Profughi, pronti i fondi per i primi 80mila già arrivati in Italia
Terzo settore. In settimana la Protezione civile emanerà l'avviso al non profit per ottenere i fondi (33 euro al giorno) per l'accoglienza di 15mila ucraini
di Valentina Maglione, Bianca Lucia Mazzei, Valentina Melis
5' di lettura
Settimana decisiva per far partire i due nuovi fronti dell’accoglienza ideati dal Governo per offrire un aiuto ai profughi in fuga dall’Ucraina, dopo l’invasione russa del Paese. A breve il Dipartimento della Protezione civile pubblicherà l’avviso, rivolto a enti del Terzo settore, centri di servizio per il volontariato e altre associazioni, che volessero entrare nel sistema dell’«accoglienza diffusa» destinato a 15mila sfollati, e ottenere i fondi per l’ospitalità, secondo le “rette” già utilizzate per il sistema di accoglienza dei migranti (si tratterà con ogni probabilità di una cifra di 33 euro al giorno per persona accolta).
Sempre entro questa settimana, dovrebbe essere disponibile la piattaforma online tramite la quale i rifugiati che hanno trovato una sistemazione autonoma potranno chiedere un contributo “diretto” (di 300 euro al mese per tre mesi, per ciascun adulto, più 150 euro per ogni figlio minorenne). Questo secondo canale di aiuto è finanziato, fino a oggi, per 60mila richiedenti.
Il dettaglio degli interventi
Interventi concreti, quindi, con risorse disponibili per 75mila sfollati, previste dal decreto legge 21/2022 (e dettagliate dall’ordinanza 881/2022 della Protezione civile): 142 milioni sono destinati all’accoglienza diffusa tramite il Terzo settore, e 54 milioni per il contributo di sostentamento trimestrale a chi ha trovato una sistemazione autonoma. Altri 152 milioni contribuiranno alle spese sanitarie delle Regioni e delle Province autonome, con lo scopo di offrire cure a 100mila profughi (il forfait stimato è di 1.520 euro a persona).
In parallelo, è stato elevato il numero dei posti disponibili nel sistema di accoglienza “tradizionale” dei migranti: i Cas (centri di accoglienza straordinaria) e il Sai (sistema di accoglienza e integrazione), per ospitare fino a 16.500 profughi.
Molti enti territoriali, poi, hanno messo a disposizione strutture aggiuntive: la Regione Veneto, ad esempio, ha creato cinque hub di prima accoglienza in altrettanti ospedali dismessi, per mille posti. Il Comune di Milano ha reperito oltre 100 posti in due strutture. Il Comune di Napoli sta aprendo strutture per l’accoglienza di minori disabili.
Dove si trovano i profughi
Se saranno interventi sufficienti lo diranno i numeri degli sfollati in arrivo nei prossimi giorni. Le persone fuggite dall’Ucraina in guerra sono circa 4 milioni, due milioni delle quali si trovano in Polonia. Secondo gli osservatori, la maggior parte dei profughi al momento si ferma non lontano dal confine, nella speranza di poter rientrare. Secondo l’agenzia Onu Unhcr, altri 6,5 milioni di persone sono sfollate all’interno dell’Ucraina, ma potrebbero essere costrette a uscire se il conflitto proseguirà.
In Italia fino a venerdì scorso erano arrivate circa 80mila persone, per il 90% donne e minori (ma si potrebbe arrivare fino a 700mila persone, si veda Il Sole 24 Ore di lunedì 14 marzo).
Solo una minoranza, per ora, è ospitata nei Cas, nel Sai o negli spazi individuati dagli enti territoriali. I più, infatti, hanno raggiunto parenti o amici che si trovavano già in Italia e che li stanno ospitando o hanno procurato loro una sistemazione. Mentre altri sono stati accolti tramite associazioni, enti del Terzo settore, gruppi religiosi. Un sistema che finora si è mobilitato a titolo gratuito, per il quale si apre ora la prospettiva di ottenere le risorse individuate dal Governo.
