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Putin: abbiamo i mezzi, finiremo Nord Stream 2 da soli

Il presidente russo sicuro di concludere la posa del gasdotto verso la Germania anche senza l’aiuto delle compagnie straniere, bloccate dagli Usa

di Antonella Scott

Squadra vincente. Vladimir Putin (di spalle) si è esibito insieme a un gruppo di grandi imprenditori in una partita di hockey sulla Piazza Rossa

3' di lettura

La Akademik Cherskiy, la sola nave posa-tubi di cui disponga la Marina russa, risulta ancora all’àncora nel porto di Nakhodka, nel Pacifico. Ma potrebbe doversi mettere presto in viaggio verso l’Europa: incontrando la comunità dei grandi imprenditori russi, come da tradizione la sera di Natale, Vladimir Putin ha sottolineato che la Russia ha i mezzi per completare da sola la costruzione del gasdotto Nord Stream 2, diretto in Germania.

E tuttavia, secondo le dichiarazioni riportate dal quotidiano Kommersant - l’incontro al Gran Palazzo del Cremlino è a porte chiuse - il presidente russo ha ammesso che le sanzioni americane contro le compagnie straniere coinvolte nel progetto Nord Stream 2, capeggiato da Gazprom, imporranno un ritardo dei lavori di qualche mese. Si ipotizza l’avvi o dell’attività per metà 2020: a queste parole il responsabile di Gazprom Aleksej Miller, al Cremlino insieme a Putin, ha assentito con il capo.

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Era stato Donald Trump, la settimana prima di Natale, a dare il via a una nuova fase di ritorsioni che hanno costretto il gruppo Allseas - basato in Svizzera, specializzato nella posa di gasdotti e in costruzioni sottomarine - a fermare i lavori di Pioneering Spirit e Solitaire, le due navi impegnate nel completamento del gasdotto gemello del primo Nord Stream già in attività.

Gazprom, il monopolio russo del gas che per costruire il secondo ramo di Nord Stream ha potuto appoggiarsi su un gruppo di compagnie energetiche europee senza però condividere la proprietà, era già corsa ai ripari nel 2016: acquistando la Akademik Cherskiy nell’eventualità che i lavori dei collaboratori europei fossero bloccati dalle sanzioni.

Una fonte di Gazprom citata da Kommersant spiega che rispetto alla Pioneering Spirit di Allseas, la Akademik Cherskiy ha una velocità media di posa dei tubi inferiore, ma non ha specificato quanto.

Alla posa di Nord Stream 2 ha collaborato anche la compagnia italiana Saipem, per un tratto limitato già completato e che secondo il gruppo italiano non coinvolge Saipem nel piano di sanzioni americane. Nella lettera del 18 dicembre in cui i senatori americani Ted Cruz e Ron Johnson intimano a Allseas di fermare immediatamente l’attività di installazione del gasdotto nel Mar Baltico, non si fa cenno ad altre compagnie coinvolte: «Le conseguenze del proseguimento del vostro lavoro anche per un solo giorno successivo alla firma delle leggi sanzionatorie da parte del presidente - scrivono Cruz e Johnson a Allseas - esporrebbero la vostra compagnia a sanzioni economiche e legali schiaccianti e potenzialmente fatali».

Fermare questo gasdotto, si legge più avanti nella lettera - «danneggerà Putin e gli sottrarrà miliardi. Aiuterà l’Europa ed enormemente l’Ucraina, e aiuterà i posti di lavoro americani. È molto meglio che sia il gas naturale americano - che crea lavoro qui in America - a soddisfare il fabbisogno energetico dell’Europa, piuttosto che contribuire all’aggressione militare di Putin».

Puntando il dito contro Nord Stream 2 come rotta alternativa a quella ucraina, la lettera ignora il fatto che Russia e Ucraina hanno raggiunto in quegli stessi giorni un primo accordo per mantenere il transito del gas naturale russo diretto ai clienti europei.

Nord Stream 2 è stato completato al 94%: restano da costruire 160 km prima dell’approdo in Germania.

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