Prodotti bio, mercato da 5,4 miliardi. Nelle coltivazioni Italia leader in Europa
Sei regioni (Basilicata, Calabria, Lazio, Marche, Sicilia e Toscana) hanno già raggiunto l’obiettivo fissato dalla Ue per il 2027 nella strategia Farm to Fork per quanto riguarda la superficie agricola destinata. Nella ristorazione consumi a +18%
di Silvia Marzialetti
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Con oltre 2,3 milioni di ettari e il primato di aver traguardato in sei regioni il target del 25% di superficie convertita richiesto dall’Europa con quattro anni di anticipo, l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare da protagonista la partita del biologico.
Stando all’ultimo censimento Istat, i 2.349.880 ettari coltivati a bio (con un incremento del 7,5% rispetto al 2021) hanno elevato al 18,7% l’incidenza della superficie agricola nazionale vocata, contro una media europea del 12 per cento.
Basilicata, Calabria, Lazio, Marche, Sicilia e Toscana (quest’ultima fresca di approvazione del sesto distretto bio, quello della Maremma) sono le sei regioni entrate a pieno titolo nel palmares delle più virtuose, avendo centrato l’obiettivo della strategia Farm to Fork prima del 2027. Al contrario gli ettari coltivati a biologico diminuiscono di oltre il 2% e fino al 5%, in Basilicata, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Molise.
Lievita in maniera significativa anche il numero di operatori, cresciuti dell’8,9% nel 2022 (sono 92.799 in totale).
Tale spinta propulsiva ha determinato nel 2023 una ripresa del mercato interno, reduce da un 2022 in sofferenza rispetto ai prodotti omologhi convenzionali.
Alla vigilia del salone internazionale Sana, i dati sui primi sette mesi dell’anno elaborati dall’Osservatorio Sana, lo strumento promosso da BolognaFiere con il patrocinio di FederBio, AssoBio e curato da Nomisma, registrano un +18% per la ristorazione commerciale e collettiva (a quota 1,3 miliardi di euro) e un +7% per i consumi domestici. Sempre nel 2023 le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e fuori-casa) hanno superato i 5,4 miliardi di euro.
In entrambi i casi, però, il calo dei volumi nella grande distribuzione (-3% le confezioni di prodotti vendute rispetto al 2022), impone una lettura del dato attraverso il filtro della spinta inflazionistica, più che attraverso la lente dell’effettivo aumento delle occasioni di consumo.
La distribuzione moderna, peraltro, che continua a rappresentare il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, con una quota di mercato del 58% sui consumi domestici, si attesta su valori di vendita pari a 2,4 miliardi (+8% sul 2022). Iper e supermercati i canali che, all’interno di quest’ultima, veicolano la maggior parte delle vendite bio: hanno superato 1,5 miliardi lo scorso luglio.
Positiva, ma con un leggero rallentamento rispetto allo scorso anno (in linea con il totale dell'export agroalimentare), anche la performance delle esportazioni, che tocca i 3,6 miliardi di euro nel 2023, segnando una crescita del +8% rispetto all’anno precedente.
Per quanto la fotografia sul 2023 rappresenti un segnale di ripresa, rimane aperto il tema delle aspettative da parte degli attori del comparto: ancora nel 2022 il mercato biologico cresceva meno dell’agroalimentare nel suo complesso (+6,4%) e non copriva l’inflazione dei prezzi dell’agroalimentare.
Pesa naturalmente il fattore costo. Non è un caso, infatti, che tra le categorie merceologiche di maggior successo – i dati sono FederBio e si riferiscono al 2022 – ci siano le uova fresche (+6,8%), il cui prezzo di acquisto si avvicina più che in altri casi all’omologo convenzionale. Ripresa flebile per i prodotti ittici (+3,1%), le carni fresche e trasformate (+3,7%), mentre rallentano i prodotti più rappresentativi del comparto: ortofrutta (-2,8%) e derivati dei cereali (-3,4%), insieme con vini e spumanti biologici (-3,7%).
Il 2022 ha segnato anche la ripresa del biologico nel comparto zootecnico (bovini +10,5%; suini +12,1% e avicoli (+16,9 per cento).
«Abbiamo oggi un'opportunità unica per fare del biologico il paradigma agricolo di riferimento, generando effetti positivi sulla mitigazione del cambiamento climatico, sulla valorizzazione dei territori e delle aree interne e sulla creazione di nuove opportunità di occupazione» è la premessa di Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. «Questi segnali positivi devono tuttavia trovare un adeguato riscontro anche dal punto di vista dei consumi» aggiunge.
Come? «È necessario un impegno maggiore nelle campagne di comunicazione che coinvolgano anche nuovi comparti come il fuori-casa» spiega. «Anche il marchio made in Italy, la sostenibilità e la qualità certificata delle nostre produzioni sono elementi unici sui quali puntare. Naturalmente è essenziale che la transizione agro-ecologica sia sostenuta con investimenti e strategie mirate, che prevedano la concertazione di tutte le programmazioni, dal Piano strategico nazionale della Pac, al Pnrr, da integrare nel Piano d'azione per il bio», conclude.
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