Proprietà intellettuale una leva per la crescita
di Pietro Paganini
3' di lettura
Si celebra oggi la giornata mondiale della Proprietà Intellettuale. La proprietà intellettuale (Ip) è uno tra i fattori determinanti per la crescita economica e l’innovazione. Insieme alla proprietà fisica, incentivano imprenditori ed innovatori a creare beni e servizi originali e a diffonderli al più ampio numero di cittadini.
La proprietà è un diritto naturale che stimola la libera iniziativa e garantisce la convivenza tra individui diversi in una società plurale.
L’indice internazionale per i Diritti di proprietà (Ipri) dimostra che più la proprietà è tutelata e più si fa innovazione. Non è un caso che Nuova Zelanda, Finlandia, Svezia, Svizzera e Norvegia (Ipri 2017) siano le nazioni che meglio tutelano i diritti di proprietà e più innovano.
L’Italia è solo 49esima. Siamo tra i Paesi che più brevettano (ma dietro Germania, Francia e Regno Unito). Le imprese italiane sono propense all’innovazione, seppure nei settori tradizionali e ancora poco nel digitale. Ci siamo dotati di regole avanzate per la difesa della proprietà nonostante, come tutti, soffriamo la singolarità tecnologica che caratterizza il presente.
Eppure fatichiamo a tutelare la proprietà intellettuale. Le cause sono molteplici ma possiamo identificare le principali: (1) l’inefficienza dell’attività di prevenzione e di controllo delle frodi; (2) la progressiva diffusione di Internet; (3) l’aumentata fluidità e velocità del commercio internazionale (anche quello illegale); (4) la semplificazione e la riduzione dei costi di molti processi produttivi, che rischiano di compromettere ulteriormente la già debole capacità di prevenzione, controllo e repressione (soprattutto nei paesi asiatici); (5) i soliti ostacoli burocratici che complicano e rallentano la brevettazione; (6) la timidezza manageriale e, soprattutto, la diffidenza culturale rispetto al valore della proprietà che affonda le sue radici fin nella scuola.
È qui che serve un segnale politico attraverso una nuova (e auspicata) politica industriale che da troppo tempo manca.
Inoltre, l’irrompere massiccio dell’automazione e dell’internet delle cose, dell’intelligenza artificiale e dell’economia dei dati più in generale, richiedono una riflessione più approfondita che non può limitarsi agli aspetti giuridici, come successo in passato. La proprietà dei dati, oltre che la sicurezza, il controllo degli algoritmi, oltre che delle formule chimiche e genetiche, rappresentano una sfida geopolitica cruciale intorno alla quale Cina e Stati Uniti si stanno già battendo. La Cina, che vuole il primato mondiale dell’innovazione entro il 2050, ha avviato un piano ambizioso quanto irrealistico per eliminare entro il 2020 la contraffazione (400 miliardi annui di valore stimato) al fine di ottenere lo status di economia di mercato ed avere accesso ai club internazionali che contano. Per la legge del contrappasso, i cinesi temono che i loro prodotti ad alto valore tecnologico ed intellettuale possano essere copiati e replicati da altri. Se Pechino, almeno nei proclami, si sta muovendo nella giusta direzione, troppe regioni restano ostili alla difesa della proprietà, con conseguenze, non solo economiche, devastanti per chi fa innovazione, ma anche con danni sociali rilevanti. La contraffazione miliardaria delle molecole farmacologiche continua ad essere una minaccia per il futuro quanto un dramma immediato.
L’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale ha dedicato questa giornata al ruolo delle donne nel coltivare la creatività e produrre innovazione. Storicamente la proprietà intellettuale ha avuto un ruolo importante nel promuovere i diritti e le libertà delle donne in tutto il mondo. Continuiamo a sostenere le donne nell’innovazione e a tutelare i diritti di proprietà intellettuale, affinché tutta l’umanità possa continuare a beneficiare delle incredibili scoperte che ne derivano.
John Cabot University
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