Qatar, che cosa rischia l’Italia se si ferma l’import di gas
Nei primi dieci mesi del 2022 l’Europa ha importato 12,5 miliardi di metri cubi di metano dal Qatar di cui la metà sono approdati in Italia al terminale di rigassificazione al largo del Delta del fiume Po
di J.G.
I punti chiave
3' di lettura
Il rischio teorico è alto, quello realistico è decisamente modesto. La minaccia attribuita al Qatar di interrompere le forniture di metano liquido verso l’Europa avrebbe affetti importanti per l’Italia qualora fosse realizzata, visto che l’Italia è il migliore cliente europeo del gas estratto in quel Paese, ma la minaccia è molto vaga, improbabile e solamente velata, ben lontana da una sua possibile applicazione.
I numeri. Nei primi dieci mesi del 2022 l’Europa ha importato in tutto 12,5 miliardi di metri cubi di metano dal Qatar di cui la metà, circa 6 miliardi di metri cubi, sono approdati in Italia al terminale di rigassificazione nel mare Adriatico al largo del delta del fiume Po. Si tratta di Gnl, cioè gas naturale liquefatto, che viene ottenuto raffreddando il gas a 163 gradi sotto zero, temperatura alla quale per il freddo il metano perde la forma gassosa e condensa in forma liquida. I rigassificatori riscaldano il metano sopra la temperatura di ebollizione di 162 gradi sotto zero, e il combustibile torna allo stato gassoso per essere immesso nelle condutture.
«Da gennaio a ottobre 2021 e anche da gennaio a ottobre 2022 abbiamo importato 12,5 miliardi di metri cubi di Gnl dal Qatar, mentre nel 2020, per l’intero anno, abbiamo importato 17,8 miliardi di metri cubi di Gnl», ha affermato il portavoce della Commissione europea, Tim McPhie.
L’import di gas dal Qatar
Il principale punto di importazione del gas del Qatar è il rigassificatore della Adriatic Lng, il quale immette il gas nella rete italiana a Cavàrzere (Venezia). L’impianto venne realizzato su progetto dell’italiana Edison ed è controllato dall’Exxon Mobil (70,7%) insieme con la Qatar Energy (22%) e l’italiana Snam (7,3%). Spesso vi attraccano navi metaniere da altre provenienze secondo gli andamenti del mercato, ma l’impianto è mirato a rifornire con un contratto forte di fornitura del Qatar all’Edison.
Nei primi 10 mesi dell’anno il terminale nell’Adriatico ha importato 6,64 miliardi di metri cubi di gas e a fine anno dovrebbe avere rigassificato in 12 mesi circa 8 miliardi di metri cubi di metano, pari a circa il 12% dei consumi complessivi di gas dell’Italia, che dovrebbero aggirarsi sui 77-78 miliardi di metri cubi. Le proiezioni per l’intero 2022 devono intendersi come puramente indicative.
Inoltre in estate il Paese arabo ha siglato intese di ampio respiro, anche con l’Eni, per il progetto North Field Expansion, con il quale aumenterà la produzione di Gnl di 48 milioni di tonnellate l’anno nel 2025-2027, portando l’export totale a 126 milioni di tonnellate l’anno.
Battibecchi europei
Ma che cosa è accaduto fra il Qatar e l’Europa? Tutto nasce con lo scandalo del Parlamento europeo. Diversi parlamentari sono stati accusati di avere accettato ricche prebende dall’emirato del golfo Persico per divulgarne un’immagine positiva, e per promuovere anche la scelta del Qatar come sede del campionato mondiale di calcio che si è appena concluso. Nei giorni scorsi il Governo di Doha ha protestato perché i suoi delegati e i suoi osservatori nel parlamento europeo sono stati messi al bando. Una restrizione «discriminatoria», dice una nota ufficiale contro le autorità belghe che indagano sullo scandalo, che ha un impatto «negativo» nei rapporti con la Ue; «avrà un effetto negativo sulla cooperazione regionale e globale e sui colloqui in corso su energia, povertà e sicurezza». E ancora: «Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta: il Qatar non è stata l’unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato».
Difficile che il Qatar possa prendere decisioni che sarebbero sì un colpo per l’Italia e l’Europa, ma che danneggerebbero seriamente anche l’economia dell’Emirato. Il Qatar sta già sfruttando in modo intensivo le sue riserve di gas e non ama operare sui mercati spot del gas e preferisce mantenere i contratti a lungo termine, come quelli con l’Italia.
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