Qatar: il paese dei falconieri tra arte e sport
Bellezze d’oriente, architetture ardite e sperimentazioni contemporanee nel paese che si appresta ad ospitare i Mondiali di calcio
di Stefano Biolchini
6' di lettura
Le aiuole curatissime appena all'uscita dell'aeroporto risplendono del verde intenso mentre il sole abbaglia già dal primo mattino. Ma a dispetto dei prati, da far invidia all’Inghilterra, la latitudine qui non fa sconti e il termometro registra implacabile temperature da canicola già all'alba, mentre incuranti le fontane zampillano e le bouganvillea colorano l'orizzonte. Questa dai giardini splendenti e dai prati smeraldini è la Doha che non avresti immaginato. Perché qui in Qatar l'acqua desalinizzata del mare compie il miracolo che neppure i mitici giardini di Babilonia avrebbero mai sognato.
Ma attenzione, il Qatar non è solo la sorpresa di un deserto trasformato in una meraviglia rigogliosa di piante e fiori. È anche la sua capitale dallo skye-line da metropoli statunitense, che, dopo un rettilineo alberato, si apre all'orizzonte di un cielo che il bigio dei riflessi di un deserto pallido colora quasi di bruma. Eccola Doha, capitale sorta dal nulla di un ventennio di stravolgimenti architettonici, mentre scorre dai finestrini su un nastro autostradale ritagliato dal mare.
Architetture avveneristiche e creativi da ogni dove la hanno resa scintillante e nevralgica, rilanciando, in altezze vertiginose e smerli arabeggianti, le costruzioni fangose dei pescatori di perle d’un tempo non lontano. Il miracolo economico costruito sulle fortune del sottosuolo ricco di gas e petrolio, pur tra molti sacrifici anche umani, si è compiuto anche qui, seppure i fasti lussureggianti e ostentatamente sguaiati della non lontana Abu Dhabi o di Dubai, sono stati quasi del tutto evitati. Prova ne sia perfino l'immenso palazzo dell'emiro, che scorre sull'autostrada ben prima dei grattacieli, sulla striscia fra terra e mare che porta al centro cittadino. Il grande prato antistante il lungo colonnato della dimora reale ricorda vagamente il Louvre, ma qui incredibilmente non ci sono muri o recinti. Tutto appare placido, al prezzo del controllo costante delle telecamere di sorveglianza.
National Museum of Qatar
All’improvviso, ad apparire a un passo dal mare è il National Museum of Qatar, la bizzarra “rosa del deserto” voluta da Jean Nouvel per raccontare i fasti di un paese giovane che ha trasformato un popolo di pescatori di perle in protagonisti di fortunesche intemerate finanziarie sui mercati più blasonati dell'occidente.
Addentrarsi fra le sue stanze dall'ocra ovattato e dal beige più rassicurante e, ammirare i gioielli qui raccolti, è come entrare prepotentemente nel sogno delle “Mille e una notte”. Il NMoQ, come da acronimo d'ordinanza, è un museo fatato, in grado di raccontare con raffinetezze d'oriente la storia di questo popolo fiero. Il suo book-shop, allestito da imprese e architetti italiane, vero diamante della corona, è un gioiello d'arditezze lignee, una caverna d’intagli degna dei fasti del più bel teatro farnesiano. Il raffinato ristorante Jiwan, situato al quarto piano in cima al museo, ha una terrazza con una splendida vista panoramica sulla baia di Doha. La cucina tradizionale qui è oggetto di rivisitazioni e sperimentazioni da manuale.
Ma torniamo su strada, dove gli incastri sinuosi dei cartelli disegnano le direttrici per gli stadi avveneristici, ben 12, che ospiteranno la competizione mondiale, che gli emiri hanno fortemente voluto per rilanciare internazionalmente il loro regno. Sono tutti strepitosi, ma a colpire di più sono quello a forma d'ostrica “Al-Khor”, o quello che richiama le tende beduine “Al-Bayt”. L’auto prosegue verso downtown mentre i lampioni sul ciglio stupiscono nella loro silhouette allungata di rami di palma, degna dei più i blasonati pali della luce parigini. Ma la sorpresa di Doha non si limita neppure davanti a cotante arditezze sportive. Anzi rilancia.
Qatar Olympic and Sports Museum
Il centro cittadino con i grattacieli modello “Manahattan” è sempre all'orizzonte, in questo piccolo paese che si bea della sua capitale, ma una deviazione va fatta, ed è un obbligo, al Qatar Olympic and Sports Museum che si trova presso il Khalifa International Stadium. Qui per lo sport, ogni sport, è l'apoteosi. Il museo è una assortimento incredibile di esposizioni interattive. Le sue sale, e quella con le fiaccole olimpiche provenienti da tutti i continenti più di tutte, sono baciate d’onirico. La “Hall of Athletes” è una celebrazione degli eroi sportivi di sempre. Le foto di Nadia Comăneci e quella Muhammad Ali con i guantoni sono un acme d’emozioni, un tuffo nostalgico nel ricordo dei più grandi campioni a tutto tondo. Niente di meglio per raccontare lo sport.Tra le sezioni quella “A Global History of Sport” è un viaggio attraverso la storia dello sport nel mondo, dall’antichità ai tempi moderni. La galleria comprende quasi 100 oggetti e riproduzioni, che vanno dall’VIII secolo a.C. all’inizio del XX secolo, accompagnati da elementi grafici, audiovisivi e digitali interattivi.
