Prima dell’immatricolazione serve il nullaosta delle Entrate
di Maurizio Caprino
2' di lettura
Mentre in varie province s’indaga per far emergere frodi Iva sui veicoli usati importati da Stati Ue, il decreto fiscale introduce una nuova procedura nei controlli: le verifiche sui documenti verranno svolte preventivamente dall’agenzia delle Entrate. Solo dopo l’ok delle Entrate si potrà avviare con la Motorizzazione la pratica per ottenere targhe e carta di circolazione italiani.
Più precisamente, il decreto introduce l’obbligo di sottoporre alle Entrate tutti i casi in cui un’importazione di veicoli fiscalmente usati (cioè che hanno percorso più di 6mila chilometri e sono stati rivenduti almeno sei mesi dopo la prima immatricolazione) non è accompagnata dal versamento dell’Iva (modello F24 El.Ide). Così cadono le distinzioni fra operatori e privati fatte dal 2004.
Nel decreto non ci sono ulteriori particolari sulla nuova procedura: la norma rimanda a un provvedimento del direttore dell’Agenzia per stabilire «termini e modalità» dei controlli. È possibile che ogni pratica verrà trattata “manualmente” dal personale che in questi mesi viene formato per esaminare fatture e documenti tecnici dai quali risulta l’origine del veicolo.
In alternativa, il provvedimento direttoriale dovrebbe, comunque, prevedere controlli con automatismi più stringenti di quelli attuali, che consentono di dichiarare falsamente la sussistenza di una delle tre condizioni nelle quali è consentito immatricolare senza aver dimostrato il pagamento dell’Iva: importazione con regime del margine, veicolo utilizzato come bene strumentale da un’azienda o acquisto effettuato direttamente all’estero da parte di un privato.
L’efficacia del nuovo sistema dovrà comunque fare i conti con varie difficoltà pratiche. Una di esse è diventata pubblica giovedì scorso, al termine di un’operazione della Guardia di finanza di Isernia che ha individuato 1.576 vetture di lusso immatricolate in modo illecito con un’evasione Iva di 7,5 milioni: la «mancanza pressoché assoluta» di scambi d’informazioni rilevanti dal punti di vista fiscale tra gli archivi tecnici dei veicoli dei vari Stati Ue.
La novità va a incidere su un mercato, quello delle importazioni parallele intracomunitarie di usato, che sono arrivate a quota 130mila all’anno: il 10% dell’intero mercato del nuovo. Con un valore medio elevato: 23mila euro, secondo fonti investigative, a dimostrazione che si tratta soprattutto di vetture di pregio anche se usate. Il giro di affari è stimato in circa 3 miliardi. Cifre che giustificano gli studi promossi negli ultimi anni dall’agenzia delle Entrate per arginare il fenomeno.
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