Intervista

Procura europea: accertate frodi alla Ue per 5,3 miliardi

Parla Danilo Ceccarelli, vicecapo della Procura europea attiva da giugno 2021. In Italia il 22% delle indagini. Nel mirino anche i fondi Pnrr

di Bianca Lucia Mazzei

Vice procuratorecapo

3' di lettura

Quasi seicento indagini avviate, un danno al bilancio dell’Unione europea di 5,3 miliardi di euro (per più di un terzo riconducibile a procedimenti di competenza italiana) e la rilevazione del forte coinvolgimento della criminalità organizzata nelle frodi Iva trasnazionali, maxitruffe che non creano allarme sociale nonostante valgano molti milioni di euro.
È questo il bilancio dei primi mesi di attività della nuova Procura europea (European Public Prosecutors Office, Eppo), l’organismo indipendente della Ue cui spetta indagare e perseguire di fronte ai tribunali degli Stati membri i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. A tracciarlo è Danilo Ceccarelli, viceprocuratore capo di Eppo e procuratore europeo per l’Italia.

Dopo diversi rinvii, la Procura europea è partita, il primo giugno scorso. Che attività avete svolto?

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Nei primi sette mesi, fino al 31 dicembre, abbiamo ricevuto dalle autorità pubbliche oltre 1.600 informazioni contenenti notizie di reato: le indagini avviate sono state però circa 600 perché le regole che delimitano la nostra competenza rispetto a quella delle procure nazionali sono molto complesse. Il danno al bilancio europeo emerso da questi procedimenti è comunque di 5,3 miliardi, compresa l’Iva.

Quante indagini hanno coinvolto l’Italia?

In Italia è stato avviato il maggior numero di procedimenti, il 22% del totale, e nelle indagini italiane è stato accertato il 35% del valore del danno economico all’Unione europea. L’Italia è anche il Paese più coinvolto nei procedimenti transfrontalieri, oltre ad essere quello che ha effettuato il più alto numero di sequestri di proventi di reato.

La ragione di questi record?

La capacità delle forze investigative italiane di rilevare, identificare e indagare i fenomeni criminali non ha paragoni. In alcune fasi storiche il contrasto alla criminalità organizzata ed economica è stato una priorità per il nostro Paese che vi ha convogliato risorse umane e materiali. Abbiamo, inoltre, corpi di polizia specializzati nella lotta ai crimini economici-finanziari o a quelli dei cosiddetti “colletti bianchi”. Negli altri Paesi la specializzazione è più limitata, la collaborazione rara e le risorse spesso distratte verso altre priorità.

Dove avete riscontrato una maggiore presenza della criminalità organizzata?

Nelle frodi Iva trasnazionali il coinvolgimento della criminalità organizzata è enorme, molto al di sopra delle attese. Si tratta di indagini complesse che per la loro forte componente internazionale (coinvolgono quasi sempre molto più di due Stati) costituiscono il core business dell’attività della Procura europea, la ragione per cui è nata. In Italia con la Direzione nazionale antimafia abbiamo un accordo di collaborazione e lo scambio di informazioni è costante. In altri Stati la consapevolezza è molto minore.

Se ne parla anche poco...

Le frodi Iva consentono profitti altissimi ma sono quasi invisibili: il cittadino non se ne accorge e non c’è allarme sociale anche se il danno economico alla collettività è molto elevato. Solo nei procedimenti partiti in Italia, l’Iva evasa è di circa 1,3 miliardi di euro.

Quali sono gli altri reati perseguiti?

Truffe sui fondi europei (compresi quelli del Pnrr), reati contro la Pa, come corruzione e malversazione e contrabbando di beni extra-Ue.

Quanto dura un’indagine?

Dipende dalla complessità. Per le più semplici possono bastare 4-5 mesi: per alcune stiamo esercitando l’azione penale. Se, invece, ci sono molti Paesi coinvolti e molti dati da analizzare, i tempi sono più lunghi. Comunque il massimo è due anni.

Al momento della partenza di Eppo non tutte le nove sedi italiane erano coperte. Oggi?

Bari e Catanzaro sono ancora scoperte, mentre a Bologna c’è un procuratore rispetto ai due previsti. È in corso una nuova selezione, ma la sede di Catanzaro rimarrà scoperta perché non ci sono candidati . Di sicuro verrà coperto il posto di Bologna e probabilmente la sede di Bari.

Quante indagini già avviate in Italia sono passate alla Procura Ue?

In base alle stime del ministero della Giustizia le segnalazioni dalle Procure avrebbero dovuto essere circa 380: sono state meno della metà, ma ne stanno ancora arrivando. Un numero inaccettabilmente basso. Ne abbiamo avocato un terzo.

Quali sono state le difficoltà incontrate in questi primi mesi?

Ogni giorno ci siamo trovati ad affrontare questioni inesplorate da risolvere con un approccio giuridico rigoroso, ma anche con una certa creatività. Abbiamo incontrato notevoli difficoltà nell’esercizio della nostra competenza a causa della complessità delle disposizioni regolamentari e alla sovrapposizione con le normative nazionali: abbiamo a che fare con 22 legislazioni e giurisprudenze diverse.

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