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Prezzo alla produzione e piogge salvano il riso

Rientra l’allarme relativo alla fuga degli agricoltori verso colture meno bisognose di acqua. Il 50% delle aziende interessate ha già seminato

di Micaela Cappellini

 Ad oggi, lo scenario complessivo si presenta leggermente migliore rispetto all'anno scorso. Ci sono state precipitazioni che hanno incrementato sia gli accumuli nevosi e l’innalzamento del Lago Maggiore

3' di lettura

«Sarò sincero: a Castello d’Agogna, nel cuore della Lomellina, dove abbiamo il nostro centro ricerca, io l’acqua in giro la vedo». Enrico Losi è il responsabile Area mercati dell’Ente nazionale risi e, con tutte le cautele del caso, un po’ di ottimismo lo esprime: la campagna lombarda del riso 2023 sarà salva perché l’allarme siccità gridato a marzo potrebbe non avere un impatto così devastante come ci si immaginava all’inizio. Quindi nessuna fuga degli agricoltori lombardi dal riso verso altre colture meno affamate d’acqua? «Le semine di riso cominciano ora e vanno avanti fino a fine maggio, mentre il grosso degli allagamenti è a giugno - spiega Losi - i dati che abbiamo ora sono dunque molto parziali. Ad oggi, in Lombardia, la metà degli agricoltori ha già seminato, l’altra metà no. Quello che sappiamo però è che dagli ordini ricevuti dalle ditte sementiere sembra confermata l’idea di seminare riso».

Da sola la Lombardia ospita il 43% di tutta la superficie italiana coltivata a risaie. L’anno scorso, nel nostro Paese, la siccità si è portata via, bruciandoli, 26mila ettari su 218mila. «Nel 2022 - ricorda Losi - abbiamo registrato un calo della produzione del 17%. Al momento, per quest’anno, le previsioni ipotizzano una diminuzione solo del 3%: ci metterei la firma».

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A fare la differenza sono state le piogge delle ultime tre settimane, che hanno ridato fiato ai terreni mantenendoli umidi e che, soprattutto, hanno riportato l’acqua nel lago Maggiore, elemento strategico essenziale per la risicoltura lombarda. Se l’anno scorso, di questo periodo, il lago Maggiore era allo zero idrometrico, oggi è un metro sopra: di fatto, è tornato quasi ai valori medi stagionali. «L’altra fonte essenziale d’acqua per la risicoltura lombarda - spiega Losi - è il fiume Sesia, che è gestito attraverso due consorzi di bonifica: quello dell’Ovest Sesia, che rifornisce solo il Piemonte, e quello dell’Est Sesia, che serve anche le risaie lombarde. E quest’anno, grazie all’intervento delle due amministrazioni regionali coinvolte, si è finalmente trovato un accordo». L’anno scorso, invece, con l’arrivo della siccità è successo che i piemontesi sono stati “avari”, e hanno trattenuto per sè buona parte dell’acqua che già era scarsa. Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore lui stesso, lo dice senza mezzi termini: «Qualcuno l’anno scorso, in Lomellina, per colpa di questa visione egoistica ha perso fino all’80% del raccolto». Tra agricoltori piemontesi e quelli lombardi si è rischiato di finire a carte bollate. Poi nel 2023 è arrivato il tavolo di confronto interregionale, «e il consorzio dell’Est Sesia - dice Greppi - che gestisce sia il Novarese che la Lomellina, ha introdotto un regolamento per favorire la turnazione delle zone».

Secondo il presidente della Coldiretti di Pavia, fino a tre settimane fa seminare riso «era un atto di fede». Poi però le piogge delle ultime due settimane hanno riaperto le prospettive: «Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo - racconta - erano in molti i risicoltori propensi a seminare soprattutto soia, ma anche mais, quest’anno al posto del riso. Lo dicevano soprattutto quelli che l’anno scorso, per colpa della siccità, non hanno proprio raccolto del tutto. Qualcuno lo ha fatto veramente, è passato alla soia, ma sono pochi». Del resto, il riso paga molto di più: su certe varietà, nel 2022 il prezzo era arrivato anche a raddoppiare.

Così come sono più ottimisti gli agricoltori, altrettanto lo sono le imprese della trasformazione, che lavorano il riso raccolto in Italia. Proprio a Valle Lomellina, nel cuore delle risaie pavesi, ha sede Euricom, la più grande industria del riso made in Italy, che possiede tra gli altri i marchi Curtiriso e Flora, e che sparsi per l’Europa ha 11 stabilimenti. Che campagna si aspetta Euricom, per questo 2023? «Lo scenario complessivo si presenta migliore rispetto all’anno scorso - conferma anche l’amministratore delegato, Mario Francese - nelle ultime settimane ci sono state precipitazioni, sia in Piemonte che in Lombardia, che hanno incrementato sia gli accumuli nevosi che l’innalzamento del lago Maggiore. Inoltre emerge chiaramente una maggior consapevolezza degli enti preposti alla gestione idrica, che quest’anno si stanno coordinando meglio. Se dunque ci saranno piogge normali per il periodo, credo che le condizioni saranno favorevoli».

Anche Francese ha tutta l’impressione che ad abbandonare il riso in favore della soia, a dispetto degli annunci di inizio anno, alla fine saranno in pochi: «I prezzi del riso sono ancora soddisfacenti e la Pac è favorevole a chi semina riso, credo che nessuno virerà su altre colture». A preoccupare l’ad della Euricom, semmai, è l’andamento dei consumi: «In Europa - sostiene - il mercato ancora tiene, ma sul mercato domestico le vendite si stanno contraendo. Il prezzo del riso da risotti, del resto, si mantiene ancora molto alto».

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