: allevamenti bovini fuori dalla direttiva sulle emissioni industriali

La commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha bocciato la proposta della Commissione Ue di revisione della direttiva sulle emissioni industriali. Coldiretti: equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, è ingiusto

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3' di lettura

Scampato pericolo per gli allevatori italiani. La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri) ha bocciato a larghissima maggioranza la proposta della Commissione Ue di revisione della direttiva sulle emissioni industriali che avrebbe attribuito la denominazione di “impianti industriali” alle strutture di agricoltura familiare, ponendo le stalle sullo stesso livello degli impianti che estraggono carbone o producono prodotti chimici.

«La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l'assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione», ha spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare la decisione della Commissione Agricoltura che oltre all'esclusione dei bovini ha votato anche lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame dal nuovo Regolamento Ue.

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I rischi per il settore

Il pronunciamento della Commissione Agricoltura va contro la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale - sottolinea Prandini - potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell'Unione. O, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici.

Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali - continua il presidente della Coldiretti - appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell'equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa. Si tratta peraltro - rileva Prandini - di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull'ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali.

La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame - aggiunge Prandini - va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici. La Commissione Agricoltura ha inoltre votato - rileva Coldiretti - l'eliminazione della norma dell'aggregazione che avrebbe potenzialmente l'effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.

La decisione

Il voto della commissione agricoltura del parlamento europeo è stato salutato con soddisfazione da tutti gli interlocutori del settore: «Condividiamo pienamente l’obiettivo dell’esecutivo Ue di ridurre i gas serra e l'inquinamento - ha detto Paolo De Castro, relatore per il Gruppo S&D in Comagri - ma gli obblighi di sottomettersi a un regime di autorizzazioni e a implementare pratiche produttive sempre piu’ stringenti derivanti da questa proposta, rischiano di mettere a repentaglio la sostenibilita’ dei nostri allevamenti, soprattutto quelli di minori dimensioni”. Per De Castro “sarebbe non solo tecnicamente errato paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato”.

Da parte loro Copa e Cogeca - ricordando che “l’estensione dell’ambito di applicazione della IED comporterebbe requisiti insopportabili per le piccole e medie aziende agricole, rischiando la liquidazione o un’eccessiva concentrazione nelle aziende esistenti e uno spostamento del consumo di prodotti originari di Paesi extra Ue” - “sperano che il Parlamento europeo prenda in debita considerazione il chiaro messaggio inviato dai deputati dell’agricoltura nel loro prossimo voto in seno alla commissione per l’ambiente e in plenaria”.

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