La Catalfo agli Stati generali: indennizzo dei 600 euro anche ai professionisti
La ministra del Lavoro interviene alla manifestazione virtuale e si impegna a rifinanziare il decreto bilancio in favore degli iscritti agli ordini
di Patrizia Maciocchi
6' di lettura
Anche per i professionisti, iscritti agli ordini, arriverà l’indennizzo dei 600 euro previsto dal decreto Rilancio, che sarà rifinanziato in tempi brevi per i mesi di aprile e maggio. È l’impegno preso dalla ministra del lavoro Nunzia Catalfo, intervenuta alla grande manifestazione “virtuale”, organizzata dal Comitato unitario permanente degli ordini e dei collegi professionali e dalla Rete delle professioni tecniche.
L’impegno della politica e quello dei professionisti
Stessa disponibilità dimostrata dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che ha invitato le categorie professionali a Palazzo Chigi , per dare il loro contributo alla sburocratizzazione e al rilancio del Paese.
Nessuna contrapposizione
Della necessità di una collaborazione con l’esecutivo è certa la presidente del Cup Marina Calderone: «I professionisti italiani non vogliono trovarsi in uno schema di contrapposizione con il Governo e il Parlamento. Noi crediamo che sia importante - ha detto Calderone - valorizzare tutte le forme di lavoro e rendere merito alla classe professionale italiana che, in questo momento di grande difficoltà economica in cui versano gli studi professionali, ha fatto in modo di non far mancare la sua presenza e assistenza». Attira l’attenzione sull’assenza di un vero piano di rilancio Armando Zambrano, Coordinatore della Rete delle Professioni tecniche e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. «Al di là della protesta che oggi ci unisce, quello che ci preoccupa è che oggi ancora manca un progetto per il Paese. Non si discute di come ripartire da questa grave emergenza con una mentalità nuova, che riesca a mettere da parte tutte le questioni irrisolte».
Le proposte dei commercialisti e il gettito dei notai
Sull’assenza di aiuti per gli avvocati ma non solo mette l’accento la presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense: «Ancora una volta gli avvocati, e i professionisti in generale - ha spiegato la presidente del Cnf - vengono dimenticati ed esclusi dalla possibilità di fruire degli aiuti economici e fiscali finalizzati al sostegno dell’attività, discriminati perché iscritti ad enti di previdenza privati ritenuti, inopinatamente, meno danneggiati dalle conseguenze economiche dell'emergenza sanitaria». Una disattenzione che rischia di far uscire l’avvocatura ancora più indebolita dopo la crisi innescata dal Covid -19. Semplificazione è la parola d’ordine per Massimo Miani presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti. E i professionisti possono fare molto per limitare la burocrazia: «Le professioni ordinistiche - afferma Miani - in linea col principio di sussidiarietà, possono aiutare la Pubblica amministrazione a “sgravarsi di alcune funzioni” che verrebbero attribuite alle nostre categorie, che sono vigilate dai ministeri». Mette sul piatto i risultati prodotti dalla categoria il presidente del Consiglio nazionale del Notariato Cesare Felice Giuliani, ricordando che nella fase dell’emergenza i notai italiani hanno sempre tenuto aperti i loro studi, assicurando allo Stato, grazie al loro lavoro, circa 5 miliardi di euro di gettito.
I numeri della crisi
La crisi economica colpisce duramente i liberi professionisti, con un calo della produttività di oltre il 20% a fronte di una media nazionale del 3,8 per cento. E il Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali chiama a raccolta gli Stati generali, per la più grande manifestazione online, che coniughi la protesta con la proposta.
La richiesta è quella di dare una risposta a un settore che, in 12 anni ha perso oltre 13mila euro per ogni singolo professionista, rispetto ad una media che per tutti gli occupati che contribuiscono al pil, è stata di 2.384 euro. Sono i dati dello studio dell'Osservatorio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei commercialisti. Un tema da affrontare oggi nella grande manifestazione di protesta- proposta on line, organizzata dal Comitato unitario permanente degli ordini e dei collegi professionali, con la rete delle professioni tecniche. Ventitre ordini professionali per lanciare il «Manifesto per la rinascita dell’Italia»
Le ragioni del crollo
La necessità è di attirare l’attenzione sul mondo delle professioni, duramente colpito da una crisi iniziata da tempo. Una situazione sulla quale ha pesato l’idea di vedere nelle libere professioni una sorta di ammortizzatore sociale: la via di fuga dalla crisi occupazionale grazie all'apertura di una partita Iva. Il risultato è stato un'offerta di servizi che supera di molto la domanda. Il numero dei professionisti è lievitato - con un + 28% nel 2019 rispetto al 2007 - nel contesto di un'economia nazionale in cui a crescere era la disoccupazione. Nello stesso periodo, l'occupazione complessiva aumentava, secondo i dati Istat, appena del 2% a fronte di un calo dell’ 11% per liberi professionisti e autonomi. L'effetto è stato il crollo della produttività individuale.
