Giochi Olimpici

Tokyo 2020, primi contagi nel Villaggio olimpico, perché la bolla sanitaria non funziona

Con i primi casi nel Villaggio e altri 14 legati ai Giochi sale la preoccupazione in Giappone con l’imminente sbarco di 60mila stranieri nonostante rigidissimi protocolli d’ingresso

di Marco Bellinazzo

articolo aggiornato il 18 luglio alle ore 8,36

Olimpiadi Tokyo, primo caso di coronavirus nel villaggio atleti

4' di lettura

Mentre è iniziato il countdown per le Olimpiadi di Tokyo, la cui cerimonia inaugurale è fissata per il 23 luglio, l’allarme Covid-19 in Giappone cresce. E per la prima volta è stato registrato un contagio nel villaggio degli atleti sabato 17 luglio (a cui se ne è aggiunto un altro domenica 18), uno spazio che considerate le rigorosissime misure di sicurezza e i rigidi protocolli preventivi adottati dall’amministrazione nipponica, avrebbe dovuto essere quasi inviolabile. Il contagio nel villaggio olimpico, insieme ad altri 14 casi collegati ai Giochi che inizieranno la prossima settimana, getta più di dubbio sulla tenuta delle “bolle” cui il comitato organizzatore e il Cio hanno affidato la riuscita della manifestazione.

I casi nel Villaggio olimpico

Nel Villaggio Olimpico di Tokyo ora risultano positivi al Covid anche due atleti, mentre il 17 luglio si erano registrati 14 contagi tra le persone legate in vari modi ai Giochi. L’amministratore delegato di Tokyo 2020, Toshihiro Muto, ha chiarito il 17 luglio che da un test condotto nel Villaggio olimpico è emersa una positività.
Gli organizzatori hanno confermato che un visitatore dall’estero che stava lavorando per le Olimpiadi è risultato positivo a un controllo di routine venerdì. La nazionalità della persona non è stata rivelata per motivi di privacy.
Aperto da martedì 12 luglio, il Villaggio olimpico, un sito di 44 ettari costruito sul lungomare di Tokyo, è composto da 21 edifici capaci di ospitare fino a 18mila letti. Al Villaggio soggiornerà la maggior parte degli 11.000 concorrenti. Il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), Thomas Bach, in Giappone dall’8 luglio, ha garantito al premier giapponese, Yoshihide Suga, che l’85% degli atleti è immunizzato.

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Ma intanto sono stati riscontrati altri 14 casi tra i lavoratori impegnati a vario titolo nelle attività di preparazione dei Giochi (tra questi due membri dei media, sette appaltatori e cinque membri del personale addetto agli impianti). Dal primo luglio, da quando il comitato ha iniziato a compilare le statistiche, senza considerare gli atleti impegnati nei raduni, si sono registrate 45 infezioni da coronavirus.

Il Covid in Giappone

Il Paese del Sol Levante finora ha registrato più di 820.000 casi e circa 15.000 morti. Il numero di nuovi casi nella città ospite Tokyo, nel suo quarto stato di emergenza per il virus, è stato di oltre 1.000 per quattro giorni consecutivi. Un numero di contagi relativamente basso considerando che nella cinta urbana della capitale nipponica abitano oltre 12 millioni di abitanti (su una popolazione nazionale di oltre 120 milioni). Il problema è che meno del 20% della popolazione è completamente vaccinato. Sia per una inspiegabile cultura no-vax che sembra maggioritaria in Giappone, sia per ritardi nel programma di vaccinazioni ammesse delle stesse autorità politiche. Un ritardo inaccettabile visto che i Giochi sono stati rinviati di un anno proprio a causa della pandemia. Il presidente di Tokyo 2020 Seiko Hashimoto ha riconosciuto le preoccupazioni. «Capisco che ci sono ancora molti fattori preoccupanti. Gli organizzatori devono cercare di garantire che la gente capisca che questi Giochi sono sicuri e protetti», ha detto in conferenza stampa. «La situazione sanitaria è già al più alto livello di allerta a Tokyo, e altri contagi metteranno solo più pressione sul sistema sanitario», ha aggiunto Masataka Inokuchi, vicepresidente dell’Associazione dei medici di Tokyo, all’ultima riunione del governo metropolitano di Tokyo. Lo stato di emergenza sanitaria da poco prorogato fino al 22 agosto comporta già l’assenza del pubblico locale (dopo l’embargo agli stranieri sancito due mesi fa), il divieto di vendita di alcool nei bar e nei ristoranti, che dovranno chiudere alle 20, e la fissazione di un termine per gli eventi come i concerti alle 21.

Le procedure di ingresso

Ai Giochi è atteso un esercito di circa 60mila stranieri tra atleti, arbitri, funzionari, sponsor e giornalisti. Il sistema di ingresso per gli atleti e per coloro che per diverse ragioni stanno arrivando in Giappone per seguire i Giochi è molto stringente. A prescindere dalle vaccianzioni, infatti, è necessario munirsi di un doppio tampone molecolare negativo da effettuarsi in patria entro 96 e 72 ore antecedenti alla partenza per Tokyo. All’aeroporto di arrivo è previsto poi un test salivare e solo in caso di esito positivo si potrà sbarcare in Giappone. Ma con una sorta di cordone sanitario. Per i primi 14 giorni di permanenza non si potranno avere contatti con la popolazione locale, né usare mezzi pubblici o taxi non gestiti dall’organizzazione, nè recarsi in bar o ristoranti. Prima di partire è stato necessario presentare un Piano delle attività che si intende svolgere e i siti che si vuole frequentare soggetto all’approvazione del comitato. Successivamente all’approvazione, ci si registra su due app che monitoreranno l’osservanza del piano da parte del richiedente e il suo stato di salute (i giornalisti che avranno maggiori contatti degli atleti, bloccati a loro volta nel villaggio fino alla fine delle loro prove, ad esempio, saranno sottoposti a frequenti tamponi durante la permanenza in GIappone). Un lockdown per categorie e discipline che però a pochi giorni dall’accensione del braciere olimpico già mostra più di una crepa.

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