Provate le accuse sul Tether: stop all’attività di Bitfinex (ma solo nello Stato di New York)
Il procuratore generale Letizia James impone a iFinex, Bitfinex e Tether di pagare anche una sanzione di 18,5 milioni di dollari. L’indagine ha accertato che la stablecoin più diffusa al mondo non è sempre stata completamente supportata da dollari americani
di Gianfranco Ursino
3' di lettura
Bitfinex e le altre società del gruppo iFinex hanno ingannato i clienti e il mercato sovrastimando le riserve di dollari statunitensi detenute nella Tether Limited, società delle Isole Vergine britanniche. È questo il verdetto emesso dal procuratore generale di New York, Letizia James, a conclusione della causa portata avanti negli ultimi anni contro Tether e Bitfinex.
In una nota pubblicata nelle scorse ore sul sito ufficiale del procuratore viene espressamente dichiarato che «Bitfinex e Tether hanno coperto sconsideratamente e illegalmente enormi perdite finanziarie per mantenere il loro piano in corso e proteggere i loro profitti. L’affermazione di Tether, secondo cui la sua criptovaluta era sempre completamente sostenuta da dollari Usa è falsa. Queste società oscuravano il vero rischio che gli investitori dovevano affrontare ed erano gestite da persone ed entità prive di licenza e non regolamentate, che operavano negli angoli più oscuri del sistema finanziario».
Le società del gruppo iFinex avrebbero rilasciato false dichiarazioni in merito all’ammanco di 850 milioni di dollari che nel 2018 è stato tenuto nascosto attraverso transazioni definite dall’accusa come “oscure”: movimenti di centinaia di milioni di dollari tra le due società per nascondere la verità sulle massicce perdite accusate da Bitfinex a causa dei rapporti con la banca ombra panamense CryptoCapital, poi sparita e i suoi vertici arrestati.
Le false dichiarazioni
Per il procuratore di New York Bitfinex emise prestiti Tether per usare le riserve di liquidità e nascondere le ingenti perdite. In particolare «a partire dalla metà del 2017, Tether non aveva accesso a servizi bancari, in alcuna parte del mondo - riporta la nota pubblicata sul sito del procuratore - e quindi per un periodo di tempo non c’erano le riserve per sostenere la parità di un dollaro per ogni Tether. Di fronte ai persistenti dubbi sul fatto che la società possedesse effettivamente fondi sufficienti, all’epoca Tether pubblicò una nota “verification” sulle sue riserve di liquidità. In realtà i contanti apparentemente a sostegno della tesi della società erano stati depositati sul conto di Tether solo la mattina stessa della nota diffusa dalla società. Inoltre il 1 ° novembre 2018 Tether ha diffuso un'altra “verifica” della sua riserva di cassa; questa volta presso Deltec Bank & Trust Ltd. delle Bahamas, ribadendo che il Tether era completamente garantito in contanti, 1 a 1 con il dollaro. Tuttavia il giorno successivo, il 2 novembre 2018, Tether ha iniziato a trasferire fondi dai propri conti a quelli di Bitfinex. E così già il giorno dopo l’ultima “verifica”, la stablecoin non erano più garantita uno a uno da dollari Usa in un conto bancario Tether».
Le ammissioni di colpa
L’ufficio del procuratore generale ha quindi accertato che il Tether non è stato sempre garantito da corrispondenti riserve in dollari, contrariamente a quanto dichiarato dalla società, almeno fino a quando è stata avviata l’indagine. Tether Limited in determinati periodi ha quindi continuato a battere la sua moneta virtuale senza le adeguate e sbandierate coperture. Solo pochi mesi fa Tether ha modificato il disclaimer presente sul proprio sito: prima affermava che dietro ogni Tether vi era un dollaro americano, ora recita che i Tether sono garantiti da dollari e altri asset e credit. Va ricordato che a differenza del Bitcoin e delle altre criptovalute, il Tether viene definito “stablecoin”, ovvero una valuta virtuale stabile nel suo valore agganciato alla parità uno-a-uno con il dollaro.
Alla fine la causa si è conclusa con iFinex, Bitfinex e Tether che hanno “patteggiato” una sanzione di 18,5 milioni di dollari e la cessazione immediata di qualsiasi ulteriore attività commerciale nello Stato di New York.
Le novità in arrivo
«La scorsa settimana - ricorda la nota del procuratore James - abbiamo avviato una causa per chiudere per la sua condotta fraudolenta anche Coinseed», altra piattaforma di trading di criptovalute. Per James, quindi, il messaggio deve arrivare forte e chiaro a coloro che pensano di scambiare valute virtuali nello Stato di New York aggirando le leggi. Leggi che in Usa su questo fronte sono destinate ad essere più stringenti. Alla Camera degli Stati Uniti sta proseguendo la discussione di una proposta di legge presentata dal partito democratico che va nella direzione di imporre alle stablecoin di mantenere le riserve 1 a 1 contro dollaro presso la Federal Reserve.
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