ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLetteratura

Premio Campiello 2023, vince Benedetta Tobagi con «La Resistenza delle donne»

Seconda Silvia Ballestra con la biografia di Joyce Lussu, terza Marta Cai con «Centomilioni», quarto Tommaso Pincio con «Diario di un’estate marziana» e quinto FIlippo Tuena con «In cerca di Pan»

dall'inviata Lara Ricci

Benedetta Tobagi vince il Premio Campiello 2023

10' di lettura

La storica Benedetta Tobagi, con La resistenza delle donne (Einaudi), ha vinto il premio Campiello 2023 ottenendo 90 voti su 288. Il libro racconta in forma narrativa la misconosciuta storia delle partigiane e di tutte le donne che si sono opposte al nazifascismo, pronte a “dare la vita” in un’accezione molto diversa da quella che gli si attribuisce normalmente.

«Ho voluto scrivere un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne», ha commentato Tobagi, ridendo e piangendo insieme per la commozione. «Sono stata travolta da questo libro, ho la sensazione che queste donne formidabili mi hanno portato a spalla su questo palco, mi hanno scagliato qui. Voglio dedicarlo a queste donne che non si sono girate dall'altra parte e a tutte le persone che oggi non si girano dall'altra parte e che accolgono chi viene in cerca di futuro, che cercano di contrastare la ferocia e le disuguaglianze che ci sono. E ancora lo voglio dedicare a tutte le donne che resistono ovunque nel mondo, nei contesti pubblici e privati, politici e di lavoro, e che cercano di far sentire la loro voce e quella delle altre».

Loading...

Un libro che è nato dalle immagini. «Il primo gruppo di foto da cui sono partita - ha raccontato Tobagi - viene da Torino, e devo ringraziare Barbara Berutti, vicedirettrice dell’Istituto piemontese per la storia della resistenza. Quelle foto erano per me delle finestre molto potenti, molto evocative. Da lì ho iniziato a scrivere. Volevo che fosse un racconto corale che sapesse tener conto della diversità, della “granularità” delle donne che vi parteciparono, che emergessero le parabole individuali delle persone che hanno contribuito a fare la grande storia. Persone che non erano state considerate per decenni da nessuno, e che per la prima volta sentono di poter fare qualcosa. L’8 settembre 1943 è il momento in cui le donne - da sempre invisibili - hanno saputo fare della loro piaga, l'invisibilità, un’arma».

L’8 settembre 1934, infatti, il Paese si spacca e le donne irrompono sulla scena: «I soldati allo sbando - si legge - per non finire alla mercé dei nazisti che hanno occupato i quattro quinti dell’Italia, nuovamente arruolati, oppure imprigionati, devono sparire. Tocca alle invisibili entrare in scena». È, secondo Tobagi, la più grande operazione di salvataggio collettivo della storia del nostro Paese ed è stata fatta da migliaia e migliaia di donne - madri e no - che non aveva convocato nessuno. I soldati vanno nascosti, sfamati, rivestiti perché non fossero riconoscibili come fuggiaschi o disertori. Tantissime italiane si mobilitano. «Il “maternage” - scrive Tobagi - comporta una tale emorragia di potenziali reclute che il 9 ottobre Mussolini da Salò emana un decreto che punisce chi aiuta i prigionieri di guerra evasi con la pena di morte». «Scrivere questo libro è stato un viaggio, un'esperienza umana» racconta ancora la Tobagi che spiega di aver anche voluto cercare le origini dei problemi che tuttora affliggono le donne: «ho sentito molto forte il desiderio di dare il senso delle radici profonde di queste piaghe. Tutto quel che concerne la violenza sulle donne, le forme di stigmatizzazione delle donne, è rimasto uguale ad allora. Volevo che il mio racconto potesse portare una prospettiva diversa e più grande nel discorso pubblico»

«La cinquina comprende storie vere e di fantasia, e anche storie vere intrecciate all’immaginazione, oltre che una narrativa per frammenti», ha osservato Walter Veltroni, presidente della Giuria dei letterati che ha selezionato i testi. Tra questi una giuria popolare composta da 300 lettori anonimi ha votato la vincitrice (i voti sono stati 288 più due schede bianche).

