L’eredità di Sars-Cov2. Le ricadute

Prima indagine sul Long Covid: sono oltre 200 i sintomi descritti

Il libro di Agnese Codignola per la prima volta cerca di inserire in un quadro organico una sindrome molto articolata, che secondo alcune stime interessa già un milione di italiani

di Caterina Mazzolani

(Zerbor - stock.adobe.com)

3' di lettura

L’ultimo grande studio sui veterani americani, reso noto qualche giorno fa su Nature, lo ha confermato: nell’anno successivo all’infezione da Sars-CoV2, sono i sistemi cerebro- e cardiovascolare a pagare uno dei prezzi più alti. In chi si è ammalato, infatti, il rischio di avere un ictus aumenta del 52% e quello di sviluppare uno scompenso cardiaco del 72%.

E anche se quel tipo di analisi presenta diversi limiti come il fatto di essere basato quasi solo su maschi, e di essere una deduzione a posteriori, il segnale è comunque in linea con decine di altre ricerche uscite negli ultimi mesi, tutte relative agli strascichi del Covid, cioè al Long Covid.

Loading...

Sul tema, che secondo diversi esperti costituirà la vera grande emergenza del dopo Covid, esce oggi un libro di Agnese Codignola: Il lungo Covid – la prima indagine sulle conseguenze a lungo termine del virus (Utet) che, per la prima volta, cerca di inserire in un quadro organico una sindrome molto articolata, che secondo alcune stime interessa già un milione di italiani.

Sono infatti oltre 200 i sintomi descritti (valore che in alcune ricerche tocca i 500), tra i quali ve ne sono diversi invalidanti come l’affaticamento estremo (o fatigue), la difficoltà di concentrazione (o brain fog), il dolore al petto, la tachicardia, la difficoltà di respirazione, i malesseri gastrointestinali, le distorsioni olfattive, la depressione.

La consapevolezza dell’esistenza di questa coda avvelenata della malattia si deve ai gruppi di pazienti, ricostruisce l’autrice anche con diverse testimonianze dirette, che già nel 2020, cercando risposte, hanno iniziato a condividere le proprie esperienze a volte drammatiche, l’incredulità cui andavano incontro, lo stigma sociale e gli effetti negativi sul lavoro.

Fino a quando diversi esperti, tra i quali lo stesso Anthony Fauci, hanno preso sul serio la costellazione di disturbi che colpisce fino a un terzo (ma secondo alcune stime la metà) dei pazienti di tutte le età, compresi i bambini, e hanno sostenuto la necessità di vederci più chiaro e, possibilmente, di trovare terapie e trattamenti utili.

A ben vedere, però – racconta Codignola in un excursus anche storico – il Long Covid non è un inedito: molte epidemie del passato hanno lasciato eredità simili, e lo stesso accade ancora oggi, sia per infezioni quali quella da virus Ebola o da borrelia (la cosiddetta malattia di Lyme), sia per patologie misteriose come la sindrome da fatigue cronica, per le quali si sospetta un’origine virale e autoimmune.

Proprio una reazione autoimmune, del resto, potrebbe essere all’origine dei sintomi del Long Covid che, per lo più, insorgono ad almeno un paio di settimane dopo la supposta guarigione cioè, teoricamente, quando gli autoanticorpi hanno iniziato a essere presenti in quantità sufficienti, e a fare danni. Secondo alcuni di coloro che stanno cercando di capirne le origini - si legge - potrebbe trattarsi di una conseguenza immunologica della forte infiammazione della fase acuta, che evolve in autoimmunità.

In alternativa potrebbe essere una reazione che si instaura perché il virus, anche se non è più rilevabile con i tamponi, è ancora presente, e alimenta una reattività cronica. Entrambi questi scenari, però, potrebbero anche preludere al risveglio di altri virus presenti nell'organismo: un effetto a cascata già documentato in altre infezioni virali. Gli studi sono in corso, e potrebbero avere ricadute positive anche sulle altre patologie ancora poco chiare, ma molto simili al Long Covid.

Riproduzione riservata ©

loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti