Bollicine

Putin fa scoppiare la guerra dello champagne tra Russia e Francia

Per il presidente russo solo quello della Federazione si può chiamare così, i vini stranieri dovranno essere riclassificati come spumanti

di Giorgio dell'Orefice

(REUTERS)

3' di lettura

Il presidente russo Putin nazionalizza lo Champagne. O meglio, il termine Champagne che grazie a un decreto del presidente dello scorso 2 luglio viene in Russia riservato esclusivamente ai vini effervescenti prodotti nella Federazione. Tutti gli altri prodotti – compresi quelli di importazione come lo stesso Champagne – dovranno essere riclassificati come spumanti. Anzi viene proprio chiarito dalla legge russa che “la regola si applica senza eccezioni”.

Riportando la notizia, i mezzi di informazione russi hanno segnalato che il termine “champagne”, scritto in cirillico, è utilizzato da lungo tempo per un prodotto ottenuto con una fermentazione accelerata (circa tre settimane) effettuata in distillerie che non hanno alcun legame con particolari regioni vinicole e meno che mai con l'omonima regione nel Nord-Est della Francia.

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Al momento, ancora non sono giunte reazioni ufficiali da parte del Governo francese. A reagire sono stati invece i produttori a cominciare dai vertici del polo del lusso, il gruppo Lvmh, cui fanno capo le etichette “Moet Chandon”, “Veuve Cliquot” e“Dom Perignon” che hanno immediatamente decretato il blocco immediato delle esportazioni sul mercato russo dei propri Champagne. “La sospensione - è stato precisato in una nota - resterà in vigore per il tempo necessario a trovare una soluzione appropriata”. Seguiti a ruota dal Comité Champagne, l'organizzazione inteprofessionale (riunisce tanto i viticoltori quanto le maison dell'area).

“La Champagne – si legge in una nota del Comité - è scandalizzata per la nuova legislazione russa sull'etichettatura dei vini. Se i vini di Champagne conservano il diritto esclusivo di utilizzare il nome “Champagne” in caratteri latini sull'etichetta principale, la legge li obbliga a rinunciare al termine “Shampanskoe” - traduzione della parola Champagne in russo - e a riportare il termine “vino spumante” in caratteri cirillici sulla controetichetta. Mentre adesso solo i vini effervescenti russi avranno adesso il diritto di utilizzare il nome “Shampanskoe””.

Il Comité Champagne quindi disapprova questa normativa “che non assicura ai consumatori russi un'informazione chiara e trasparente sull'origine e le caratteristiche dei vini” e si rammarica che “questa nuova legge rimetta in discussione più di vent'anni di colloqui bilaterali tra l'Unione Europea e la Russia sulla protezione delle denominazioni d'origine”.

Infine il Comité ricorda come lo Champagne sia “protetto in più di 120 paesi” e si dice “determinato a portare avanti i dialoghi con le autorità russe per ottenere il diritto d'uso esclusivo del nome Champagne sul territorio russo”.

La questione quindi è molto controversa e al di là degli aspetti legali, l'eventuale cambio da “champagne” a “spumante” richiederebbe l'avvio di una procedura complessa con la ricertificazione del prodotto e una nuova etichettatura.

Da segnalare che, secondo alcuni operatori commerciali russi, il blocco delle esportazioni da parte del gruppo Lvmh non avrà significative ripercussioni, in quanto detiene solo una piccola parte (meno del 5 per cento) sulle importazioni totali di “champagne”.

Secondo invece la Coldiretti la situazione di incertezza che si è determinata potrebbe avvantaggiare le esportazioni italiane di spumante che vedono nella Federazione russa il quarto mercato di sbocco. L'interesse da parte dei consumatori russi è crescente; tant'è che nel primo trimestre di quest'anno si è registrato un aumento dell'export di bollicine italiane pari al 37% sullo stesso periodo del 2020.

Le prospettiva quindi sono ottime sperando solo che il presidente Putin dopo aver nazionalizzato lo Champagne non decida di seguire la stessa strada anche col Prosecco.

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