Il confronto con i dipendenti
È ancora nei numeri la proporzione della crisi che ha colpito il settore del lavoro indipendente che ha perso negli anni 669 mila occupati. Il termine di paragone è sempre con l’occupazione dipendente, che è cresciuta del 6,7%: con un incremento di 1 milione e 135mila posti. Un quadro in cui i liberi professionisti sono aumentati di 310 mila unità , con un +27,6 per cento.
Le professioni economiche giuridiche e tecniche
Focalizzando l'attenzione sulle attività professionali, scientifiche e tecniche che riguardano più strettamente le libere professioni economiche giuridiche e tecniche il valore aggiunto per il singolo professionista è passato dai 71.302 euro del 2007 ai 57.573 del 2019, con una flessione del 19,3 per cento. Un dato ancora più significativo se si considera che prima la produttività media del settore superava la media nazionale, attestandosi al 113%, mentre dopo la crisi è scesa al 94 per cento. Un crollo generalizzato che è stato più contenuto per le professioni giuridiche ed economiche (-16,9%) che per quelle tecniche, le quali hanno fatto registrare un - 20,4 per cento.
Dagli Stati generali il decalogo per far ripartire il Paese
In questo contesto si inserisce la manifestazione del 4 giugno, che vede come principale interlocutore il governo. Dalle 10.30 alle 12.30 al via la manifestazione figlia di questi tempi. In diretta streaming (su www.professionitaliane.it e sul canale You tube professioni italiane) in occasione degli Stati generali delle professioni italiane, 23 ordini saranno uniti per lanciare il loro “Manifesto per la rinascita dell'Italia”. L'obiettivo principale è quello di ottenere dall'esecutivo una modifica del decreto Rilancio, soprattutto riguardo alla possibilità di usufruire dei 600-1.000 euro e dei contributi a fondo perduto. Ma non solo, alla protesta via internet si unisce la proposta. Un decalogo di suggerimenti a 360 gradi.
Dal diritto alla salute alla digitalizzazione
Nel manifesto al primo posto c’è il diritto alla salute, alla prevenzione e alla sicurezza delle cure, seguito dalla parità di accesso dei professionisti alle misure di incentivo al lavoro e di sostegno nella fase di emergenza. Non manca la richiesta di rafforzare le misure in materia di politiche di investimento, i programmi industriali sostenibili e l’innovazione. Dai professionisti non poteva non arrivare l’invito alla realizzazione di un piano credibile di semplificazione normativa, come di garantire l’applicazione del principio di sussidiarietà. Nella “ricetta” degli ordini per far ripartire l’Italia entrano anche: la riduzione della pressione fiscale, l’avviamento di un Green New Deal per progettare opere innovative e sostenibili e promuovere un fondo per lo sviluppo professionale. I professionisti non dimenticano il patrimonio culturale e ambientale, la cui valorizzazione passa necessariamente attraverso un piano di catalogazione, riprogettazione e manutenzione. E, ovviamente, di investimenti nella rigenerazione urbana e di mitigazione del rischio sismico e idrogeologico del territorio e delle opere. Per finire viene evidenziata la necessità di rendere affidabile a sicuro il settore della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, accelerando un processo di digitalizzazione del Paese.
Il cambio di passo chiesto all’Esecutivo
Dell’importanza dell’incontro del 4 giugno è convinto il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, che chiede alla politica un cambio di passo abbandonando clichè anacronistici: «Percepire i professionisti come privilegiati, fa parte di una visione obsoleta. L'esclusione dall'accesso al credito al fondo perduto - afferma Miani - è solo l'ultima dimostrazione di una disattenzione nei confronti di questo pezzo tanto significativo del mondo del lavoro». Per Miani questo appuntamento sarà anche l'occasione per ribadire il contributo che il sistema degli ordini può dare per snellire la burocrazia, portando a casa il jobs act degli autonomi, delegando ai professionisti le funzioni proprie della Pubblica amministrazione.
L’eccesso di offerta che deprime il sistema
La prova della necessità di correggere la rotta per Miani è nei dati: «I numeri forniti dal nostro Osservatorio - commenta il leader dei commercialisti - certificano una profonda distorsione del mercato del lavoro che, soprattutto nelle mutate condizioni conseguenti alla crisi del 2008, continua a generare un sovraffollamento del sistema e un eccesso di offerta la quale deprime il valore dei servizi prestati».
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