PSD2
CHE COSA PREVEDE
Pagamenti più efficienti e sicuri
Era il 13 gennaio 2016 quando entrava in vigore la direttiva Ue 2015/2366 sui servizi di pagamento nel mercato interno, ben più nota come Psd 2. Una serie di norme il cui scopo è quello di promuovere lo sviluppo di un mercato interno dei pagamenti al dettaglio efficiente, sicuro e competitivo, rafforzando la tutela degli utenti dei servizi di pagamento, sostenendo l’innovazione e aumentando il livello di sicurezza dei servizi di pagamento elettronici, che i singoli Stati dell’Unione hanno dovuto recepire nella propria legislazione nazionale entro il 13 gennaio 2018 (il Parlamento italiano lo ha fatto lo scorso 11 dicembre).
Largo ai nuovi operatori FinTech
Fra le numerose novità introdotte,l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla possibilità fornita a nuovi operatori esterni al settore bancario (i cosiddetti Payment Initiation Service Provider, Pisp) di fornire essi stessi servizi occupando una posizione intermedia tra il pagatore e il suo conto di pagamento online: una decisione dettata dall’esigenza di rafforzare la sicurezza del sistema, garantendo trasparenza e una corretta concorrenza a tutto vantaggio dei consumatori.
Condivisione delle informazioni
Un altro punto di sicuro interesse riguarda la condivisione delle informazioni. Grazie al servizio Account Information Service (Aisp) il pagatore può ottenere, grazie ad una piattaforma online, un’informativa completa su tutti i propri conti di pagamento. Gli Aisp possono a loro volta utilizzare i dati del cliente, ma con il consenso del diretto interessato e non per scopi diversi da quelli previsti dal servizio.
LE CONSEGUENZE
Una banca «aperta»
L’introduzione della Psd2 è probabilmente l’elemento di maggior novità che riguarda il settore finanziario negli ultimi anni. L’applicazione della nuova direttiva è potenzialmente in grado di creare un nuovo contesto all’interno del quale gli operatori più tradizionali, cioè le banche, potranno giocare alla pari con i nuovi entranti - ovvero le Paypal, Visa o Mastercard di turno, o addirittura le stesse Google o Microsoft - grazie proprio alle nuove opportunità di competizione e di innovazione dei servizi di pagamento. Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso il cosiddetto modello di «open banking» all’interno del quale i «big» del FinTech avranno la possibilità di innovare fortemente il mondo dei pagamenti, e non solo.
La possibile sfida sul risparmio
Sempre in base alla nuova direttiva, le banche dovranno rendere disponibili a terze parti i dati relativi ai conti di pagamento dei clienti assicurando comunque un adeguato livello di sicurezza. Un’enorme mole di informazioni è potenzialmente a disposizione di soggetti terzi, banche e non, che potrebbero utilizzarli entro i limiti della legge per proporre ai clienti servizi di investimento innovativi.
I PUNTI APERTI
La difficile alternativa
Diventare (o confermarsi) punto di riferimento per la gestione delle scelte di investimento e finanziarie delle famiglie. Oppure subire l’attacco dei nuovi attori, FinTech e non, che premono per l’ingresso nel mondo dei pagamenti, perdere centralità e limitarsi a essere un semplice fornitore di prodotti. In fondo, l’alternativa per quelle banche che per decenni si sono affidate a gestire il proprio business in modo tradizionale è questa e l’arrivo della Psd 2 non fa altro che riportarle alla brusca realtà.
Banche impreparate?
Il problema è che, nonostante l’entrata in vigore della direttiva sia questione ormai di giorni, solo pochi istituti di credito appaiono oggi pronti ad affrontare un cambiamento così epocale. Qualche mese fa un sondaggio condotto da PwC tra le 39 maggiori banche europee, dislocate in 18 Paesi diversi, rivelava che il 38% del campione risultava ancora nella fase preliminare di identificazione dei possibili impatti legati alle nuove norme, mentre appena il 9% aveva già avviato la fase di implementazione dei requisiti della Psd 2.
Fatti, non solo intenzioni
Certo, la consapevolezza era elevata (due terzi degli intervistati riteneva che la Psd 2 avrebbe impattato su tutte le funzioni della banca), e la quasi totalità delle banche coinvolte nell’inchiesta di PwC (94%) aveva ammesso di lavorare già sul tema e di voler addirittura fare leva sulla nuova normativa per migliorare il proprio posizionamento competitivo. Ma per passare dalle intenzioni ai fatti occorre probabilmente ben altro.