Produttori di riso in cerca di soluzioni sostenibili contro la siccità
Lo scorso anno la risicoltura italiana ha interessato 218.421 ettari, in calo di circa il 4% rispetto al 2021 e per motivi climatici sono calate anche le rese
di Maria Teresa Manuelli
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Siccità e cambiamenti climatici hanno frenato la risicoltura. Restiamo sempre primi fornitori in Europa, ma i produttori corrono ai ripari e cercano nuove strade per salvaguardare economia e ambiente.
Lo scorso anno la risicoltura italiana ha interessato 218.421 ettari, in calo di circa il 4% rispetto al 2021 quando ne erano stati coltivati 227.038. Il calo della superficie è da attribuire principalmente alla scarsità d'acqua in molte zone dell'areale risicolo italiano che ha inciso sulla scelta colturale.
La scarsità idrica ha, inoltre, pesantemente condizionato la resa produttiva: zone quali il novarese e la provincia di Pavia hanno fatto registrare i maggiori cali produttivi, rispettivamente del 15% e del 29%. A livello nazionale il calo si è attestato al 15%.In base a quanto dichiarato dai produttori, l’Ente Nazionale Risi ha previsto una disponibilità vendibile di risone pari a 1.255.077 tonnellate, con una riduzione di circa 250mila tonnellate (-17%) rispetto al 2021.
Per quanto riguarda le esportazioni verso i Paesi extra Ue nel corso della campagna 2022/2023 il volume è di quasi 70mila tonnellate, con un calo del 27% rispetto alle quantità esportate nello stesso periodo della campagna precedente.
Di sostenibilità agronomica e ambientale della risicoltura, anche alla luce delle conseguenze dei cambiamenti climatici, si è discusso durante il 2° Congresso Europeo del riso lo scorso novembre. Partendo dalla premessa che la risicoltura non spreca acqua perché il sistema complesso delle risaie permette di trattenere provvisoriamente l'acqua proveniente dalle Alpi e restituirla successivamente ai fiumi, completando il suo ciclo naturale, Marco Romani, dirigente del Dipartimento di agronomia e protezione delle colture del Centro Ricerche sul riso, ha citato la sommersione invernale tra le tecniche di coltivazione che tra i propri benefici evidenziano un’importante efficienza nell’utilizzo dell’acqua.
Questa pratica agronomica, che consiste nella sommersione degli appezzamenti alla fine della stagione colturale per un periodo che va dall'autunno-inverno fino all'inizio della primavera successiva, consente di ricaricare il livello della falda freatica in una stagione in cui l’acqua è abbondante poiché non necessaria ad altre colture, come quella del mais o della soia.
L’adattamento ai cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità, la sostenibilità dei processi agricoli, la salute e lo sviluppo sociale sono anche i temi al centro del Progetto Riso resiliente, realizzato da Rete Semi Rurali. Lo studio individua nelle nuove varietà di sementi l’elemento strategico per la transizione da una risicoltura convenzionale a una risicoltura biologica, in grado di rispondere in modo più efficace e sostenibile ai cambiamenti climatici e alla domanda di cibo sano.
«Il risultato è molto positivo – afferma Carlo Bonizzi, segretario della Casa dell’Agricoltura – perché il miscuglio di sementi individuato consente una grande sinergia produttiva sia con tecniche di coltivazione del terreno senza acqua sia con copertura del terreno sia con seminagione su terreno già coperto da altre colture. Una riflessione va fatta, però, sul riso prodotto in asciutta: oltre una certa misura, infatti, non è una tecnica positiva per il risparmio di acqua perché le tecniche tradizionali rilasciano comunque in falda molta acqua che con l'asciutta invece scorre via. Occorre pertanto trovare il punto di equilibrio per non annacquare, ma lasciarne comunque una sufficiente quantità per non depauperare la falda».
Tra le pratiche agricole di Riso Testa, azienda in provincia di Novara, l'attenzione a non sprecare la riserva idrica a disposizione e a contenere l’uso di fitofarmaci è alta. «Il mantenimento del terreno non lavorato dopo il raccolto fino a tutto l’inverno successivo e l’aratura solo in primavera – spiega il titolare Giovanni Testa – comporta un basso assorbimento dell'acqua meteorica, ovvero pioggia e neve, senza spreco. I nostri terreni, già molto impermeabili grazie alla composizione prevalentemente argillosa, formano così una suola in grado di lasciar scaricare, senza quasi assorbirla, l'acqua nei canali, che può quindi essere recuperata per altri usi». Il risultato delle diverse pratiche agricole per il risparmio idrico è ottimizzato poi dal programma aziendale, avviato da un paio d'anni, che prevede entro i prossimi tre anni l'adozione della tecnologia di ultima generazione, la cosiddetta agricoltura di precisione 4.0 e 5.0.
In provincia di Pavia, Knorr ha lanciato il progetto pilota di agricoltura rigenerativa he porterà alla raccolta di riso a basso impatto ambientale. Realizzato con Parboriz e Innova-tech – con la collaborazione di ricercatori e professori delle Università di Torino, Pavia, Milano – si stima che, grazie all'approccio rigenerativo, sarà possibile ridurre del 35% le emissioni di gas serra e del 30% il consumo di acqua.
«A questo riguardo, è fondamentale la corretta gestione della vegetazione presente sugli argini delle risaie insieme alla presenza costante di acqua, in alcuni solchi della risaia, durante la stagione vegetativa. Il principale obiettivo, in questo caso, è quello di favorire lo sviluppo dei cicli naturali, in modo da consentire alla natura stessa di sostenere e migliorare la produzione risicola» ha commentato Edoardo Saluzzo, responsabile R&D di Innova-tech, partner del progetto.
Anche Riso Gallo dal 2018 ha intrapreso un percorso di sostenibilità volto a coinvolgere le realtà agricole della filiera sotto il progetto Il Riso che Sostiene. Finora hanno aderito 155 realtà dislocate tra Piemonte e Lombardia, in un raggio di circa 70km dalla sede. Aziende che sono state certificate secondo il protocollo Fsa (Farm Sustainability Assesment), tra gli standard più diffusi a livello internazionale in materia di sostenibilità agricola. E lo scorso 2 marzo, l'azienda ha voluto incoronare con il Premio Mario Preve per un'Agricoltura Sostenibile 2023 – volutamente intitolato al proprietario e presidente da poco scomparso – le aziende partner che si sono maggiormente distinte in questo ambito.
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