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Spiragli «concreti» di pace non ne vede. Ed è difficile che si aprano finché «Stati Uniti e Cina» non decideranno di assumersi direttamente il ruolo di negoziatori. Sono loro che devono muoversi. Romano Prodi interviene al Festival dell’Economia di Trento con una affluenza record di pubblico. Quanto all’Europa, se vuole davvero esercitare un ruolo deve velocemente incamminarsi verso quella che l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea definisce «cooperazione rafforzata» guidata da Francia, Germania, Italia e Spagna.
Del resto anche l’adesione all’Euro coinvolge solo «19 Paesi (da gennaio 20) sui 27 della Ue». Impantanarsi nella discussione sul superamento dell’unanimità non porterebbe da nessuna parte. Prodi usa parole durissime: «Sono ansioso che venga ributtato nel fango», dice il professore riferendosi alla condizione dell’unanimità delle scelte oggi importa a Bruxelles. Le divisioni evidenti sulle sanzioni lo confermano. Bisogna muoversi «rapidamente» e decisivo è - dice Prodi intervistato da Lucia Annunziata e dal vicepresidente esecutivo dell’Ispi, Paolo Magri - il ruolo di Emmanuel Macron perché la Francia ha il diritto di veto alle Nazioni Unite e l’arma nucleare e deve quindi «assumersi la leadership della politica estera europea».
Prodi lancia un monito:«Credo non si sia capito bene il peso della decisione della Germania di riarmarsi». Per l’ex premier bisogna che questo riarmo non diventi troppo «nazionalizzato», nel senso che deve essere un assest per tutta l’Unione. Ma non c’è molto tempo. «Si parla di tragedia alimentare ma per ora ci sono ancora le scorte. Tra qualche mese finiranno e le conseguenze saranno disastrose».
La guerra sta facendo emergere i nuovi rapporti di forza. Che restano dominati da Stati Uniti e Cina. I cinesi stanno costruendo alleanze inimmaginabili come quella con l’India «e noi cosa facciamo?», è la domanda del professore che sottolinea come i cinesi la guerra la fanno stando fermi. Nonostante le dichiarazioni di sostegno a Vladimir Putin «neppure una cartuccia» hanno inviato a Mosca e hanno anche detto che «nessun confine va cambiato». Ci sono ragioni obiettivo, lo scambio commerciale ha un rapporto di 1 a 10: La Cina non può rinunciare all’Europa e agli Stati uniti.
Sollecitato a margine del panel a parlare sulle fratture all’interno della maggioranza per le perplessità di Lega e M5s sulla linea del governo nel sostegno all’Ucraina, la risposta di Prodi è tagliente: Quando non si hanno alternative le perplessita si mettono da parte. Siccome nessuno vuole elezioni anticipate saranno pure perplessi ma poi un accomodamento lo troveranno». Ma queste fibrillazioni non sono prive di effetti: «Basta guardare l’andamento dello spread». Gli applausi della platea lo accompagnano verso la fine dell’intervento. Lucia Annunziata poco prima non aveva nascosto i suoi dubbi sul sostegno americano in futuro. Prodi preferisce rispondere con una battuta: «Gli americani ci fanno nuotare ma non gli dispiace se di tanto in tanto beviamo». Tutto resta circondato dall’incertezza di questi giorni. Il timore di una guerra che si protrae a lungo incombe. E Prodi non nega che potrebbe essere questo il futuro che ci attende se non si interviene anche cercando nuovi interlocutori.
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