ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervento

Previndai, check up al portafoglio contro Covid e guerra in Ucraina

Il presidente del fondo pensione dei dirigenti interviene per illustrare le misure messe in campo per gestire la complessa fase dei mercati, all’indomani di un 2021 estremamente positivo

di Francesco Di Ciommo (*)

3' di lettura

Il 2021 di Previndai si è chiuso con numeri tutti positivi e una forte crescita degli iscritti, passati da circa 83 mila a più di 85 mila. Il patrimonio ha superato i 14 miliardi di euro, confermando il Fondo tra i principali attori della previdenza complementare italiana. Anche i rendimenti sono stati più che soddisfacenti, con i due comparti finanziari, Bilanciato e Sviluppo, che hanno battuto i relativi benchmark, registrando rispettivamente + 6,5% e un +11,4% netto su base annua e i risultati delle due linee garantite (Assicurativo 1990 e Assicurativo 2014) attestati attorno al 2%.

Ovviamente, quale attori presenti, da protagonisti, sul mercato da oltre 30 anni non ci culliamo certo sugli allori: siamo consapevoli delle nostre competenze e dei nostri valori, sui quali continuiamo a costruire i nostri risultati ogni giorno, ma sappiamo bene che l'attuale contesto è particolarmente sfidante per tutti gli operatori finanziari, anche per quelli di lungo periodo come i fondi pensione.

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Le sfide del presente

La corsa dell'inflazione, lo scoppio del conflitto in Ucraina, la revisione al ribasso delle stime di crescita, non solo per l'Italia e l'Europa, sono una realtà con cui bisogna fare i conti per garantire, come sempre, ai nostri iscritti il massimo dell'impegno nel gestire i rischi legati agli investimenti e nel fornire le migliori performance possibili. In questo contesto, consapevoli che gli investimenti di Previndai sono di lungo periodo e quindi possono sopportare oscillazioni di mercato, compresi i ribassi attuali, abbiamo previsto comunque un check in più alla nostra Asset allocation strategica, che solitamente è annuale, e che effettueremo il prossimo giugno; per verificare con maggiore accuratezza se siano necessari aggiustamenti in corso d'opera, anche solo minimali, per consentire il migliore più tempestivo adattamento dei nostri portafogli al nuovo contesto di mercato.

L’economia reale

Inoltre, Previndai ha intrapreso già da qualche anno anche la strada degli investimenti nell'economia reale, non solo come opportunità di extra rendimento per i portafogli e di decorrelazione dei rischi, ma anche per dare il nostro contributo alla crescita dell'economia nazionale. Già nel 2019 abbiamo, infatti, avviato i primi investimenti in Fia e da qualche mese abbiamo aperto un nuovo ciclo di investimenti, con il quale puntiamo a impegnare circa 300 milioni tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, con un focus particolare sull'Italia. Perché solo in un Paese con un'economia forte e dinamica anche un fondo pensione come Previndai può garantire ai pensionati di oggi e domani quel supporto – sempre più indispensabile man mano che le attuali giovani generazioni si ritireranno dal lavoro – in grado di garantire serenità anche nei così detti “Anni d'argento”. Per altro, Previndai è il fondo pensione dei dirigenti industriali, per cui gli investimenti nell'economia reale italiana hanno un effetto positivo anche indiretto sui nostri iscritti, impegnati quotidianamente nelle attività che compongono il tessuto produttivo del Paese.

Operazione di sistema

Per concludere, mi sia concessa una riflessione personale. Il patrimonio gestito attualmente dagli enti previdenziali in Italia ammonta complessivamente a circa 300 miliardi di euro; potenzialmente un bazooka per l’economia tricolore, se solo un pezzo di questo ingente patrimonio fosse davvero investito nelle aziende italiane. Finora, però, è mancata una regia comune per convogliare al meglio queste risorse – così come, più in generale, tutte quelle che costituiscono il risparmio privato degli italiani – che per la grande maggioranza finiscono, dunque, da almeno tre decenni, investite all'estero. Ben vengano, pertanto, iniziative coordinate per mettere a fattor comune gli investimenti, sia istituzionali che privati, a vantaggio del Paese. A mio avviso, questa è una delle più importanti sfide che l'Italia oggi deve assolutamente dimostrare di volere e sapere cogliere, se ambisce a svolgere anche nel prossimo futuro un ruolo importante sulla scena mondiale.

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