Prosegue la battaglia sul ddl Zan, maratona oratoria rinviata al 20 luglio
Salvato in corner per un solo voto dalla sospensiva, il 20 luglio scadrà anche il termine per la presentazione degli emendamenti
di N.Co.
I punti chiave
3' di lettura
Al Senato la battaglia sul ddl Zan procede con una maratona oratoria. Salvato in corner per un solo voto, dalla sospensiva chiesta dal centrodestra, dopo una prima maratona oratoria è stato rinviato a martedì 20 luglio, alle 16.30. Fondamentale per evitare la sospensiva è stato il voto di Alfonso Ciampolillo, il senatore del gruppo misto, ex pentastellato, che già con un voto alla moviola votò la fiducia al governo Conte II lo scorso gennaio. L’aula è stata sospesa dopo una ventina di interventi, su un totale di 60 senatori iscritti a parlare. La trattazione del disegno di legge continuerà quindi il 20 luglio, giorno in cui, alle 12, è fissato anche il termine per la presentazione degli emendamenti.
Malpezzi (Pd): «No a emendamenti, ma a odg qualificanti»
«La situazione è delicata ma non dipende da noi che continuiamo a essere convinti di questa legge di civiltà che il Paese aspetta da molti anni e di questo testo che, nella discussione alla Camera, ha già ottenuto un punto di mediazione molto articolato. Andiamo avanti in attesa degli emendamenti delle altre forze politiche per vedere quale direzione vogliono prendere. Ritengo che sia giusto mantenere la linea di non presentare emendamenti, ma ovviamente non posso impedire a nessun senatore di farlo, mentre invece penso sia molto utile e corretto proseguire sulla strada di qualificanti ordini del giorno», ha affermato la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, intervenendo all'assemblea del gruppo.
De Vecchis (Lega): «Microfono non va, è censura»
Botta e risposta in Senato tra la vicepresidente dem Anna Rossomando e il senatore leghista William De Vecchis. «Forse abbiamo qualche problema con il microfono. Senatore, provi con il microfono nella postazione vicina», dice la Rossomando che presiede l’Aula, dopo aver dato la parola al senatore leghista. Il parlamentare di Fiumicino non perde l’occasione per una battuta: «Signor presidente, pensavo fosse iniziata la censura già da ora». «Confidi sempre nella Presidenza e si affidi a essa con fiducia e serenità», replica la dem. «Confido nella Presidenza, ma... . Iniziamo con la censura», dice con implicito riferimento al ddl Zan, avversato dalla destra proprio per il presunto contenuto liberticida della norma.
Binetti: «Così non passa, sugli emendamenti si gioca tutto»
«Così com’è ora, la legge Zan non passerà, non può passare perché contiene distorsioni evidenti. La possibilità che possa essere approvata si gioca negli emendamenti che presenteremo entro martedì prossimo. Ma le proposte siano esaminate davvero in Aula, visto che non lo abbiamo potuto fare in commissione. Dagli emendamenti passa la possibilità di dare un messaggio positivo al mondo Lgbt e al mondo intero per dire a tutti loro: non abbiate paura», ha detto in aula la senatrice di Forza Italia Paola Binetti, durante il dibattito sul disegno di legge Zan. «Ritengo che la mediazione, finora non partita, è la conditio sine qua non per portare in porto questa legge».
Ruspandini (FdI): «La proposta di legge è sorretta da una palese ipocrisia»
«I sostenitori di questa legge parlano di un complotto delle destre per oscurare questo progetto di civiltà, mentre il movimento a sostegno del Ddl Zan trae la sua linfa vitale dalle multinazionali, da chi gestisce social e grandi centri di potere finanziari tutti allineati nella promozione del movimento lgbt ghettizzando tutti quelli che la pensano diversamente, a cominciare dall’est Europa: come i barbari di Orban che hanno una visione tradizionalistica della vita», ha detto il senatore di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini, durante la discussione in Aula del Ddl Zan. «Invece di pensare ad Orban - ha detto il parlamentare - perché non pensate ai milioni di musulmani che fate entrare in Europa e che puniscono l’omosessualità con la pensa di morte? O al Qatar, in cui si sta discutendo se le donne possono andare a vedere una partita di calcio? Su questi fatti vige il silenzio assoluto da parte delle sirene buon senso e della civiltà, a dimostrazione del fatto questa proposta di legge è sorretta da una palese ipocrisia».
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