Putin a Gentiloni: «Con lei l'interscambio ha ripreso a crescere»
dal nostro inviato Antonella Scott
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«Purtroppo - esordisce Vladimir Putin - negli ultimi anni avevamo assistito a un declino dell'interscambio tra Italia e Russia. Ma da quando lei è diventato primo ministro, l'interscambio ha ripreso a crescere». È dunque sotto un buon auspicio che Putin e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, entrambi di ritorno dalla Cina, si sono ritrovati a Sochi, nella residenza presidenziale Bocharov Ruchei, per un bilaterale a cui il primo ministro italiano dà subito un'importante connotazione politica internazionale, accanto a quella economico-commerciale.
«Questo incontro - ha detto Gentiloni al presidente russo - mi dà l'opportunità di uno scambio con il presidente Putin in vista della riunione del G7 in Sicilia, tra dieci giorni». Presidente di turno del G7, l'Italia ospiterà il 26 e 27 maggio a Taormina il momento di incontro tra le maggiori economie mondiali, da cui la Russia è stata esclusa nel 2014 a causa della crisi ucraina. Il Cremlino conta dunque sull'Italia, il Paese europeo che in questi ultimi tempi le si è mostrato più attivo e più vicino, per trasmettere la propria voce sui temi della Siria, della Libia, della lotta al terrorismo, nel momento burrascoso delle relazioni tra Mosca e Washington segnate da una totale imprevedibilità.
Gli accordi sul tavolo
Da parte sua, l'Italia conta su questa relazione privilegiata per trasformarla in un ombrello non decorativo grazie a cui rilanciare la cooperazione industriale, commerciale ed energetica senza aspettare la fine delle sanzioni, nel momento in cui l'economia russa inizia a dare segnali di ripresa. Vanno in questo senso gli accordi di cui si attende la firma a Sochi.
Sul fronte commerciale, nei primi due mesi dell'anno l'unico “segno meno” rimasto per le esportazioni italiane in Russia, un -0,9%, riguarda l'arredamento e l'edilizia. «Quasi fisiologico, in un Paese in cui si costruisce poco - osserva Pier Paolo Celeste, responsabile dell'ufficio di Mosca dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese (Ice) -. Per il resto, i dati del bimestre gennaio-febbraio 2017 segnalano una crescita delle importazioni russe dall'Italia in tutti i settori». Interscambio a poco più di 3 miliardi, import dall'Italia in aumento del 30,7%, esportazioni russe (energia) a +33,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. In quest'ultima cifra, la chiave della svolta: la ripresa del petrolio e il crollo del rublo hanno accompagnato la Russia fuori dalla recessione.
Gli imprenditori italiani a Mosca
«Questa è una società che ancora vive sulle materie prime - ricorda Vittorio Torrembini, vicepresidente dell'Associazione degli imprenditori italiani a Mosca -. È bastato un aumento dei prezzi dell'energia del 10/15%, ed è cambiato tutto». E ora che il rublo si è stabilizzato, aggiunge Celeste, «il business gira di nuovo. Abbiamo visto riprendersi gli approvvigionamenti da parte degli acquirenti alle fiere, segnale di speranza nel futuro: si vede che immaginano di vendere questi prodotti». La domanda di beni di consumo si sta riprendendo e, nelle categorie lasciate libere dalle controsanzioni, i russi hanno ricominciato a comprare.
L'embargo con cui Mosca ha risposto alle sanzioni americane ed europee riguarda il “fresco”: latte e derivati, carne e pesce, frutta e verdura. «Resta fuori un sacco di roba - spiega Celeste -, e noi cerchiamo di dare voce e spazio ai prodotti non sanzionati: olio, pasta, vino, conserve alimentari, i prodotti da forno che stanno andando forte». Agli altri esportatori, il direttore dell'Ice di Mosca come esempio ricorda l'interesse dei russi a imparare a produrre mozzarella a casa loro: «Ma hanno bisogno di noi, e vengono a cercare aiuto. Gli servono le macchine, il casaro, la competenza di chi queste cose le sa fare».
