fra storia e botanica

Profumi, colori e sguardi sul Mediterraneo: le storie dei giardini «british» della Liguria

di Stefano Salis

3' di lettura

«La casa sorge su un promontorio proteso sul mare ed è circondata da un giardino nel quale crescono la più meravigliosa collezione di fiori, cespugli e alberi provenienti da ogni angolo del mondo». Le parole sono niente meno che della Regina Vittoria; è il marzo del 1882 e la nota di diario è datata da Mentone, ma il luogo di cui parla la regina è inconfondibile: i Giardini Hanbury di La Mortola, il promontorio di Ventimiglia, che, con accanto le grotte e i fregi paleolitici dei Balzi Rossi, costituiscono la ragione di un viaggio che quasi sempre, nella mente di chi lo ha fatto, resta indimenticabile; anche se si è semplici cittadini e non gloriosi regnanti d’Inghilterra.

La loggia dei Giardini Hanbury, affacciata sul mare

I Giardini Hanbury sono, in effetti, una sbalorditiva bellezza grande 18 ettari: a tratti, a “toccare” le piante, a sentire il profumo dei fiori, e a vedere il mare che slarga davanti nel sole forte mentre lo sguardo abbraccia dall’alto Bordighera e dintorni, ci si sente davvero in quel paradiso mediterraneo, con tocco “british”, che così fortemente era stato voluto dai fondatori, i fratelli Hanbury. La visita è un perdersi nel verde e nello stupefacente mondo della natura: e ancora, letterariamente, il racconto migliore di questa splendida realtà (oggi affidata all’Università di Genova), migliaia di specie botaniche di origine prevalentemente tropicale e subtropicale, organizzate a zone per gruppo botanico, arriva da Nico Orengo, grande scrittore italiano purtroppo sottovalutato, i cui avi, di quella casa descritta dalla regina furono proprietari, e lui stesso abitò in gioventù.

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Giardini Hanbury

Eccolo: «Vengo da un paese di mare. Il paese da cui vengo si confonde e affonda in un giardino. È un giardino che due fratelli inglesi, stanchi e ammalati da lunghi viaggi e residenze nelle Indie hanno comprato, a metà Ottocento, dalla mia famiglia che viene da Orange, dove fra Avignone e Roma, faceva da corriere per il Papa, e si era radicata tra Latte e Mortola. I fratelli Hanbury, Daniel e Thomas, trasformarono in giardino botanico la terra dei miei che erano fasce e declivi di ulivi e limoni, proprio sul confine con la Francia, ultima scheggia di Costa Azzurra, a fronte del Mediterraneo».

E poi: «Il giardino degli inglesi è diventato, negli anni, un luogo di conoscenza: alberi portati dai quattro angoli del mondo, stagioni fiorite sempre. Un vocabolario botanico scritto, voce per voce, su targhette di piombo, da dove parlano voci dell’America del Sud, di quella del Nord, dell’Africa, dell’Australia, della Cina, del Giappone. Nomi “altri” che era una curiosità scoprire, di giorno in giorno, per confrontare la differenza con il basilico, il rosmarino, la borragine, il timo, la mortella».

Foto d’epoca dei Giardini di Villa della Pergola ad Alassio

La creazione degli Hanbury, mercanti sulle rotte delle spezie, diede vita quasi a una “moda” che fece della Liguria di Ponente un giardino inglese. Ecco dunque, tra molti altri, a pochi chilometri di distanza un altro paradiso, i Giardini di Villa della Pergola (via Privata Montagu 9, Alassio). Ideati dal generale scozzese William Montagu Scott Mc Murdo nel 1875, il parco e la Villa della Pergola passarono, ai primi del 900, al cugino di Virginia Woolf, il baronetto Walter Hamilton Dalrymple e poi, nel 1922, al nuovo proprietario: Daniel Hanbury il secondogenito di Thomas, ideatore e proprietario di La Mortola.

Fioritura dei glicini ai Giardini di Villa della Pergola

Dopo un periodo di abbandono, nel 2006 una cordata di amici guidata da Silvia e Antonio Ricci, ha acquistato la proprietà, l’ha salvata da una speculazione edilizia e ne ha curato il restauro per restituirla all’antico splendore; i giardini rivisti dall’architetto paesaggista Paolo Pejrone. Oggi è una meraviglia: banani e palme di tutti i tipi, aloe, agave, cactacee, ortensie, oleandri, pelargoni odorosi, lavande, buganvillee e poi la collezione degli agrumi.

Più di 100 piante e 40 varietà ornamentali: aranci, limoni, chinotto, bergamotti, cedri - tra cui la varietà Citrus Medica Digitata, detta Mano di Buddha, i cui frutti assumono una forma curiosa simile a quella di una mano. In un relais di charme da marzo a ottobre (poi si riapre in primavera, accolti dalla fioritura dei glicini) è possibile soggiornare nelle quindici suite, una diversa dall’altra e dedicate ognuna ai numerosi personaggi che in passato hanno soggiornato qui. La cena è al «Nove» dello chef Giorgio Servetto (aperto tutto l’anno): si attingono ai Giardini di Villa della Pergola agrumi, erbe aromatiche e fiori eduli. Un ovvio connubio che fa apprezzare ancora di più la realtà che ci circonda.

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