Prescrizione, ipotesi sospensione di due anni per gli assolti in primo grado
Tra i punti chiave dell’intesa nella maggioranza anche controlli sui tempi dei giudizi. Possibile l’azione disciplinare contro i magistrati negligenti
di Giovanni Negri
3' di lettura
Sospensione temporanea (e non blocco definitivo) dei termini per gli imputati assolti in primo grado. Meccanismo di controllo sul rispetto dei tempi che può condurre all’azione disciplinare contro il magistrato negligente. Monitoraggio stingente dei tempi di durata dei giudizi. Inserimento nel disegno di legge di riforma del processo penale da presentare entro pochi giorni in Consiglio dei ministri.
Sono questi i punti chiave dell’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza nella tarda serata di giovedì sulla giustizia penale. Determinante la mediazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
L’intervento di Bonafede
A valorizzarne l’intervento è stato lo stesso ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, nel dichiarare di essere pronto a presentare il disegno di legge di riforma del processo penale a breve, ha sottolineato l’importanza dell’indicazione del premier per un intervento di modifica alla disciplina della prescrizione in vigore da pochi giorni per introdurre una «sospensione lunga», con l’obiettivo di differenziare la posizione di chi in primo grado è stato assolto da chi invece è stato condannato.
I sommersi e i salvati
Il blocco dei termini riguarderebbe cioè solo chi ha già visto accertato almeno in un grado di giudizio la propria colpevolezza. Per i prosciolti, invece, scatterebbe un congelamento solo temporaneo, rendendo possibile che la prescrizione torni a decorrere in caso di mancata pronuncia in appello entro la scadenza individuata. Dove il punto di riferimento potrebbe essere quanto previsto nel disegno di legge Pd, depositato subito dopo Natale a Camera e Senato, che stabilisce uno stop temporaneo di 2 anni.
I problemi costituzionali
Sulla tenuta costituzionale della distinzione tra assolti e condannati è subito montata la polemica, anche all’interno della magistratura, con Piercamillo Davigo, consigliere del Csm, che, dopo avere ricordato precedenti della Consulta come la sentenza che nel 2007 bocciò la legge Pecorella sull’inappellabilità delle assoluzioni, ha messo in evidenza come «per la Costituzione la presunzione di innocenza resta tale fino al giudizio definitivo».
Quando invece per il neoprocuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, in audizione alla Camera, la distinzione, ai fini della prescrizione, «non è affatto irragionevole». D’accordo sulla distinzione è poi l’Anm, per bocca del segretario Giuliano Caputo.
Per il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera Alfredo Bazoli, peraltro «la stessa riforma Orlando del 2017 prevedeva la distinzione tra condannati e assolti per quanto riguarda la sospensione e censure di costituzionalità non ne sono arrivate».
Responsabilizzare i giudici
La previsione della sospensione, secondo quello che ormai passa per il «lodo Conte», dovrà poi essere accompagnata da una forma stringente di responsabilizzazione del giudice che potrà condurre a una sanzione disciplinare, non più in caso di mancato rispetto dei termini per una quota significativa dei fascicoli a lui assegnati come previsto dalla bozza di disegno di legge sul processo penale, ma secondo un percorso inedito che, una volta decorsi i termini di fase che saranno individuati dal disegno di legge, prevede un intervento da parte dell’imputato o della parte civile per “mettere in mora” il magistrato.
A quel punto partirebbe un ulteriore e più limitato periodo di tempo (da 6 a 8 mesi a seconda della gravità del reato) entro il quale arrivare a sentenza. In caso di mancato rispetto anche di questo nuovo termine, scatterebbe la segnalazione al Csm per la sanzione, insieme all’avocazione del procedimento da parte della Procura generale.
«Naturalmente bisognerà leggere le norme - avverte il sottosegretario Pd alla Giustizia Andrea Giorgis -, ma il clima si è senz’altro rasserenato». Giorgis poi chiarisce un altro punto delle proposte di Conte: un monitoraggio stringente dei tempi dei processi, i cui risultati potrebbero condurre anche a una riforma della Bonafede in caso di dati preoccupanti sull’allungamento dei tempi.
Tutto confluirà nel disegno di legge di riforma che verrà presentato forse già la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Dove, a fronte delle critiche delle Camere penali sui tempi di approvazione, Bazoli mette in evidenza il senso di un intervento complessivo con misure, per esempio, sui riti alternativi, sull’appello, sulle indagini preliminari, ma anche, nella parte ordinamentale, sulle priorità di esercizio dell’azione penale.
Per approfondire:
● Prescrizione, rischio di un voto di tutti contro i pentastellati
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