Privacy, truffe e spese nascoste: le tutele per chi acquista online
E-commerce. Regole uniformi (e più garantiste) per lo shopping in tutta Europa, mentre per i prodotti da Usa e Cina una babele di clausole su resi e garanzie. Debuttano le class action dei consumatori Ue
di Valeria Uva
2' di lettura
Una spesa di 54 miliardi prevista quest’anno per l’e-commerce in Italia, pagati da 33 milioni di italiani. Ma non sempre la procedura va a buon fine: tra truffe, prodotti difettosi o contraffatti e hacker pronti a rubare i nostri dati personali, l’e-commerce è denso di insidie per i consumatori. E per le aziende che si espongono a indennizzi e liti, se non rispettano le normative dei Paesi in cui vendono, sempre in evoluzione. Dal 25 giugno, con la direttiva sulle class action transfrontaliere, si sono ampliate le tutele: gli acquirenti francesi, ad esempio, potranno avviare facilmente una class action contro aziende italiane se insoddisfatti di beni o servizi acquistati online. In arrivo anche obblighi di segnalazione per banche e prestatori di servizi di pagamento in chiave anti frode, con un decreto che ha iniziato l’iter la scorsa settimana.
«Sono solo gli ultimi tasselli – commenta l’avvocato Giuseppe Francesco Bonacci, responsabile del dipartimento di Commercial law e product liability dello studio Morri Rossetti, autore del vademecum per gli acquisti online qui a fianco –; per chi compra e vende sui marketplace ormai il campo di gioco è tutta l’Europa, con tutele e regole uniformi». Molto diverso il discorso se si sceglie di acquistare altrove: un vestito su un sito americano o un cellulare da un produttore cinese, ad esempio. «Valgono le normative dei Paesi in cui ha sede l’azienda – avverte Bonacci – ma con le holding e le sussidiarie è difficile individuare il soggetto verso il quale rivolgere le proprie pretese». In America, poi, le garanzie variano da Stato a Stato. Si rischia di dover ingaggiare un legale in loco, anche solo per un reso, e gran parte dei consumatori desiste.
L’e-commerce su scala internazionale è complesso anche per le aziende. Le principali criticità sono nella responsabilità da prodotto: se l’azienda con il proprio marchio commercializza di tutto, dal panettone al profumo, deve aggiornarsi sulle normative locali e di settore. «Attenzione soprattutto al food e al beauty, dove servono informative ed etichette dettagliate e specifiche, altrimenti contestazioni e ricorsi troveranno facile accoglimento».
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