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Profughi dall’Ucraina, accoglienza a rilento sugli aiuti diretti e per chi ospita

Il 2 maggio ci sarà il responso sugli enti del Terzo settore ammessi a collaborare nell’ospitalità. Rischio esclusione per chi ha già accolto gli sfollati, sono in ritardo i fondi agli ucraini

di Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis

Ucraina: corsi di italiano gratis per i profughi al Liceo Alberti di Napoli

4' di lettura

La macchina dell’accoglienza dei profughi ucraini finanziata dallo Stato e basata su contributi diretti e ospitalità diffusa è partita, anche se non mancano le difficoltà.

La piattaforma telematica della protezione civile sulla quale chi ha trovato una sistemazione autonoma può chiedere il contributo di 300 euro (più 150 per i minori) sarà pronta a fine aprile: l’erogazione dell’aiuto non avverrà però prima di giugno.

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Per l’accoglienza diffusa, il nodo da risolvere è quello dei profughi già accolti da famiglie ed enti del privato sociale: per ora non rientrano fra i 15mila posti previsti dall’avviso della Protezione civile e che saranno gestiti dal Terzo settore.

A questi due canali si affianca quello dei centri già esistenti per ospitare i migranti (16.500 posti).

La situazione

Finora sono 100mila le persone fuggite dall’Ucraina e arrivate in Italia. Quasi 61mila hanno chiesto un permesso di soggiorno alle questure. Nel 93% dei casi si tratta di richieste per protezione temporanea Ue, legata alla direttiva 2001/55/Ce, attivata per la prima volta proprio per far fronte all’emergenza Ucraina. Sono numeri limitati rispetto ai cinque milioni di profughi usciti dall’Ucraina dal 24 febbraio - inizio dell’invasione russa - e rispetto ai 2,8 milioni ospitati in Polonia. Ma è pur sempre un’ondata alla quale finora hanno risposto in gran parte la solidarietà delle famiglie italiane e ucraine e la mobilitazione del privato sociale.

GLI ARRIVI E LE RICHIESTE DI PROTEZIONE TEMPORANEA
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L’accoglienza diffusa

Prevista dal Dl 21/2022, l’accoglienza diffusa può contare su uno stanziamento di 142 milioni di euro. Elemento cardine è il Terzo settore: l’avviso della Protezione civile al quale enti e associazioni sono stati invitati a partecipare per gestire progetti di accoglienza, in partenariato con i Comuniche è scaduto il 22 aprile. Il 2 maggio dovrebbe essere pubblicato l’esito delle verifiche, per dare poi il via alle convenzioni con la Pa. Quasi sicuramente in campo ci saranno Arci, Caritas e Salesiani ma difficilmente si arriverà a coprire la quota massima di 15mila posti.

L’avviso della Protezione civile chiede di mettere a disposizione posti liberi, per ospitare prioritariamente gli ucraini che oggi sono in albergo. Questo esclude però le famiglie o gli enti che già stanno ospitando e che non potrebbero quindi accedere al rimborso da 33 euro al giorno per persona ospitata. «Sarebbe opportuno consentire a chi già ospita degli sfollati ucraini di entrare in questa rete», sottolinea Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci e coordinatore del Tavolo per l’asilo. «Altrimenti - aggiunge - ci troveremmo nel paradosso di dover far uscire le persone ospitate, per liberare posti, e poi farle rientrare nelle case o nelle strutture messe a disposizione con l’avviso».

«La guerra c’è ormai da due mesi e i fondi sono stati annunciati, ma non è arrivato nulla», dice Valentina La Terza, program manager di Welcome Refugees Italia. «Sarebbe davvero assurdo - continua - escludere dal sostegno per l’accoglienza diffusa le famiglie che già ospitano».

