ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùSerie tv

Prepotenza poliziottesca

We own this city. Dopo 14 anni da «The wire», David Simon torna a raccontare gli abusi delle forze dell'ordine a Baltimora: brutalizzando cittadini e criminali fingono di contrastare il traffico della droga, che di fatto rubano e rivendono

di Gianluigi Rossini

Docudrama. «We own this city» è tratto dall'omonimo libro inchiesta del giornalista Justin Fenton

2' di lettura

Quattordici anni dopo la fine di The wire, David Simon torna a raccontare Baltimora, la città in cui è ambientata la serie capolavoro che lo ha reso una delle voci più autorevoli degli Stati Uniti contemporanei, consacrato da una famosa intervista con Obama in cui, ricordiamolo sempre, Obama intervistava David Simon, non il contrario.

We own this city, tuttavia, non è direttamente imparentata con The wire: è un docudrama in sei episodi, che adatta l’omonimo libro inchiesta del giornalista Justin Fenton e ricostruisce lo scandalo della Gun trace task force, una unità speciale della polizia di Baltimora che si è macchiata di ogni crimine possibile: dall’abuso di potere alla violenza pura e semplice, dal furto di denaro fino alla rivendita della droga sequestrata nelle retate. In una delle prime scene vediamo due agenti federali interrogare un tale Momodu Gondo (McKinley Belcher III), che si fa chiamare “G. Money” e sembra in tutto e per tutto un gangster, ma scopriamo presto essere un poliziotto.

Loading...

Quattordici anni dopo la fine di The wire, ci dice Simon, la folle idea della guerra alla droga ha definitivamente svuotato di senso l’azione della polizia, l’ha trasformata in un corpo militare la cui brutalità repressiva non ha altro scopo che gonfiare le statistiche sugli arresti. In questo ambiente fanno carriera i più violenti e spregiudicati, come l’insopportabile sergente Wayne Jankins (Jon Bernthal), capo della GTTF, che con i suoi scagnozzi si muove nei quartieri afroamericani come un colonizzatore ottocentesco, picchiando e arrestando a caso, derubando indifferentemente criminali e normali cittadini, con totale senso di impunità.

Tutta l’opera di David Simon si muove sul confine sottile tra l’esposizione pamphlettistica e il Grande Romanzo Americano. Nel caso di We own this city siamo decisamente nel primo territorio: spesso i personaggi sono legnosi, semplici veicoli per la visione di fondo che si vuole comunicare. La scelta di raccontare la storia in maniera non lineare, inoltre, con frequenti salti temporali, rende più difficile la comprensione dei fatti senza aggiungere impatto drammatico. Ma detto ciò, la serie resta una visione estremamente coinvolgente e politicamente incendiaria.

We own this city, David Simon, George Pelecanos, Sky e NOW, dal 28 giugno

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti