ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLo scandalo di Bruxelles

Qatargate, si delinea l’identità del corruttore. E a Milano va ai domiciliari la commercialista di Panzeri

La donna è ritenuta una prestanome della cassaforte di famiglia, finalizzata a intascare i soldi del Qatar. Il corruttore, secondo il collaboratore Giorgi, era «un ministro».

di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci

Scandalo Qatar-Ue, legale Panzeri: "Fuga di notizie mai vista"

3' di lettura

La commercialista della famiglia Panzeri Monica Rossana Bellini è stata arrestata dal nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e dall’aliquota di polizia giudiziaria della Gdf, su esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dai magistrati belgi nell’inchiesta sul Qatargate, che aveva portato all’arresto tra gli altri dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri. Bellini è accusata di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, ed era già stata perquisita nelle scorse settimane dalla Gdf coordinata dall’aggiunto Fabio De Pasquale, su richiesta sempre della magistratura di Bruxelles.

Il giudice Roberto Arnaldi ha convalidato l’arresto e disposto i domiciliari come misura cautelare. A fine mese l’udienza in Corte d’Appello a Milano per decidere sulla consegna al Belgio.

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La vicenda comincia dunque a delinearsi più chiaramente. Era lei ad aver partecipato, secondo gli inquirenti, al meccanismo societario archiettato da Antonio Panzeri che, secondo la procura, sarebbe servito a nascondere le entrate dal Qatar. La donna sarebbe stata una prestanome della cassafote di famiglia.

Intanto Panzeri firma l’accordo con i magistrati di Bruxelles. Diventa formalmente il «secondo pentito» nella storia del Belgio, e si dice pronto a fare rivelazioni sullo scandalo Qatargate. Ha intanto cominciato a rivelare agli inquirenti, in un interrogatorio di dicembre, che avrebbe versato nel giro di due anni circa 140mila euro a Marc Tarabella, in buste di carta e in posti ogni volta diversi. Un’ammissione importante, che delinea meglio la vicenda.

Ma non è solo questa la novità nell’inchiesta: spunta anche un ministro del Qatar che avrebbe elargito tangenti agli europarlamentari. È la prima volta che si comincia a parlare in modo chiaro di un corruttore qatarino. Il Qatar è sempre rimasta un’entità astratta, mentre per il Marocco si era già parlato dell’ambasciatore in Polonia come possibile intermediario.

Quest’ultimo dettaglio, rilevante per ricostruire la vicenda, è emerso in un interrogatorio di Francesco Giorgi, il collaboratore di Panzeri, che sta emergendo come una sorta di factotum.

Soldi dal ministro del Qatar

Nel verbale del 13 dicembre, invece, Giorgi racconta che «i deputati corrotti sono Tarabella e indirettamente Cozzolino. Cozzolino era coinvolto con il Marocco, aveva dei contatti con Atmoun (Abderrahim, ambasciatore marocchino in Polonia, ndr) grazie a Panzeri. Panzeri era il presidente della commissione Maghreb (quando era eurodeputato, ndr), poi ha passato il testimone a Cozzolino. Prendeva delle cravatte o degli abiti. Panzeri ne prendeva anche dopo questo passaggio di testimone. Non conosco gli importi esatti ma sono inferiori a quelli del Qatar, si parla di qualche decina di migliaia di euro (…) Il Marocco era un Paese molto importante per il signor Panzeri. Vi ha ricevuto la Legione d’onore, aveva molti amici in Marocco. C’era un accordo con l’ambasciatore marocchino in servizio in Polonia. Si chiamava Atmoun Abderrahim. Ha un po’ lo stesso ruolo del ministro del Qatar. Le discussioni vertevano sul controllo dei dibattiti in Parlamento, in particolare gli attacchi dell’Algeria e le questioni geopolitiche tese».

Il ruolo di Tarabella e Cozzolino

Dagli atti emergono nuovi elementi d’accusa contro i due europarlamentari Marc Tarabella e Andrea Cozzolino. Stando al verbale di Panzeri - rilasciato il 10 dicembre scorso e allegato alla richiesta di revoca dell’immunità dei due politici - «l’iniziativa portata avanti in Parlamento era di lobbying e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar. In questo quadro alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni per semplice convinzione e io e Giorgi, a volte io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati ad una riflessione su queste posizioni». Aggiunge che «li consigliamo, diciamo loro che “sarebbe utile” ma non tutti sono d’accordo. In un caso, vale a dire quello di Marc Tarabella, è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, di 120-140mila euro». Spiega che «talvolta ero accompagnato da Giorgi Francesco. Consegnavo il denaro a Tarabella in luoghi diversi. Il denaro si trovava in sacchi di carta. È cominciato due anni fa».

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