Qatargate, Cozzolino è stato rilasciato. Eva Kaili fa causa al Parlamento europeo
L’eurodeputato italiano era stato raggiunto lo scorso 10 febbraio, mentre si trovava a Napoli, da un mandato d’arresto europeo spiccato dal giudice istruttore Michel Claise
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L’eurodeputato Andrea Cozzolino, indagato nell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, è stato rilasciato. Accompagnato dai suoi legali, il politico italiano ha lasciato la sede della procura federale a Bruxelles dopo un interrogatorio di cinque ore con il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe. «Ha risposto a tutte le domande, negando ogni addebito», ha spiegato il suo difensore, Federico Conte, precisando che l’eurodeputato, al pari di altri indagati rilasciati nelle settimane scorse, dovrà rispettare alcune prescrizioni, tra cui l’obbligo di restare a disposizione delle autorità e di comunicare l’eventuale intenzione di lasciare il Belgio.
Cozzolino era stato raggiunto lo scorso 10 febbraio, mentre si trovava a Napoli, da un mandato d’arresto europeo spiccato dal giudice istruttore Michel Claise. Da quel momento l’eurodeputato, sospeso dal Pd, ha trascorso oltre quattro mesi in detenzione preventiva nella sua abitazione campana. Lunedì, dopo la revoca dei domiciliari, si era recato a Bruxelles per essere ascoltato dagli inquirenti, che lo avevano posto in stato di fermo. Al termine dell’ultimo interrogatorio, il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe - subentrata ieri a Claise alla guida delle indagini - ne ha disposto il rilascio.
All’uscita dai locali della procura federale belga, l’eurodeputato, visibilmente commosso, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Cozzolino, ha evidenziato il legale che lo accompagnava, «si è difeso da tutti addebiti, contestandoli punto per punto, negando di aver ricevuto soldi e di aver mai fatto parte di un’associazione criminale». Tra le altre prescrizioni previste nel provvedimento di rilascio, vi è anche l’obbligo di non avere contatti con le altre persone indagate.
Il giudice Claise lascia l’incarico
Il giudice istruttore Michel Claise ha deciso di lasciare la guida dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Lo rende noto la procura federale belga. «In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise informa di aver deciso questa sera di ritirarsi dal fascicolo», scrive la procura in una nota, evidenziando che nel dossier «di recente sono comparsi alcuni elementi» che «potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine». La decisione del giudice Michel Claise, sarebbe legata al fatto che, secondo fonti qualificate riportate dall’Ansa, uno dei suoi figli avrebbe lavorato per una delle persone indagate. Proprio per questo motivo, quindi, il giudice istruttore avrebbe deciso di lasciare la guida dell’indagine a un collega.
Eva Kaili fa causa al Parlamento
L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta belga sul Qatargate, ha fatto causa allo stesso Parlamento «per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue».
Lo annunciano i legali dell’europarlamentare greca.
Secondo fonti comunitarie, il ricorso riguarda l’indagine relativa all’utilizzo dei collaboratori da parte della europarlamentare greca, e non l’inchiesta del Qatargate.
L’arresto e poi il rilascio
Arrestata il 9 dicembre scorso, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi.
Eva Kaili era stata indagata in Belgio nell'ambito dell'inchiesta per presunta corruzione volta ad influenzare i processi decisionali dell'Unione europea.
I giudici della camera di consiglio del tribunale di Bruxelles hanno disposto per Kaili gli arresti domiciliari con l'obbligo di braccialetto elettronico.
Prima di lei anche l'eurodeputato belga Marc Tarabella e l'ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri sono stati scarcerati e sono in libertà vigilata.
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