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Prigozhin, i funerali in segreto del capo di Wagner

Funerali pubblici avrebbero potuto trasformarsi in protesta. Allora le autorità hanno spiegato di aver seguito la volontà della famiglia

di Antonella Scott

Aggiornato alle 18.15 del 29 agosto

Ecco perché Putin non può fare a meno della Wagner

3' di lettura

Lo hanno seppellito in segreto e in silenzio, alla presenza soltanto dei familiari e degli amici, nel cimitero Porokhovskij alla periferia di Pietroburgo: Evghenij Prigozhin, a cui lo stesso Vladimir Putin aveva conferito la Stella di Eroe della Russia – l'onoreficenza più alta - avrebbe avuto diritto a funerali solenni, con un picchetto d'onore e l'orchestra militare. Una celebrazione che il Cremlino non poteva concedere all'uomo che il 24 giugno scorso aveva osato sfidare il regime e che due mesi dopo, con ogni probabilità, è stato eliminato per questo.

Ma poiché funerali pubblici avrebbero potuto trasformarsi in protesta, dare sfogo alla rabbia dei suoi uomini, i miliziani di Wagner, e portare allo scoperto lo spessore di un sostegno popolare e di un malumore contro il sistema dentro e fuori le fila dell'esercito, le autorità hanno spiegato di aver seguito la volontà della famiglia. Le esequie sono state confermate dal servizio stampa di Prigozhin soltanto dopo la conclusione.

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In precedenza Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, aveva confermato che Vladimir Putin non sarebbe stato presente. Esattamente un anno fa, il presidente russo si era trovato di fronte a un dilemma simile riguardo alla partecipazione ai funerali di Mikhail Gorbaciov : dilemma risolto con una visita “privata” alla salma dell'ultimo leader sovietico, con cui Putin aveva più di un motivo di attrito. Ora la situazione è ancora più delicata per il presidente russo, che ha reso omaggio a denti stretti all'ex alleato che si è rivoltato contro di lui, pur essendo Putin, con ogni probabilità, il mandante dell'operazione che ha portato Prigozhin sull'aereo abbattuto il 23 giugno scorso, mentre era in volo da Mosca a Pietroburgo.

Ora ci si interroga sulle intenzioni del Cremlino riguardo alla compagnia Wagner: ai suoi membri, al suo ruolo e alle ricchezze lasciate nei Paesi dove è presente. Ma prima ancora, pur tenendo le distanze dal «traditore», Putin deve trovare il modo di non radicalizzare il lutto dei seguaci di Prigozhin, di non provocare i nostalgici di un uomo che ha combattuto per la Russia in Africa e in Medio Oriente, determinato fino all'ultimo a eseguire gli ordini del presidente nelle drammatiche settimane passate con i propri uomini tra le rovine di Bakhmut, in Ucraina. Ampiamente documentate dai video che Prigozhin trasmetteva quotidianamente: in trincea dal fronte, tra le loro tombe nei cimiteri, in mensa con i suoi “wagnerovzy”, al loro fianco sotto il fuoco dell'artiglieria ucraina, in tenda. Sempre pronto a difenderli attaccando e insultando i vertici militari russi.

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Immagini opposte al distacco mantenuto in tutti questi mesi di guerra da Putin: con Prigozhin il presidente ha in comune un'adolescenza turbolenta nei cortili poveri della Leningrado degli anni 60-70, che ha lasciato a entrambi il gusto per un linguaggio rude e l'esibizione dei muscoli. Ma se il 1° gennaio 2000 Putin scelse di trascorrere il suo primo giorno da presidente in pectore con le truppe a Grozny, in Cecenia, nei mesi dell'”operazione speciale” in Ucraina Putin non si è mai fatto fotografare al fronte con i propri uomini.

Putin teme la lealtà che i miliziani avevano verso Prigozhin, e la sua popolarità. Una delle ragioni per cui avrebbe deciso di toglierlo di mezzo si nasconde anche nelle ambizioni politiche del capo di Wagner, che stava preparando una campagna per candidarsi alle prossime elezioni di marzo, sfidando Putin. I cartelloni, “Prigozhin 2024”, erano già pronti.

E ora il capo dell'”orchestra” e dei “musicanti” – come amano chiamarsi i miliziani di Wagner – sta diventando oggetto di culto. Qualcuno posta in rete una fotografia di “zio Zhenia” in Africa, chiamandolo «il secondo Nelson Mandela». Sulla via Varvarka di Mosca, poco distante dalla Piazza Rossa e dal memoriale di un uomo molto diverso da Prigozhin ma ugualmente ucciso perché avversario del regime – il politico liberale Boris Nemtsov – i nostalgici di Wagner hanno allineato fiori e candele lungo il marciapiedi: fotografie di Prigozhin e del suo braccio destro Dmitrij Utkin, pupazzetti, preghiere.

Memoriali simili sono apparsi a Ekaterinburg, Novosibirsk, Pietroburgo, Rostov. Lo ricordano con un violino e con il volto del compositore amato da Utkin che scelse Wagner come proprio nome di battaglia. Forse dimenticano la crudeltà estrema e l'intolleranza che a sua volta Prigozhin dimostrava con i disertori, quando erano lui e Wagner a essere traditi. Tra i fiori spunta ovunque lo stemma della compagnia, un teschio che sogghigna. In un recente video pubblicato dal canale filo-Wagner Grey Zone, Prigozhin e Utkin scherzano sull'eventualità di essere ammazzati: «Finiremo tutti all'inferno – dice Prigozhin ridendo -. Ma all'inferno, saremo i migliori».

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