Coloro che già ospitano dei profughi in casa, potranno magari aiutarli a ottenere il contributo di sostentamento. Non è possibile accedere contemporaneamente al sostegno tramite le associazioni e al contributo diretto per gli ucraini.
Come funziona il sistema
Le organizzazioni del Terzo settore, dopo la pubblicazione dell’avviso della Protezione civile, avranno probabilmente una decina di giorni per farsi avanti con le proposte per l’accoglienza. Dovranno chiarire quante persone potranno ospitare, in strutture proprie o di privati, e avere anche una fideiussione bancaria, perché potranno accedere ad anticipazioni di fondi pubblici, per accelerare il processo. Ciascun progetto dovrà prevedere un accordo di partenariato con il Comune di riferimento. «Stiamo cercando anche noi di capire che cosa comporti il partenariato - spiega Matteo Biffoni, sindaco di Prato e responsabile immigrazione dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani - perché si tratta di una forma di accoglienza nuova, rispetto a quelle finora gestite dai Comuni».
Le famiglie che volessero accogliere persone in fuga dall’Ucraina inserendosi nei progetti degli enti di Terzo settore, dovranno quindi mettersi in relazione con una organizzazione, e seguire il percorso che sarà loro indicato. «Faremo anche formazione per le famiglie candidate all’ospitalità - spiega Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore - trattandosi di accogliere persone fragili, come donne e bambini in fuga da una guerra».
Dalla Caritas di Roma, Lorenzo Chialastri, responsabile dell’area immigrati e rifugiati, spiega: «Contattiamo sempre le famiglie per conoscerle e poi accompagnarle, inoltre mettiamo dei tutor che le seguano e diano ai profughi assistenza legale e per accedere a scuola, sanità e lavoro».
A Napoli, il Comune ha creato una email per raccogliere offerte di ospitalità ma anche di assistenza. «Hanno già risposto 143 mediatori culturali e 150 psicologi - spiega l’assessore al Welfare, Luca Trapanese - per ora in forma del tutto gratuita».
Domande & Risposte
Come funziona l'accoglienza dei rifugiati ucraini presso le famiglie?
Fin dall'inizio della guerra molte persone hanno dato la propria disponibilità ad accogliere i profughi. I canali ai quali rivolgersi sono molti: organizzazioni del Terzo settore, enti locali, enti religiosi. Chi si é reso disponibile sarà contattato per capire anche la durata della disponibilità. Tramite le organizzazioni, saranno designate persone (mediatori culturali, tutor) che diano ai profughi assistenza legale, sanitaria, scolastica, lavorativa e sociale.
Sono previsti rimborsi?
Agli enti che faranno manifestazioni di interesse dopo la pubblicazione dell'avviso da parte della Protezione civile sarà assegnato un contributo che comprenderà una quota per le famiglie o le strutture che accolgono, una quota per il rifugiato e una terza quota per coprire le spese dell'organizzazione. Fino a quando il sistema non sarà operativo l'accoglienza è a carattere gratuito. Il contributo riguarderà comunque solo chi accoglie i profughi tramite le associazioni o gli enti che avranno aderito all'avviso della Protezione civile.
Che cosa cambia se i profughi sono ospitati da amici o parenti?
L'ordinanza 881 del Dipartimento della Protezione civile del 29 marzo prevede che i profughi che hanno trovato una sistemazione autonoma e che hanno richiesto la protezione temporanea Ue ricevano un contributo di 300 euro mensili (più 150 euro per ogni minore) per tre mesi al massimo. Non esiste quindi un contributo diretto per chi offre l'ospitalità. Sarà il rifugiato a decidere come rimborsare chi lo ha accolto.
Che cosa succede per i minori non accompagnati?
In base alla legge italiana i minori non accompagnati vanno segnalati alla polizia e il Tribunale dei minori deve assegnare loro un tutore legale. Sono situazioni molto delicate. La legge 47/2017 definisce minori non accompagnati i minori arrivati senza almeno un genitore o un adulto legalmente responsabile. Spesso i minori arrivano con parenti (nonne, zii). I Tribunali stanno comunque cercando di tutelare le relazioni esistenti. Non è in alcun modo possibile adottare questi bambini
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