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Prefetture con organico ridotto. Verifiche per il Pnrr a ostacoli

Manca il 45% di viceprefetti e viceprefetti aggiunti, cui è da sommare una carenza del 30% dei dirigenti contrattualizzati e del 20% del personale non dirigenziale

di Ivan Cimmarusti

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3' di lettura

Tante competenze ma troppe scoperture di organico: le prefetture italiane vanno in affanno. A maggior ragione se si considera che alle numerose e variegate funzioni già attribuite, ora sono da aggiungere tutte le complicate verifiche antimafia sugli appalti da 222 miliardi di euro del Pnrr, su cui il Governo scommette la ripresa del Paese.

Manca il 45% di viceprefetti e viceprefetti aggiunti, cui è da sommare una carenza del 30% dei dirigenti contrattualizzati e del 20% del personale non dirigenziale, cioè tutta quella parte di amministrativi che materialmente sbriga le faccende per consentire il normale funzionamento delle prefetture. Eppure, a fine maggio scorso un emendamento al decreto Pnrr 2 - condiviso da tutte le forze politiche - prevedeva l’assunzione di un massimo di 800 interinali (si stimava 500) da distribuire nelle prefetture per un periodo di diciotto mesi con una spesa di 18,4 milioni per il 2022 e 36,9 per il 2023. Una misura che, nelle intenzioni, doveva rendere più agevoli le verifiche Pnrr per evitare «eventuali infiltrazioni mafiose», si legge nella relazione illustrativa. Ma all’ultimo minuto è stata bocciata. A far saltare il banco è stata la mancanza della copertura economica da parte del ministero dell’Interno, senza che il Governo abbia poi dato seguito agli annunci, anche recenti, della volontà di potenziare i controlli antimafia, trovando le risorse necessarie nel bilancio dello Stato.

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I VUOTI NEGLI UFFICI
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L’organico

Adesso le prefetture dovranno operare con l’organico a disposizione, tanto che non di rado ci sono viceprefetti che devono assumere incarichi, per i quali, non sempre hanno una formazione specifica. Non solo: a volte sono anche chiamati a svolgere funzioni istruttorie che dovrebbero essere esercitate dal personale mancante. Si pensi che rispetto all’organico di 20.746 tra dirigenti e non dirigenti, ci sono in servizio 15.585 unità. In poche parole, c’è una carenza pari a 5.161 amministrativi.

Viceprefetti e viceprefetti aggiunti, invece, sono soltanto 517 ma dovrebbero essere 931. A Milano, per esempio, manca il 50%, a Roma il 26% e a Napoli il 36 per cento. A Nord si registrano casi evidenti, come quelli di Varese (-70%) e Parma (-63%), mentre nel Centro c’è Fermo (-66%) e Firenze (-57 per cento). Ma nel Mezzogiorno, che ha una ampia densità di imprese mafiose, risultano scoperture in prefetture strategiche: Palermo (-44%), Agrigento (-50%), Siracusa (-67%), Cosenza (-50%), Reggio Calabria (-46%), Caserta (-46%), Bari (-50%) e Lecce (-45%). E pensare che proprio al Sud sono destinati 86 miliardi dei 222 complessivamente stanziati dal Pnrr.

Nuove competenze richieste

Secondo il Viminale, senza considerare gli imminenti controlli Pnrr, le prefetture registrano carichi di lavoro notevoli. Basti considerare che dalle 510 interdizioni antimafia del 2006 si è passati alle 2.263 del 2021, con un incremento percentuale del 344 per cento. Le certificazioni totali rilasciate nel solo 2021, invece, sono state 506.203. Questo perché hanno una competenza molto ampia. Si va dal coordinamento dei tavoli tecnici sull’ordine e sicurezza pubblica a quello con gli Enti locali, per esempio in ambito sanitario, come nel caso del Covid. Poi c’è tutta la parte relativa al contenzioso stradale, all’immigrazione, alla gestione dei procedimenti relativi agli illeciti depenalizzati, alla normale vigilanza antimafia delle Amministrazioni e al monitoraggio delle stazioni appaltanti per le comunicazioni e le interdittive antimafia verso le società infiltrate, queste ultime rese ancor più complicate dall’introduzione del contraddittorio con le destinatarie delle misure. A tutto ciò adesso sono da aggiungere le verifiche Pnrr contenute nella recente circolare a firma di Bruno Frattasi, prefetto e capo di gabinetto della ministra Luciana Lamorgese.

Secondo il viceprefetto Antonio Gianelli, presidente del Sinpref – il sindacato dei prefetti – «cercheremo di fare al meglio il nostro lavoro, come sempre. Ma è chiaro che la mancata copertura sull’emendamento per i 500 interinali rischia di ostacolare la buona riuscita delle verifiche, a partire da quelle previste dalla circolare sui controlli antimafia per il Pnrr. Evidentemente ci sono state delle valutazioni politiche che non sta a noi commentare. Ma con un organico esiguo e competenze molto ampie c’è il timore che i nostri compiti sino svolti in maniera non ottimale o, peggio, si rischi di completare i controlli in tempi troppo lunghi. Le decisioni politiche di oggi avranno un peso domani. Ce lo dovremo ricordare se tra qualche anno il lavoro dei prefetti non avrà centrato gli obiettivi. Si è fatta la scelta di non incrementare il personale a tempo, almeno che si abbia il coraggio di orientare le poche risorse sui temi più rilevanti».

L’auspicio riguarda il nuovo “tavolo riformatore”, istituito al Viminale e coordinato dal sottosegretario Ivan Scalfarotto. L’intenzione è di avviare un dibattito per rivedere le funzioni delle prefetture, con un occhio alle nuove professionalità . Il dibattito, però, è ancora in una fase embrionale, tanto che finora si è svolto solo un incontro.

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