Mathaf
Altra tappa imperdibile è il Mathaf. All’ingresso il ritratto dei sovrani di Yan Pei-Ming. Quello della Sheikka Mozah bint Nasser Al Missened of Qatar è in assoluto il più bello dei tantissimi che si incontrano nel paese, che la celebra e la ama sopra tutti. E’ lei, con la sua bellezza e il suo fascino, ma soprattutto le sue doti umane e il gusto raffinato, una fra le vere ispiratrici della rinascita del paese. Il suo ritratto è la perla di questa collezione permanente, la più grande al mondo di arte araba moderna e contemporanea. La raccolta, selezionata grazie alla Sheikha Al Mayassa bint Hamad Al Thani, comprende 9.000 opere che spaziano dal 1890 a oggi, supportate da una grande quantità di materiali d’archivio che documentano gli artisti e le opere d’arte arabe, in un connubio culturale esotico che riunisce artisti di riferimento e opere fondamentali del mondo arabo, del Medio Oriente e di altre regioni che sono storicamente collegate al Qatar e alla penisola araba. Diversi i temi al centro dell’esposizone, riguardanti l’estetica e le politiche relative ai cambiamenti ed ai progressi all’interno delle molteplici modernità della regione e non solo e la storia correlata all’arte e alla società: ascesa di stati nazionali, lotte coloniali e progetti di ricostruzione post-indipendenza; lo sviluppo e l’influenza dell’industria petrolifera; la nascita di nuovi centri urbani e città; e le aspirazioni al progresso in un’era globale, iper-digitalizzata e in rete.
Molte di queste opere affrontano il movimento della civiltà umana attraverso modelli storici in rapida evoluzione. Ad esempio, i dipinti e le sculture di Mahmoud Mokhtar, Hafidh Droubi e Jawad Selim creano nuove tendenze visive ispirate alle antiche civiltà. Le opere di Chaibia, Inji Efflatoun, Paul Guiragossian, Faiq Hassan e Issa Saqer sono ritratti della società, mentre i lavori di Seif Wanly, Abdullah al-Muharraqi e Hamed Owais raffigurano il progresso sociale e industriale. I segni tradizionali, l'artigianato e la calligrafia sono ripresi da Ahmed Cherkaoui, Chaouki Choukini e Parviz Tanavoli. Le forme geometriche astratte, così come l'architettura, la scienza e la tecnologia, sono attive nel lavoro di Saloua Raouda Choucair, Jilali Gharbaoui e Mohamed Melehi. Hassan Sharif, Faraj Daham e Yousef Ahmad utilizzano materiali naturali, oggetti trovati e lingue locali per esprimere forti affermazioni sul cambiamento dell'ambiente economico ed ecologico degli Emirati Arabi Uniti e del Qatar. Le posizioni politiche e artistiche di Farid Belkahia, Ibrahim El Salahi e Hossein Zenderoudi contribuiscono alla reinvenzione di linguaggi visivi che rompono i canoni eurocentrici. Le opere concettuali contemporanee di Manal AlDowayan, Hayv Kahraman e Wael Shawky mettono in discussione le narrazioni storiche e interrogano le lotte per la libertà.
E poi, sul finire della lunga lingua d’asfalto che dall’aeroporto conduce alla capitale ecco ancora sempre e finalmente Doha: gira rigira la ritrovi dovunque con il suo skyline ondeggiante di luci che si specchiano sulla baia del mare perlato a dominare il paesaggio.
Una tappa nel deserto che si affaccia a strapiombo sul mare è un’altra delle attività obbligate in Qatar, più divertente del sali e scendi sulle montagne russe il suo tour sui fuori strada! Ma è nel suk di Doha, dove a trionfare sono i celebri negozi con i falchi in bella mostra, che si ritrova lo spirito di questo paese. Farsi rapire dai negozietti di questa città che, sapientemente, ha saputo coniugare antico e moderno rende la visita in Qatar il migliore dei souvenir sotto l’occhio attento dei falchi in cerca del proprio falconiere. Lo sguardo acuto dei volatili resterà per sempre come una fra le esperienze indimenticabili di viaggio. È il Qatar che non avresti mai immaginato, e che affascina e rapisce: non è un sogno o una favola e tantomeno un miraggio nel deserto!
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