Produzione e ordini ancora stabili ma gli investimenti sono frenata
Secondo l'indagine di Unioncamere, nel primo trimestre dell'anno l'industria è rimasta ferma nel confronto congiunturale ma è cresciuta del 2,5% su base annua grazie soprattutto al traino dell'export
di Giovanna Mancini
3' di lettura
Mentre l’Istat registra ad aprile, su scala nazionale, un calo della produzione del 7,2% diffuso sostanzialmente su tutti i settori, dall’industria e dall’artigianato lombardi arrivano invece segnali di stabilità ancora per tutto il primo trimestre e di fiducia per un secondo trimestre ancora positivo, grazie soprattutto alle esportazioni, che per la Lombardia valgono il 39,3% dei ricavi complessivi e che stanno contribuendo in maniera determinante alla tenuta del sistema economico regionale nel confronto con quello italiano.
Leggendo i dati dell’indagine economica congiunturale di Unioncamere Lombardia relativi al primo trimestre del 2023, qualcuno inizia perciò a parlare di una «normalizzazione dell’attività industriale» dopo tre anni di ottovolante tra pandemia, crisi delle forniture, guerra ed esplosione dei prezzi di energia e materie prime.
La produzione industriale è stabile nel confronto con il trimestre precedente, ma alcuni settori (in particolare quelli di base come chimica, siderurgia, vetro, carta e tessile) cominciano a risentire di un calo della domanda, a causa soprattutto della concorrenza di Paesi in cui energia e materie prime costano meno. Altri continuano invece a crescere in modo robusto: l’abbigliamento mette a segno un +7,9% su base annua, i mezzi di trasporto un +6,3%, pelli e calzature un +5,2% e il legno-arredo un +4,9%. Nel confronto con il primo trimestre del 2022, la dinamica della produzione resta perciò positiva, con un +2,5% per l’industria e un +4,1% per l’artigianato. Stabili anche gli ordini nel confronto congiunturale, mentre il fatturato sale dell’1,8%. Su base annua l’industria registra invece un +1,1% per gli ordini sul mercato interno, un +5,5% sugli ordinativi dall’estero e un +7,7% nel fatturato totale. Positive, come accennato, le attese sul secondo trimestre per quanto riguarda l’industria, mentre le aziende artigiane prevedono un calo della produzione e della domanda interna.
Qualche criticità inizia tuttavia a intravvedere Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, che non esclude un «rischio stagnazione»: «Registriamo un rallentamento, soprattutto sul fronte degli investimenti, per le incertezze legate alle questioni geopolitiche, ma anche al rialzo dei tassi da parte della Bce – osserva Buzzella –. Oggi un’azienda, a meno che non si tratti di un grande gruppo con rating elevati, paga tassi molto alti, che rendono più incerto e rischioso investire». Anche l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, vede nella politica monetaria restrittiva un freno alla crescita in questo momento: «I dati sono tendenzialmente positivi e avrebbero potuto essere anche migliori, se non fossimo costretti a convivere con l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce», ha commentato l’assessore.
Questa incertezza frena le pianificazioni delle aziende sul fronte degli acquisti. «Si naviga un po’ a vista e le imprese cercano di non esporsi troppo – dice Buzzella –. Poi naturalmente dipende dai settori. Quelli di base sono un po’ in sofferenza, perché l’energia, sebbene i prezzi siano scesi molto, resta ancora cara rispetto ad altri Paesi e questo limita la nostra competitività». Ma anche perché sono settori “Hard to Abate”, catalogati da Ue come energivori, e dunque obbligati ad acquistare quote di CO2 per compensare le emissioni. «È un sistema che abbiamo solo in Europa – osserva Buzzella – e questo mina la competitività delle nostre imprese. Il rischio è che una regolamentazione troppo rigida spinga a delocalizzare le produzioni di base, che sono i pilastri delle filiere, trascinando con sé anche altri pezzi di filiera».
Per fortuna, si intravvedono anche segnali di schiarita, che contribuiscono a migliorare il clima di fiducia: «Ad aprile l’Istat ha rilevato il quarto decremento consecutivo dei prezzi di produzione, il più consistente finora, pari al -4,8% su base mensile – dice il presidente degli industriali lombardi –. Un dato molto positivo, perché questo calo potrebbe portare a una riduzione del tasso inflattivo e, di conseguenza, a un allentamento anche delle politiche monetarie». Un circolo virtuoso che, però, richiederà un po’ di tempo: i rincari fuori controllo degli ultimi due anni hanno impiegato parecchi mesi prima di arrivare sul mercato, perché non era possibile per le aziende riversare completamente gli aumenti dei costi produttivi sui prodotti finiti. Ora viceversa, osserva Buzzella, «l’inflazione risente ancora degli aumenti di un anno fa, che stanno arrivando in fondo, al carrello della spesa. Ma la discesa dei prezzi alla produzione dovrebbe portarci nel breve termine, se non ci sono altri intoppi, a una situazione più equilibrata e stabile».
loading...