Private equity, per le Pmi fondo da 75 milioni
Lo strumento promosso da Veneto Sviluppo sarà gestito da Fvs sgr
Il presidente Spagna: guarderemo alle imprese capaci di portare innovazione
di Paolo Paronetto
4' di lettura
Il sistema finanziario pubblico e privato del Triveneto torna a fare squadra per cogliere opportunità di investimento e allo stesso tempo sostenere la crescita del tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese, difendendolo dagli assalti di possibili acquirenti esteri. È stato presentato nei giorni scorsi il Fondo Sviluppo Pmi 2, con cui Veneto Sviluppo intende replicare l’esperienza del primo fondo di private equity territoriale lanciato nel 2015, ma ricorrendo in questa occasione a una potenza di fuoco ancora maggiore.
Il fondo, che sarà gestito da Fvs sgr, ha una dotazione iniziale di 60 milioni già raccolti, con l’obiettivo di raggiungere i 75 milioni entro il primo semestre dell’anno, a fronte dei 50 milioni del suo predecessore, la cui operatività era limitata a Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
«Veneto Sviluppo mantiene una radicata identità locale, ma con un approccio sempre più internazionale, distintivo e qualificante, in piena collaborazione con il sistema bancario e con le indispensabili associazioni di categoria e sceglie di diventare non solo investitore ma anche catalizzatore per altri soggetti che intendano trattenere e far crescere nel Triveneto le eccellenze produttive», ha commentato il presidente della finanziaria regionale Fabrizio Spagna. «Con questo secondo fondo vogliamo restare assolutamente coerenti con la nostra impostazione, che è quella di investitori istituzionali prevalentemente di minoranza – ha notato da parte sua il direttore generale Gianmarco Russo -. Cerchiamo in modo propositivo le cosiddette aziende capofila, che si collocano all’apice di filiere e tipicamente sono quelle più protese sui mercati e anche più visibili nei radar degli investitori speculativi e delle multinazionali, offrendo loro l’alternativa di radicarsi ancora di più sul territorio. In secondo luogo – ha aggiunto - possiamo puntare su realtà relativamente più piccole, entrando con una quota più rotonda in funzione di processi crescita aggregativa che portino alla creazione di mini poli». Il Fondo Sviluppo Pmi 1 ha effettuato 8 operazioni portando a una crescita del fatturato aggregato del 46% e con un impatto positivo sull'occupazione pari al 25 per cento. Sono già stati effettuati tre disinvestimenti, con una plusvalenza complessiva di circa 10 milioni, e gli altri saranno completati nei prossimi 5 anni. Numeri attraenti anche per gli investitori privati, che hanno dimostrato il loro apprezzamento partecipando in modo massiccio alla nuova raccolta: se infatti nel 2015 i fondi pubblici coprivano 41 milioni su 50, oggi si fermano a quota 20 milioni (tutti da Veneto Sviluppo), lasciando ai privati i restanti 40 milioni. È triplicato il numero dei soggetti coinvolti, che ha raggiunto circa quota 30: oltre alla conferma del fondo pensione Solidarietà Veneto, di Civibank e delle organizzazioni territoriali di Confindustria, si segnala l’ingresso come nuovi sottoscrittori di Banca Ifis, del fondo pensione nazionale delle banche di credito cooperativo, di 13 singole Bcc, di cui 6 del gruppo Cassa Centrale e 7 di Iccrea, del Medio Credito Trentino, di Neafidi e di due holding private. Il Fondo Sviluppo Pmi 2 avvierà ora la selezione dei target di investimento (il primo, nel settore alimentare, sarà annunciato a breve), con un ticket massimo per singola operazione salito a 10 milioni dai 7 del 2015 e con l’obiettivo di chiudere complessivamente dai 7 ai 10 deal. «Puntiamo a contemperare le esigenze degli investitori e quelle del territorio – ha spiegato Spagna – e quindi nella scelta delle imprese guarderemo anche a quelle che possono portare più innovazione». I candidati non dovrebbero mancare, almeno a giudicare dalla fotografia delle Pmi attive sul territorio scattata dal Market Watch Pmi di Banca Ifis. Lo studio, limitato al Veneto, racconta di un tessuto imprenditoriale fatto da aziende che, dopo la pandemia, esprimono un sentiment molto positivo sia per le prospettive di business (8 punti sopra la media nazionale) sia per l'aspettativa sulla capacità di far fronte agli impegni finanziari (7 punti oltre la media). Una fiducia che si traduce in uno sviluppo degli investimenti e dell’attività di ricerca & sviluppo, che nel biennio 2022-2023 sono attesi in crescita rispettivamente di 9 e 4 punti percentuali. Le Pmi venete mostrano inoltre una maggiore propensione all’innovazione digitale, con un’intensità di utilizzo delle tecnologie digitali superiore alla media nazionale (2 tecnologie pro capite contro 1,6). Banca Ifis, come detto, è tra i sottoscrittori del Fondo Sviluppo Pmi 2, che il responsabile Corporate finance dell’istituto, Cataldo Conte, ha definito «uno strumento istituzionale di private equity di minoranza che riteniamo sia la strada giusta per avvicinare le imprese, approcciando in modo genuino un territorio come quello del Nordest». «Siamo felici di far parte di questo progetto e di contribuire allo sviluppo delle Pmi che da sempre sono nel dna di Banca Ifis», ha aggiunto. L’impegno di Ifis nei servizi alle piccole e medie imprese è stato del resto confermato proprio ieri in occasione della presentazione del nuovo business plan 2022-2024 “Banca Ifis D.O.E.S.”, che punta allo sviluppo di una banca più digitale, aperta (open), efficiente e sostenibile.
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