I Salesiani per il sociale hanno partecipato all’avviso insieme con Ai.Bi. (Associazione Amici dei bambini). «Confidiamo che si riesca a trovare una soluzione per chi è già stato accolto. Le nostre strutture stanno ospitando circa 300 profughi grazie alla rete della solidarietà», spiega il direttore generale Andrea Sebastiani .

Il contributo da 300 euro

È attesa a giorni l’attivazione della piattaforma per chiedere il contributo mensile di 300 euro per tre mesi destinato agli ucraini (fino a 60mila) che hanno trovato una sistemazione autonoma (la spesa prevista è 54 milioni). «È un aiuto apprezzabile perché va nella direzione dell’empowerment della persona», nota Francesca Bocchini di Emergency. Ma se i tempi per l’erogazione non saranno celeri, è un aiuto che rischia di arrivare in ritardo, quando magari gli ucraini avranno già trovato lavoro.

Il rischio sfruttamento

A lanciare l’allarme è ActionAid che ha raccolto segnalazioni di annunci esca rivolti a donne e ragazze sole. «È a rischio di sfruttamento soprattutto chi non viene intercettato da associazioni ma raggiunge persone ucraine, già in condizione di debolezza ed esclusione. Serve un’informazione capillare sui diritti, soprattutto quando cominceranno a cercare un lavoro», spiega Grazia Moschetti, responsabile progetti Puglia, Calabria, Basilicata, dove ActionAid lavora con le donne ucraine impiegate nell’agricoltura.

Domande & Risposte

Come funziona il sistema dell’accoglienza diffusa?

Per i profughi ucraini, il decreto legge 21/2022 ha introdotto il nuovo sistema di accoglienza diffusa che assegna un ruolo cardine agli enti del Terzo settore, alle associazioni di volontariato e agli enti religiosi. Potrà riguardare fino a 15mila persone. L’avviso della Protezione civile per acquisire le manifestazione di interesse da parte di questi soggetti si è chiuso venerdì scorso e il 2 maggio verrà indicato chi è stato ammesso. L’associazione o l’ente deve garantire, oltre al vitto e all’alloggio, un aiuto all’inserimento scolastico e lavorativo, orientamento legale, alfabetizzazione linguistica e assistenza psico-socio-sanitaria.
La durata è fino al 31 dicembre 2022.

Su quali contributi può contare l’ente?

Per ogni profugo l’ente o l’associazione riceverà un rimborso complessivo di 33 euro, che comprende una quota per il rifugiato, una quota per le famiglie o le strutture che accolgono, e una terza quota per coprire le spese legate ai servizi.

Se i profughi hanno trovato una sistemazione autonoma, a quale aiuto hanno diritto?

È previsto un contributo mensile di 300 euro pro capite più 150 euro per ogni figlio con meno di 18 anni, per un periodo massimo di 3 mesi a partire dalla presentazione della richiesta di protezione temporanea Ue e non oltre il 31 dicembre 2022. I fondi sono stati stanziati per far fronte a 60mila richieste. Per chiedere il contributo bisogna aspettare l’attivazione della piattaforma informatica della Protezione civile che permetterà di presentare le domande online. Dovrebbe essere pronta nei prossimi giorni ma le erogazioni potrebbero non arrivare prima dell’estate. Con questo sistema, chi offre l’ospitalità non percepisce un contributo diretto ma sarà il rifugiato a decidere come rimborsare chi lo ha accolto.

Che cosa devono fare le famiglie che accolgono i profughi?

Devono comunicare la presenza dei profughi entro 48 ore dal loro arrivo tramite una dichiarazione di ospitalità all’autorità locale di pubblica sicurezza (della provincia dove si trova l’immobile): Questura o Commissariato. Dove non è presente un Commissariato la dichiarazione va trasmessa al Comune. In molti casi i siti web di Comuni, Prefetture e Questure forniscono le istruzioni, i modelli e gli indirizzi email ai quali trasmettere le dichiarazioni, o indicano le altre modalità di invio (raccomandata postale, consegna diretta).

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