Primomiglio cambia passo e punta sulla space economy
Cdp tra i primi finanziatori del veicolo che affianca i due fondi già in gestione
di Matteo Meneghello
3' di lettura
Nuovi investimenti in rampa di lancio, che si affiancano al previsto avvio dell’operatività di Primospace, nuovo fondo specializzato nella space economy. Il piano di sviluppo di Primomiglio sgr prosegue secondo le previsioni, nonostante il deterioramento dello scenario di mercato per tutto l’universo delle start up ma non solo, causato del Coronavirus. «Siamo al quarto anno di attività - spiega Gianluca Dettori, fondatore, partner e chairman -, l’obiettivo di fondo è raggiungere 25-26 partecipazioni. Certamente l’emergenza Covid-19 ha cambiato lo scenario, si preannuncia una recessione e forse dovremo rinunciare a qualche investimento, ma lo capiremo solo nei prossimi mesi».
Ci si prepara ad affrontare una stagione nuova, ma il cantiere per ora non rallenta. Il team si prepara a rendere operativo entro breve Primospace, fondo nel campo spaziale che ha recentemente registrato l’adesione di Cdp ventures con un investimento di 21 milioni e che è finanziato, tra gli altri, dall’European investment fund. Uno strumento che ha un obiettivo di raccolta 80 milioni, focalizzato sulla new space economy italiana. «Due gli indirizzi principali - spiega Dettori -. Guarderemo da un lato alle tecnologie upstream di infrastruttura spaziale, spesso legate a spin off di università e centri di ricerca italiani; dall’altro puntiamo sulle società early stage, sia upstream che downstream».
Il fondo si affianca agli altri veicoli già attivati in questi anni da Primomiglio (oltre a Dettori, gli altri partner sono il ceo Antonio Concolino e Franco Gonella, membro del board). Il primo strumento, Barcamper Ventures, è un fondo di accelerazione dedicato all’investimento in start up tecnologiche in fase iniziale di sviluppo, con un target di raccolta di 50 milioni di euro. Tra gli investitori figurano il Fondo Italiano d’Investimento, Banca Sella holding (anche socia di Primomiglio sgr), Unindustria Bologna, a cui si sono aggiunti Fondazione Puglia e Società Reale Mutua di Assicurazioni. A ccanto a questo strumento è operativo anche Barcamper Ventures Lazio, che replica l’attività del fondo principale nelle situazioni in cui il target dell’investimento sia operativo nel territorio laziale, utilizzando risorse ad hoc messe a disposizione dalla Regione. «Si tratta - spiega Dettori - di un appendice di Barcamper ventures; siamo tra le 4 sgr titolate a investire dopo avere superato la due diligence della Regione, che ha messo a disposizione complessivamente 45 milioni di euro per questa azione. Una visione lungimirante: se tutte le Regioni italiane replicassero questo modello, ci sarebbero immediatamente 4-500 milioni di euro a disposizione delle start up».
Gli ultimi investimenti in ordine di tempo di Primomiglio riguardano la start up Dishcovery e soprattutto la partecipazione al recente round di finanziamento da 6 milioni in Codemotion, società nella quale Primomiglio aveva già investito in precedenza con Barcamper Ventures. Ma «a breve - spiega Dettori - annunceremo un nuovo investimento». Tra le realtà partecipate dai fondi di Primomiglio ci sono nomi noti come Yolo e Cortilia, la già citata Codemotion, un distributore digitale come Brandon group, all’interno di un bouquet composto da una ventina di società. «Anche nel nostro portafoglio – spiega Dettori - ci sono realtà che rischiano di saltare o che, comunque, hanno difficoltà. Le start up spesso non hanno accesso al credito bancario, non beneficiano di aiuti e spesso nemmeno possono contare sugli ammortizzatori nel caso in cui i dipendenti siano amministratori. Nei prossimi mesi si preannuncia una dura recessione, non sarà facile raccogliere risorse e le valutazioni si abbasseranno. Stiamo resettando la nostra strategia di investimento, cercando di riallocare le risorse e mettere da parte le riserve per intervenire dove possibile». Alcune realtà, però, stanno paradossalmente beneficiando dall’accelerazione improvvisa verso la digitalizzazione e dalla richiesta di nuovi servizi. «Cortilia, per esempio – conferma Dettori - ha oggi una domanda dieci volte superiore alla capacità. Ci sono, poi, nuove opportunità in settori che vengono gestiti in remoto, come per esempio la diagnostica a distanza. C’è spazio anche per riconversioni; ma almeno un terzo delle start up attuali è destinato a morire».
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