Partigiana, poetessa, scrittrice, traduttrice, storica, politica, combattente, medaglia d’argento per la lotta di liberazione...

Joyce Lussu Silvia Ballestra l’ha frequentata a lungo, a partire dal 1991: la prima aveva 79 anni la seconda ventuno e un mese prima aveva pubblicato il suo primo libro. A oltre trent’anni di distanza Ballestra ha deciso di raccontare in La sibilla (Laterza) la vita avventurosa e illuminata di questa «partigiana, poetessa, scrittrice, traduttrice, storica, politica, combattente, medaglia d’argento per la lotta di liberazione, compagna di Emilio Lussu, intellettuale, agitatrice culturale, saggista...». Un documento prezioso, oltre che un libro scritto con grande sensibilità, perché si basa anche su ore e ore di conversazioni che la giovane autrice registrava e che ha ottenuto 80 voti, arrivando secondo.

«Lussu è stata una donna molto importante per la storia nostro Paese - ha spiegato Ballestra - ha combattuto per i diritti delle donne e degli oppressi, si è guadagnata sul campo una medaglia al valor militare per la lotta al nazifascismo, ha continuato per tutta la vita a battersi per la giustizia e la libertà, si è continuamente reinventata. Ha speso la sua esistenza per gli altri con grande coraggio e generosità. La sua è stata una vita straordinaria, era quasi una sceneggiatura già scritta per come era ricca di colpi di scena e di azione, ma lei è stata anche e soprattutto pensiero, riflessione, idee, per cui il luogo giusto per raccontarlo è quello della scrittura, non il cinema».

«Una zitellona di provincia, una signorina senza qualità»

Centomilioni (Einaudi), di Marta Cai, è arrivato terzo con 57 voti. È l’unico dei cinque libri finalisti che è un libro di pura finzione. Ambientato in una cittadina di provincia ha come protagonista Teresa, quarantasettenne che nel suo diario si definisce una «zitellona di provincia, una signorina senza qualità». Dà lezioni in una scuola per ripetenti, vive con i genitori, con una madre dispotica e logorroica, e il suo ritmo di vita è scandito dai giorni del mercato e dai piatti cucinati dalla mamma: martedì trippa, giovedì ossobuchi, etc.. Questo fino a quando non ricompare uno studente bellissimo e fin troppo gentile che continuava a sognare, e che però ha progetti molto diversi. Quella che può sembrare una storia d’amore si rivelerà una storia di violenza. «Ho voluto raccontare la storia di una donna che vive a latere di tutta la sua esistenza - ha spiegato Cai - nella cui vita non accade nulla di speciale, tutto il contrario di Joyce Lussu, ma nella cui vita serpeggiano continue violenze».

«Due sono le cose che amo: Primo, non fare niente; Secondo: farlo comodamente»

«Due sono le cose che amo: Primo, non fare niente; Secondo: farlo comodamente»: è una frase di Ennio Flaiano che Tommaso Pincio riporta nel suo Diario di un’estate marziana (Giulio Perrone editore), arrivato quarto con 46 voti. Una sorta di vagabondaggio mentale in una Roma estiva, una flânerie che ha come compagno di passeggiata proprio Flaiano, che la suprema e tollerante indifferenza della Capitale aveva capito molto bene. Un testo che, a chi lo legge, dà proprio l’impressione di un dolcissimo far niente. Se interroga la mente con le sue riflessioni, con le sue domande, se ripercorre la storia passata e recente di Roma, se ci riporta ai libri e ai film che di lei hanno saputo dire tanto o ci fa ridere delle disavventure di chi cerca di attraversare la città con un po’ di inutile raziocinio, lo fa con una grazia tale che quasi non ce ne accorgiamo.

