Programma Erasmus+, mobilità studentesca in aumento del 39,2%
Dopo l'uscita del Regno Unito, i Paesi preferiti sono Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Polonia, Belgio e la permanenza media ammonta a sei mesi
di Eugenio Bruno
4' di lettura
Già il 2022 è stato un anno spartiacque per le esperienze all’estero degli studenti universitari italiani. La speranza è che nel 2023 prosegua e, se possibile, si rafforzi l’inversione di tendenza sugli scambi studenteschi rispetto agli difficili del Covid e della Brexit. Stando ai numeri dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire, l’anno scorso i flussi in uscita per motivi di studio e di tirocinio sono aumentati del 39,2% rispetto al 2021. Grazie soprattutto all’aumento del 41% (da 74,5 a 105,7 milioni di euro) del budget a disposizione per la mobilità europea dell’istruzione superiore nell’arco di 12 mesi.
Il trend sembra destinato a proseguire, visto che la call 2023 destinerà, al medesimo fine, 110 milioni sui 139,4 a disposizione per il nostro Paese. Entro la fine di marzo la Commissione europea delibera su eventuale incremento di bilancio di ulteriori 39,5 milioni da destinare al settore Istruzione superiore. Il totale arriverebbe quindi a 149,5 milioni, di cui 113,9 milioni per la mobilità europea, 12 milioni per i progetti di cooperazione e 23,5 milioni per la mobilità extra-Ue.
Le statistiche in ripresa
All'incremento citato delle risorse per i 263 istituti coinvolti – tra atenei, Its, Politecnici, Afam eccetera – dalla call 2022 (che nel 2023 potrebbero diventare 327) ha fatto seguito la crescita del volume complessivo delle mobilità finanziate per studenti, docenti e staff che sono arrivate a 45.180 contro le 33.116 del 2021. Di queste, 40.163 hanno riguardato la sola platea studentesca (erano 28.880 l'anno prima): quelle per studio sono passate da 22.255 a 30.988 (+39,2%) mentre i tirocini da 6.625 a 9.175 (+38,5%). Dal punto di vista territoriale sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Campania i territori più coinvolti dalle partenze, tanto da spartirsi 56% del budget a disposizione.
Se passiamo ai budget affidati alle università, a ricevere la dote maggiore, sono state l'Alma Mater di Bologna (7,1 milioni), Padova (5,1) e la Sapienza di Roma (4,5 milioni). In salute appare anche la mobilità extra Ue che nel 2021 era stata sospesa causa coronavirus. A dirlo è il confronto con l'anno ancora prima.
L'aumento del plafond disponibile dai 19,7 milioni del 2020 ai 20,2 del 2022 ha fatto sì che i beneficiari (sia in entrata che in uscita) passassero da 3.784 studenti, professori e resto del personale a 4.606 (+21,7%). Con un elenco di paesi di provenienza/destinazione sempre più ricco: dal Bhutan al Madagascar, dal Libano alla Mongolia oltre a tanta Ucraina.
L'unico dato in controtendenza riguarda invece i progetti di cooperazione nell'ambito istruzione superiore, che nell'ultimo anno sono scesi da 41 a 25, a causa probabilmente del taglio al budget del 42%: dai 13,7 milioni straordinari del 2021, che avevano in pancia anche le risorse per lo sviluppo di soluzioni digitali con cui fronteggiare la pandemia, si è scesi a 8 milioni e poco più.
L’identikit delle uscite
Le statistiche dell'Indire ci aiutano poi ad aggiornare l'identikit dello studente italiano in Erasmus. Chi ha scelto l'Europa come destinazione ha un'età media di 23 anni, che diventano 25 se tirocinante. Nel 59% dei casi è una studentessa, valore che sale al 63% quando lo scopo della mobilità è uno stage in azienda.
Le destinazioni preferite
Quanto alle mete preferite per ragioni di studio, dopo l'uscita del Regno Unito, i Paesi preferiti dai nostri connazionali sono Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Polonia, Belgio e la permanenza media ammonta a sei mesi. E anche quando c'è da individuare la location per un tirocinio (in media di tre mesi), sempre escludendo il Regno Unito, la decisione finisce spesso per riguardare una realtà spagnola, tedesca o francese.
I dati disponibili sulla Call 2021, pur se parziali, ci forniscono uno scenario diverso rispetto alle destinazioni. Il Programma nel 2021 è partito con un’Europa a 27 per la fuoriuscita del Regno Unito, con un impatto non da poco sui flussi Erasmus; gli atenei europei possono continuare ad inviare studenti oltre Manica ma con regole decisamente diverse, che prevedono, nell'ambito della classica mobilità intraeuropea, la possibilità di investire il 20% del budget ricevuto in mobilità verso Paesi extraeuropei. In questo contesto, il Regno Unito, diventato un Paese Terzo non associato al Programma, scende in quindicesima posizione tra le mete degli studenti italiani.
L’identikit degli ingressi
Se invece guardiamo alle caratteristiche di chi sceglie il nostro Paese (circa 188mila studenti nel periodo della precedente programmazione comunitaria 2014-20 a fronte dei 260mila italiani partiti) scopriamo che ad amarci di più sono spagnoli, tedeschi e francesi, seguiti da polacchi e turchi.
Le prospettive per il 2023
I primi risultati della Call 2023 sono incoraggianti, visto che il numero di organizzazioni (tra istituti di istruzione superiore e consorzi) candidati per attivare scambi tra Paesi del Programma è aumentato del 10%, passando da 264 a 291. Arriva invece a 88 (+8%) il numero di candidature ricevute dall'Agenzia Erasmus+ Indire per accedere ai fondi destinati alla mobilità in ambito extraeuropeo.
Guardando avanti le prospettive per la mobilità studentesca portano a immaginare un ulteriore consolidamento dei flussi. La pensa così, ad esempio, il direttore generale dell'Agenzia nazionale Erasmus+ Indire, Flaminio Galli: «La Call 2023 si inserisce in un contesto molto positivo rispetto alla partecipazione degli studenti italiani alle mobilità di studio e tirocinio in Erasmus+, come dimostra anche l'aumento delle candidature alla prima scadenza di febbraio. I dati 2022 evidenziano come ci siamo ormai lasciati alle spalle i mesi della pandemia, che avevano rallentato i flussi di mobilità. Oggi più che mai il programma è al centro di un forte rilancio che si inserisce nel quadro strategico più ampio della internazionalizzazione dei nostri istituti». Che parta dagli studenti universitari ma se possibile vada anche oltre.
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