Prostitute sotto la minaccia del Vesuvio
“Le lupe di Pompei”, romanzo della scrittrice e giornalista inglese Elodie Harper, è in libreria per i tipi di Fazi editore
di Marco Onnembo
2' di lettura
L'incipit di questo romanzo (e tutta la prima parte) non lasciano ben sperare. Troppi personaggi e un intreccio narrativo non immediato da comprendere, non rappresentano esattamente il migliore dei “benvenuto” per i lettori. Poi, le cose prendono una piega decisamente diversa e così, “Le lupe di Pompei”, romanzo della scrittrice e giornalista inglese Elodie Harper, prende il volo. E si arriva al finale con buon ritmo e tanta, tanta curiosità.
Le protagoniste, le “lupe”, sono le schiave costrette a prostituirsi nei bordelli della città campana, meta vacanziera dei ricchi patrizi romani. Loro – Vittoria, Berenice, Didone, Amara e Cressa – hanno un vissuto diverso, ma sono accomunate dallo stesso tragico destino: lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza facendo a gara a conquistare avventori e prebende aggrappandosi alla prima cosa che galleggia pur di non affondare. Le loro giornate sono la cronaca della disperazione. Anche quando è intervallata da momenti di alleggerimento che somigliano alla gioia.
Si aggrappano le une alle altre
È un racconto che con i suoi tempi e le descrizioni, soprattutto, quelle psicologiche, sembra richiamare la sala da ballo del Titanic prima dello scontro fatale con un iceberg che, nella vicenda pompeiana, assumerà le sembianze di una eruzione vulcanica. Trasuda umanità questo romanzo, il cui stile non sempre colpisce per velocità, di cui le giovani protagoniste sono le migliori testimonial. Si aggrappano le une alle altre e si sostengono e si proteggono come farebbero delle compagne di scuole, dalla brutalità dell'uomo che nel romanzo assume spesso le sembianze di Felicio, il loro padrone. Lui possiede tutto, loro niente. Neanche i loro nomi (quelli con cui si presentano sono solo i nomi “d'arte”, quelli da schiave con cui intrattengono i clienti). Non possiedono “neanche la felicità”.
Il denaro
E niente conta per il loro padrone se non il denaro. Amara, prima ceduta e poi venduta come schiava, presta gli occhi al lettore. Anzi, la cinepresa perché la descrizione che si offre dei luoghi in cui si avventura per conquistarsi un pezzo di sopravvivenza al giorno, somigliano di più alle scene di un film. Incluso l'incontro con Plinio Il vecchio, che somiglia tanto un cameo di Hitchcock (anche se i “fotogrammi” di questo incontro sono molti di più di quelli che il maestro inglese si concedeva nelle sue apparizioni cinematografiche).
Il tempo della storia
Il tempo della storia si colloca cinque anni prima della distruzione della città campana – questo non è un dettaglio da poco - e la Harper riesce egregiamente a restituire un'ambientazione verosimile e interessante. E poi non mancano i momenti di suspense (ancora la vicenda di Amara) né la possibilità di riflettere su temi più ampi come la condizione femminile. Non è immediato come romanzo. Come detto, prende quota nella seconda parte ma, per chi ama il genere drammatico, è una tappa da non perdere.
“Le lupe di Pompei”, Elodie Harper, Fazi Editore, pag. 440, euro 19
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