cultura

Procida non è solo “L’isola di Arturo”

È patria di personaggi illustri come Giovanni da Procida e celebre scenario del romanzo di Elsa Morante

di Damiano Laterza

Procida è Capitale italiana della cultura 2022

4' di lettura

Procida è la Capitale italiana della cultura per l’anno 2022 ed è un isolotto delizioso del Golfo di Napoli. Comunità molto ricca e operosa, già nel Medioevo aveva famiglie dotate di ingenti patrimoni. Ci sono famiglie di armatori, c’era una piccola flotta. Non una Repubblica marinara ma quasi. Patria di personaggi illustri come Giovanni da Procida (XIII sec.) medico della Scuola Salernitana, diplomatico e uomo politico legato alla dinastia sveva degli Hohenstaufen e uno dei familiares di Manfredi.

Dopo la caduta della dinastia sveva, fu protagonista dei Vespri Siciliani. Procida è anche la patria del politico Antonio Scialoja (1817–1877) che fu insigne economista e accademico. A lui si deve l’ordine del giorno che il 4 agosto 1870 autorizzò il governo ad armarsi per fronteggiare gli effetti della guerra franco-prussiana, legittimando così a livello parlamentare la presa di Porta Pia del successivo 20 settembre.

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Michele De Jorio

Ma Procida ha dato al mondo ben altro: il primo codice marittimo della storia fu scritto da un procidano, Michele De Jorio, nato nel 1738. La sua opera è fondamentale per chiunque voglia intraprendere studi di diritto marittimo, anche ai giorni nostri. Il Codice De Jorio è composto da 4 tomi e complessive 2411 pagine. De Jorio era un eclettico sia in campo economico, sia in quello giuridico. In economia, era fisiocratico quando parlava dell’agricoltura, mercantilista quando accennava alla bilancia commerciale, fautore di una conciliazione tra liberismo e protezionismo quando si occupava di traffici.Un altro esponente della famiglia De Jorio fu Andrea. Archeologo ed entomologo, celebrato negli atenei americani e totalmente sconosciuto in Italia. Eppure si tratta di un procidano che influì molto sull’evoluzione della napoletanità. Esistono centinaia di libri sulla mimica napoletana che parlano di gestualità, di corna, di mani messe in determinati modi, ma il primo in assoluto, scritto su basi storiche scientifiche, e divinamente illustrato, fu redatto da Andrea De Jorio nel 1832.

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Un Antipapa

Infine Procida vanta un Antipapa. Il celebre Giovanni XXIII - al secolo Baldassarre Cossa (XV sec), fino a poco tempo fa considerato pontefice legittimo. Nacque secondo alcune fonti ad Ischia ma da una famiglia di mercanti procidani. Ebbe grande influenza sotto il pontificato del debole Alessandro V, cui successe nel 1410. La Francia, l’Inghilterra e molti stati italiani e tedeschi ne riconobbero la legittimità, da altri negata. Il Concilio di Costanza, dopo alcune drammatiche vicende, lo sospese e lo depose (1415). A lungo prigioniero, nonostante avesse accettato la sentenza del concilio, fu liberato per ordine di Martino V. La sua tomba, nel battistero di Firenze, è opera - tra gli altri - di Donatello.

Insomma, la procidanità è un carattere ben definito che rende unica la cultura di questo luogo. Tutti gli anni l’Università di Tokyo viene a studiare qui l’architettura popolare o spontanea della Corricella. Abitazioni addossate per riscaldarsi. Piccolissimi ingressi, scale comuni e appartamenti separati. Un modello insediativo nato anche per difendersi dai saraceni e per affrontare gli inverni freddi. Qui le estati sono molto calde ma quando finisce la bella stagione inizia a soffiare il ponente e gli alberi fischiano.

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La rivalità con Ischia

La rivalità con Ischia? Non esiste. Procida sente fortissima la tensione del mare; Ischia sfrutta di più le risorse che esalano dalla terra. Qui, a Procida gli scozzesi venivano a lavorare nei cantieri. Oggi si chiamano quasi tutti Scotto con in più il nome del padrone presso cui erano occupati. Ben lo racconta Antonio Parascandola, scrittore procidano del secolo scorso. Che illustra degnamente il carattere di un luogo da sempre segnato dagli scambi. Commerciali e culturali.

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“L’isola di Arturo”

l primo porto dell’isola è di fattura micenea e si trova sull’isolotto di Vivara.L’incubo del turismo di massa c’è. Qui sono abituati a lasciare le chiavi attaccate alla porta, le bici senza catena. Procida è gelosa delle sue tradizioni e vorrebbe puntare sul turismo di qualità, sul fascino selvaggio e sulla genuinità dell’isola. Un fascino a cui non rimase indifferente Elsa Morante che nel 1955, all’ombra dell’agrumeto nel giardino dell’allora Albergo Eldorado, ebbe l’ispirazione per il romanzo che due anni dopo le valse il Premio Strega: “L’isola di Arturo”.

Ambientata negli anni Quaranta, “L’isola di Arturo” è la storia di un ragazzo orfano di madre che trascorre l’adolescenza nella sua isola natia, nutrendosi di sogni e aspettando ciclicamente il ritorno del padre girovago, una figura idealizzata come gli eroi delle sue storie. Nel libro Procida non è mai nominata ma è descritta nei minimi particolari: dalla spiaggetta dell’asino alla Piazza dei Martiri. Il giardino di Elsa era l’albergo Eldorado che fu costruito alla fine dell’Ottocento ma divenne popolare soprattutto negli anni Cinquanta quando vi alloggiarono Vasco Pratolini, Alberto Moravia e appunto Elsa Morante che, beneficiando della splendida vista sul mare e la frescura nel giardino di limoni, s’immerse freneticamente nella scrittura.

“Il postino” e “Il talento di Mister Ripley”

Procida è anche un set cinematografico a cielo aperto. Tra gli altri film qui girati non si possono dimenticare le pellicole Premio Oscar “Il postino” e “Il talento di Mister Ripley”.

Riproduzione riservata ©

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