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Prima prova ok per i conti: S&P conferma il rating dell’Italia (BBB stabile)

S&P ha confermato la valutazione sull’Italia a BBB con outlook stabile. Giorgetti: «Abbiamo scritto una legge di bilancio correttamente impostata»

di Gianni Trovati

2' di lettura

Buona la prima. Ieri sera S&P ha confermato la tripla B e l’outlook stabile sui nostri titoli di Stato, aprendo così la stagione dei rating sui nostri titoli di Stato. La decisione certifica che per l’agenzia le scelte di politica economica compiute dal Governo con la NaDef e la manovra non modificano il tasso di rischio dei BTp, che ieri hanno chiuso in leggero calo a 4,91% con uno spread a 203 punti. «Abbiamo scritto una legge di bilancio correttamente impostata», era tornato a ribadire in mattinata il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti invocando «una valutazione onesta e obiettiva delle agenzie di rating»: puntualmente arrivata in tarda serata dagli Stati Uniti. La stessa S&P aveva avvertito nell’appuntamento di aprile che la legge di bilancio 2024 sarebbe stata «importante per valutare l’impegno del bilancio alla prudenza fiscale»; prudenza evocata quasi quotidianamente dal titolare dei conti, ed evidentemente riconosciuta dagli analisti.

La valutazione di S&P Global Ratings arriva in uno scenario macroeconomico sempre più complicato dalla crisi mediorientale che si somma al perseverare della guerra in Ucraina e che moltiplica le incognite sulle prospettive dei prezzi dell’energia. A questo snodo l’Italia si presenta però con una crescita 2023 che nonostante il raffreddamento dell’economia si mantiene su base annuale più alta rispetto alle previsioni di primavera, quando l’agenzia aveva pronosticato un +0,4% per il nostro Paese (ora l’acquisito è +0,7% e il Governo punta a un +0,8% a consuntivo). L’espansione fiscale da 15,7 miliardi decisa per far spazio alla legge di bilancio cambia il ritmo previsto di discesa del debito/Pil, ma sul piano dei conti evita di ipotecare il percorso del medio termine limitando al 2024 la replica del taglio al cuneo e la riduzione dell’Irpef. E offre qualche segnale importante come quello che stringe ancora gli spazi per i pensionamenti anticipati. Segnale recepito.

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Certo, questo scenario prospetta scelte politiche complicate per il prossimo anno, ma anche se con qualche fatica il programma evita di interrompere del tutto l’alleggerimento progressivo del rapporto fra debito e Pil. Proprio qui si concentrava ovviamente l’attenzione di S&P, nell’aspettativa che «il debito pubblico dell’Italia in rapporto al Pil diminuirà nel 2023-2026; una valutazione controbilanciata dal rischio di un’inversione nell’attuazione delle riforme fondamentali, comprese quelle integrate nel Pnrr con conseguente ritardo del sostegno dell’Ue».

Sul Piano in effetti il percorso si sta rivelando accidentato, anche se l’intenso lavoro diplomatico condotto dal ministro Raffaele Fitto è riuscito a sbloccare la terza rata e a mettere in pista la quarta mantenendo la speranza di un accredito entro l’anno.

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