«È un libro sul tempo, su Roma, su Flaiano - ha spiegato Pincio - sul tempo che è stato e sul tempo di adesso. Su ciò che abbiamo perduto e su ciò che abbiamo trovato». E poi, riferendosi a una frase di Enrico Carraro, presidente della fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto, che si preoccupava dei molti giovani che lasciano l’Italia alla ricerca di stipendi migliori ma anche di condizioni di vita migliori, Pincio ha ricordato quando la nostra «era una società dove c’era molto ottimismo, una società in cui si poteva credere, in cui si poteva pensare di riuscire a fare qualcosa. Roma allora attirava persone, anche di grande profilo, era una calamita. È importantissimo ritrovare quella fiducia!» ha concluso lo scrittore spiegando che lui è l’unico della sua famiglia a essere rimasto a Roma, e per un motivo: «la lingua: avrei difficoltà a vivere altrove, lontano dalla parola con cui mi esprimo. Quando si parla di identità bisogna fare un passo un po' oltre e capire che l'identità è cultura, è parola, e dietro queste cose si cela la possibilità di costruire un futuro. Investiamo centinaia di migliaia di euro per formare un giovane, e poi 150mila persone lasciano l’Italia ogni anno, pensiamo quante finanziare potremmo fare con quei soldi che sprechiamo!».

Sino al Paese dei Geti sulle sponde del Ponto

Un vagabondaggio è anche In cerca di Pan (Nottetempo), di Filippo Tuena, che ha raccolto 13 voti. Racconta una navigazione di una combriccola di persone da Brindisi verso la Grecia in cui alla voce del narratore se ne alterna una molto più profonda di un viaggiatore che ricorda tanto Ovidio, e che ai naviganti narra al presente - come se fosse al presente - il suo viaggio «sino al Paese dei Geti sulle sponde del Ponto». A spingere Tuena a scrivere questo rarefatto racconto di viaggio fatto di brani narrativi, poesie, disegni, immagini alla riscoperta del mito è stata la sua «passione letteraria e per l'archeologia e per quella parte della mitologia più selvatica, più ostica. Sono tornato al romanzo dopo molto tempo, e l’ho fatto con una narrativa molto frammentaria - racconta lo scrittore -. Mi sono immaginato una crociera intorno alla Grecia alla ricerca di Pan e Artemide, tra le divinità quelle più imprevedibili, cattive ma anche accudenti. Ho un grande interesse per oggetti e situazioni frammentari, perché spesso, come accade in archeologia, non riusciamo a riconoscere la globalità se non per frammenti: da due capitelli un tempio, dalle orme sul marmo capiamo che c'era una statua. Il libro stesso parla di mitologia, quindi di un passato remoto che ci è noto solo per frammenti, per brani a volte vasti di letteratura, ma molto spesso brevi. Mi interessava proprio lavorare su questo materiale perché il frammento concede sia al narratore sia al lettore la possibilità di costruire, di spaziare con la fantasia. E poi questo libro è nato per frammenti anche perché sono d’accordo con Voltaire quando diceva: “ Vuoi annoiare qualcuno? Raccontagli tutto”. Mi piace lasciare spazio alla fantasia del lettore».

Premio alla carriera a Edith Bruck: dopo la Shoah scoppiavo di parole

Alla scrittrice, poetessa, traduttrice, regista e testimone della Shoah Edith Bruck è stato assegnato il premio alla carriera «per la sua esemplare parabola biografica e artistica, che ne fa una testimone d’eccezione del Novecento europeo e italiano e una coraggiosa staffetta dei suoi valori nel secolo presente».

«Sopravvissuta alla Shoah dopo la prigionia in vari campi di concentramento nazisti - spiega la motivazione della giuria -, Bruck ha dedicato la sua vita e la sua scrittura a mantenere vivo il ricordo e la riflessione sulla pagina più cupa della vicenda umana recente, la persecuzione pianificata degli ebrei. Bruck ha attraversato i confini tra popoli e tra lingue di un’Europa prima dilaniata e poi riunita: attraverso la sua opera di traduttrice ha fatto incontrare parole e versi di lingue lontane, e attraverso il suo lavoro di scrittrice in una lingua, l’italiano, non ricevuta dalla nascita ma adottata in età adulta, ha mostrato quanto quei confini possano essere labili. Anche le frontiere fra la parola scritta teatro e cinema sono state di continuo attraversate da una voce che ha saputo parlare sempre con delicatezza e con nitore. Esempio di un’appassionata resistenza all’orrore delle dittature e alla lotta per la difesa dei diritti, Edith Bruck incarna un modello d’impegno civile e intellettuale e un profilo di grande umanità» .

«Scrivo da una vita - ha raccontato, presentandosi sul palco nonostante i suoi 92 anni e provocando l’alzarsi in piedi di tutta la platea e un applauso commosso - ho cominciato nel ’46 dopo la liberazione dai campi di concentramento. Nessuno ci ascoltava, non si poteva dire nulla, ma era impossibile non parlare, scoppiavi di parole! Nel ’46 ero in Ungheria, era molto difficile pubblicare, io sono un animale libero. Nel ’54 sono arrivata in Italia e nel ’59 ho pubblicato il mio primo libro, che ora è stato edito nuovamente dalla Nave di Teseo, che li sta ripubblicando tutti. Da oltre 60 anni faccio la testimone della Shoah, vado nelle scuole, ovunque, è molto faticoso, ma sono ripagata dall’ascolto, dall’ascolto dei giovani che manifestano grande interesse, che hanno desiderio di sapere. La mia carriera non finirà qui - ha aggiunto sorridendo Bruck - Io andrò avanti ancora a scrivere. Sono convinta che una luce c’è sempre anche nel buio più totale. Non si deve mai perdere la speranza. L’uomo non imparerà mai dai propri errori ma bisogna parlare, spiegare e andare avanti».

Un Campiello per la natura

Raffaella Romagnolo con Il cedro del Libano (Aboca Edizioni) è stata la vincitrice della prima edizione del Campiello Natura - Premio Venice Gardens Foundation, un nuovo concorso dedicato a opere di narrativa strettamente connesse alla natura promosso dalla Fondazione Il Campiello - Confindustria Veneto in collaborazione con Venice Gardens Foundation. La commissione di esperti di Venice gardens foundation, presieduta da Adele Re Rebaudengo aveva selezionato 3 finalisti, che comprendevano anche Oliva di Collobiano con Il paesaggio in cammino (Centro Di Edizioni) e Danilo Selvaggi con Rachel dei pettirossi (Pandion Edizioni). Tra questi la giuria dei letterati del Campiello ha selezionato Romagnolo. «Siamo molto felici di premiare questo libro capace di trasmettere dei valori profondi - ha spiegato Adele Re Rebaudengo -. Vogliamo valorizzare opere che sono capaci di portare a una maggiore conoscenza e rispetto della natura, che favoriscono un maggiore, costante, responsabile impegno nel trovare un importantissimo accordo armonioso con l’ambiente».

Morreale, Cinquetti, Rigiani e Fontana gli altri premiati

Il premio opera prima è stato invece assegnato a Emiliano Morreale per il romanzo L’ultima innocenza (Sellerio) «che costruisce un ponte attraverso due arti, la letteratura e il cinema». Nicola Cinquetti con L'incredibile notte di Billy Bologna (Lapis Edizioni) e Davide Rigiani con Il Tullio e l'eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino (minimum fax) sono risultati vincitori delle due categorie in gara nella seconda edizione del Campiello Junior, istituito con la Fondazione Pirelli. Elisabetta Fontana, 21 anni, di Como, è invece la vincitrice della 28^ edizione del Campiello Giovani, il concorso riservato ai giovani tra i 15 e i 22 anni. Il suo racconto Sotto la pelle è stato infatti scelto dalla Giuria dei letterati (composta da Pierluigi Battista, Federico Bertoni, Daniela Brogi, Silvia Calandrelli, Edoardo Camurri, Chiara Fenoglio, Daria Galateria, Lorenzo Tomasin, Roberto Vecchioni ed Emanuele Zinato). «Il racconto - spiega la motivazione - inquadra in un’istantanea adolescenziale ed estiva una giovane cui le sofferte vicende di una famiglia normale nella sua imperfezione e le piccole ma sempre impetuose vicende del cuore – tra amicizia, attrazione, complicità e delusione – schiudono il passaggio da un’età a un’altra della vita. Pur nell’esilità della trama e nel sapore ancora acerbo della scrittura, si apprezza una credibile rappresentazione del personaggio e una complessiva fluidità della voce narrante, che potrà essere fruttuosamente e felicemente educata».

Riproduzione riservata ©
  • Lara Riccivicecaposervizio curatrice delle pagine di letteratura e poesia

    Luogo: Milano e Ginevra

    Lingue parlate: Inglese e francese correntemente, tedesco scolastico

    Argomenti: Letteratura, poesia, scienza, diritti umani

    Premi: Voltolino, Piazzano, Laigueglia, Quasimodo

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti