Proxy advisor, il suggeritore silenzioso che decide le assemblee
Otto volte su dieci le espressioni di voto dei grandi investitori sono allineate a Iss & Co, ma per Georgeson c'è spazio per cambiare la rotta
di Luca Davi
3' di lettura
Temuti dai board delle società quotate. Ascoltati (spesso) in maniera pressoché dogmatica dagli investitori globali. I proxy advisor sono considerati la voce silenziosa, ma sempre più pervasiva, del mercato, “suggeritori” terzi capaci di influenzare, nel bene o nel male, gli esiti delle proposte di voto avanzate dalle principali società quotate e portate in assemblea.
Ma quanto davvero Iss, Glass Lewis e Frontis, ovvero i tre grandi proxy advisor globali, determinano l’esito delle partite assembleari? E in quale misura è ipotizzabile che gli investitori si discostino dalle loro indicazioni di voto, quando si tratta di scegliere se stare a favore o contro rispetto alle proposte dei board? A dare una risposta è una ricerca di Georgeson, società di consulenza specializzata in tematiche di governance, nonché soggetto attivo nell'engagement e nella proxy solicitation.
Un peso indiscutibile
Il dato che emerge con chiarezza dal report - che verrà presentato domani al mercato - è che sì, i proxy advisor oggi hanno un peso indiscutibile. Basti pensare che c’è un allineamento elevato tra le raccomandazioni dei tre principali proxy e i voti degli investitori istituzionali. Sulle delibere di remunerazione, ad esempio, l'allineamento medio dei voti rispetto alle raccomandazioni di Iss è pari all’80,8% del totale, al 75,9% di Glass Lewis e al 69,2% di Frontis. Tradotto: sette/otto volte su dieci le espressioni di voto dei principali 30 investitori sono in linea con gli input dei proxy.
«Si tratta di un dato indubbiamente rilevante - commenta Lorenzo Casale, head of Market Italy di Georgeson - e che conferma in pieno le attese rispetto al peso significativo che queste istituzioni globali hanno sul mercato». Il peso specifico dei proxy aumenta peraltro anche in considerazione del fatto nel frattempo per la prima volta, nel 2022, la percentuale media di capitale votante detenuta dagli investitori istituzionali (35,26%) ha superato la quota degli azionisti strategici (35,18%).
Chi si allinea senza obiezioni
L’analisi di Georgeson è condotta sul campione formato dai 30 investitori più rilevanti a livello globale, da Allianz Global Investors ad Amundi, da BlackRock a BnpParibas: investitori che valgono un totale di 58,6mila miliardi di risparmio gestito, soggetti che per prassi o per comodità (è difficile per un investitore approfondire nel dettaglio ogni singola proposta di delibera su singoli temi di ogni società quotata) sono propensi ad allinearsi ai consigli degli advisor senza troppe discussioni.
Nella mappatura della società di consulenza, tra gli investitori con una visione più coincidente con quella dei proxy ci sono nomi del calibro di Lazard, Bny Mellon, Goldman Sachs e T. Rowe Price, che contano una coincidenza del 100% con il principale proxy Iss sulle politiche di remunerazione.
C’è un però. Perché se è vero che la maggioranza dei grandi fondi si conforma, la quota residuale delle espressioni di voto (circa un 20% del totale) va in senso opposto. «Sono soggetti autonomi, che valutano e decidono non uniformandosi - aggiunge Casale - qui c’è spazio per gli emittenti per ottenere un voto ragionato e slegato dai proxy, e ciò inevitabilmente porta a una riflessione sulla necessità di fare un engagement attento».
Ed ecco i contrarian
Ma quali sono gli investitori che votano contro alle proposte dei board su temi di remunerazione, compensi o piani di incentivazione? Tra i più puntigliosi c’è Aviva Investors: il colosso francese ha espresso il maggior numero di voti contrari su politiche di remunerazione 2022 (21 proposte su 24 bocciate, 87%) e di relazioni sui compensi (20 su 26, 77%), mentre il più avverso sui piani di incentivazione è Royal London AM (55% del totale dei piani votati). A seguire ci sono Allianz e il fondo pensione olandese Pggm.
Resta da capire quale sarà l’umore dei proxy advisor in prospettiva sui temi relativi alla remunerazione delle quotate italiane. Le assemblee 2022 hanno segnalato un approccio di Glass Lewis e Frontis in sostanziale continuità con il 2021 mentre si registra un significativo aumento delle raccomandazioni favorevoli di Iss (da 73 a 86% di voti a “favore”).
Questa postura però, conclude Casale, potrebbe non durare. «I proxy potrebbero aver concesso al mercato un periodo di tregua legato al post-pandemia, ma ci aspettiamo una minore clemenza nel 2023 e questo deve spingere alla massima attenzione soprattutto alle metriche Esg».
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