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Predappio, «bastardo chi denuncia i camerati» diffamazione per il negoziante di souvenir del duce

Più fax anonimi contro un collega dal titolare di uno storico esercizio di gadget del ventennio e scatta la condanna a risarcire i danni morali

di Patrizia Maciocchi

(GettyImages)

2' di lettura

Predappio è un luogo di “culto” per nostalgici del ventennio e curiosi vari, visitato quanto la Pietrelcina di padre Pio, ma con una disposizione di animo meno mistica. E una lite tra titolari di storici negozi di souvenir del duce e del fascismo finisce in Cassazione, per chiudersi con una condanna a risarcire i danni morali per diffamazione e molestie. Nel mirino della Suprema corte sono finiti una serie di fax, rigorosamente anonimi, ma inviati dall’utenza del negozio, con il quale il titolare del punto shopping tricolore, inviava un “promemoria” al collega «chi denuncia i camerati è un infame e voi lo siete: dillo che lo sei infame bastardo»; «infame bastardo non denunciare i camerati cura i tuoi figli drogati».

I danni morali

Solo il Tribunale aveva escluso il diritto al risarcimento considerando non provati i danni né materiali né spirituali. Di diverso avviso la Corte d’Appello secondo la quale «la provenienza anonima degli scritti, il contenuto ingiurioso degli stessi, la particolare invadenza del fax rappresentano circostanze fattuali e specifiche dalle quali, nella normalità dei casi, consegue un perturbamento psichico e una sofferenza derivanti dal sentirsi esposti ad un aggressione al proprio onore che, proprio perché anonima e a distanza, non si è in grado di pervenire e respingere e dalla quale il destinatario non riesce a tutelare il proprio diritto alla tranquillità ed alla riservatezza». Scatta dunque la condanna al pagamento a carico degli eredi dell’autore dei fax.

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Dalla cripta alla ex casa del fascio le mete a Predappio

La Cassazione mette così la parola fine ad una querelle, maturata in un contesto in cui il duce continua ad essere un buon volano per l’economia locale. A Predappio arrivano ogni anno circa 150 mila persone. Per lo più nostalgici del capo delle camice nere. Un pellegrinaggio che ha come meta i luoghi di “culto” legati alla figura di Benito Mussolini: la casa natale, la cripta e l’ex casa del fascio . Un edificio quest’ultimo - di 2700 metri quadrati con una torre littoria di 40 metri di altezza - oggi in stato di abbandono ma con un progetto di lavori di ristrutturazione che dovrebbe partire entro l’anno, con un costo stimato di circa 10 milioni di euro.

La classifica dei gadget più venduti

Tappa obbligata per gli amanti del genere i negozi con i gadget del duce, nei quali di rosso resiste solo il sangiovese. Uno degli articoli più gettonati è la maglia con il busto di Benito con l’immancabile “Boia chi molla”. Va forte anche il monito “Obbedire obbedire obbedire”, dove credere e combattere diventano un optional. Nella classifica dei souvenir anche la t-shirt per esprimere gratitudine del dono della nazionalità “Grazie a Dio sono italiano” e la felpa con una “velata” minaccia a chi presumibilmente non ha voglia di lavorare “olio e bastone al fannullone”. Possibile anche fare buoni affari e portarsi a casa ben tre felpe con la faccia di Mussolini pagandole solo 50 euro, con la formula prendi tre paghi due.

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