La nuova politica industriale russa
E questo riporta l'attenzione sul programma che il Cremlino ha messo al centro della nuova politica industriale russa, la graduale sostituzione dell'import con produzione locale. Con una serie di incentivi per incoraggiare le partnership con imprenditori stranieri: «L'import substitution richiede l'acquisto di tecnologie e di macchinari», dice Vittorio Torrembini. E tuttavia, spiega, malgrado sul piano politico l'Italia sia il Paese che ha dimostrato maggiore attenzione nei confronti della Russia, come dimostrano le recenti visite del presidente Sergio Mattarella, del ministro Angelino Alfano e ora del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, «sul piano degli investimenti questi rapporti più stretti non hanno ancora avuto un riscontro significativo. La reazione delle imprese italiane è ancora timida».
Pier Paolo Celeste è d'accordo. «Questo è il motivo per cui gli ultimi dati ci rendono contenti, ma solo moderatamente: i nostri concorrenti fanno come o meglio di noi, che cresciamo un poco sotto la media» sulla scia di un miglioramento generale. «Con l'avvento dell'era delle sanzioni e la caduta del rublo - dice Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia - la strategia di approccio al mercato russo è cambiata, e le aziende fanno fatica a comprenderlo». Il mercato russo, spiega Ferlenghi, richiede un'analisi approfondita su come si muovono concorrenti agguerriti come cinesi o giapponesi, sui costi o le procedure di tender, sui tipi di società da costituire. Di altri Paesi con cifre migliori delle nostre, come la Germania, Ferlenghi sottolinea la cultura del lungo termine e la capacità di fare fronte comune. «I tedeschi - racconta il responsabile di Confindustria Russia - hanno fatto una cosa intelligente. Si sono messi insieme, e hanno chiesto aiuti al ministero dell'Economia che con 7 milioni di euro l'anno finanzia all'80% il lavoro di questa associazione di imprese». Per conto delle quali un gruppo di persone si occupa a tempo pieno di localizzazione, studiando tutto il giorno i piani di investimento delle regioni, delle imprese, i tender. «Da lì deducono i progetti interessanti per la Germania, e presentano le proposte di quello che si può fare in Russia con componenti tedesche». E il sistema funziona: «Quella dei tedeschi è una crescita continua dal 2015 in poi, per la solita ragione che la Germania in Russia ha 6.000 joint venture con una struttura stabile, e investe nelle risorse umane».
La crescita dell’export Usa in Russi a e le potenzialità italiane
Ma attenzione: un concorrente anche più pericoloso potrebbe essere in arrivo. Nei primi due mesi dell'anno le esportazioni americane verso la Russia sono cresciute del 43,6%. «È solo questione di tempo - dice Ferlenghi -, il processo negoziale è molto delicato ma ci arriveranno, perché la spinta del business è forte. E questo è un Paese in cui c'è da fare di tutto».
«E noi possiamo fare di tutto in Russia, lavorando sui due fronti, dell'export e della produzione in loco - osserva Celeste dell'Agenzia Ice -, ma non stiamo realizzando il potenziale Italia come potremmo. Ci vorrebbe un po' più di spirito coraggioso da parte delle aziende: perché non ce l'hanno?». La risposta è che la Russia «resta un pianeta sconosciuto, che non si ritiene affidabile: ma per noi che ci siamo dentro, le cose appaiono diversamente». Per questo l'Ice si è dato il compito di monitorare da vicino e far conoscere in Italia le venti regioni più ricche, in competizione tra loro per attrarre investimenti. «La Russia - racconta Celeste - si sviluppa a macchia di leopardo. C'è un Sud che per ragioni climatiche si sta specializzando nell'agroalimentare, noi lì potremmo intervenire con impianti e macchinari. Invitiamo gli importatori di quelle regioni alle nostre manifestazioni, li portiamo in Italia. Mentre per le aziende italiane organizziamo visite in loco: possiamo accompagnarle ovunque, aiutarle a trovare l'interlocutore giusto». Le prossime tappe di questo impegno sono un roadshow a Catania, Napoli e Brindisi (rispettivamente 22, 25 e 26 maggio) per la presentazioni delle opportunità di investimento in Russia, con rappresentanti delle regioni più dinamiche.
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