Incentivi e nuove limitazioni: le strategie di comuni e regioni per migliorare la qualità dell’aria
Le mosse delle regioni “osservate speciali” da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea
di Marta Casadei e Margherita Ceci
I punti chiave
3' di lettura
Le “osservate speciali” – Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – già ammonite nelle sentenze del 10 novembre 2020 e del 12 maggio 2022 della Corte di Giustizia dell’Unione europea, stanno studiando il da farsi in attesa delle nuove norme europee, mettendo in campo misure concrete già per questo autunno/inverno per migliorare la qualità dell’aria . Misure circoscritte, focalizzate spesso su traffico e impianti di riscaldamento.
Piemonte
La Regione Piemonte, per esempio, ha annunciato l’introduzione di un bonus da 100 euro per i possessori di auto Euro 3, 4 e 5 che acquistano un abbonamento annuale dei trasporti pubblici. «Dobbiamo disincentivare l’uso dell’auto offrendo trasporti a un prezzo più vantaggioso – ha detto il presidente Alberto Cirio presentando la misura, retroattiva al 1° settembre 2023 –. Un segnale che la battaglia per la qualità dell’aria è senza sosta». Anche in Lombardia si punta su progetti concreti, per lo più incentivi: sul fronte traffico, la Regione ha esteso le limitazioni per i veicoli Euro 4 diesel a tutto l’anno, e dal 1° aprile 2024 limiterà i veicoli Euro 0 e 1 alimentati a Gpl e metano.
Lombardia
Palazzo Lombardia, secondo quanto riferito, sta «lavorando a nuovi bandi, che vedranno l’apertura a inizio 2024, per la sostituzione sia dei veicoli destinati alle imprese sia degli impianti a biomassa legnosa destinati ai cittadini».Un cambio di rotta in tempi rapidi non è possibile: «Stiamo valutando le implicazioni degli obblighi imposti dal Dl 121/2023, anche tenendo conto degli sviluppi del processo di revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria che non ancora conclusasi», fanno sapere dalla Regione.
Emilia Romagna
Più avvantaggiata l’Emilia Romagna, che, spiega la vicepresidente Irene Priolo, «è già in linea con quanto previsto dal Dl 121/23. Il nostro Piano Aria Integrato 2030, in approvazione definitiva entro fine anno, già prevedeva l’entrata in vigore dell’Euro 5 a partire da ottobre 2024». Sul piatto ci sono numerosi incentivi per premiare chi fa scelte meno impattanti, tra cui «un bando per un contributo da 500 fino a 1400 euro per l’acquisto di bici e cargo bike a pedalata assistita per chi ha rottamato la vecchia auto dal 1° gennaio 2023; parliamo di 9 milioni di euro nel triennio 2023-2025».
Lo stato dell’inquinamento, insomma, è sotto stretta osservazione.
Toscana
Fuori dai perimetri del Dl 121/2023, in Toscana – dove erano già state adottate misure in seguito al superamento dei limiti delle Pm10 nella piana lucchese e di NO2 a Firenze – i lavori per il nuovo piano sono a buon punto, e vedranno l’approvazione definitiva per la metà del 2024. «Dal 2020 l’investimento regionale su questo fronte ammonta a 33 milioni di euro. L’obiettivo principale è tutelare la salute dei cittadini riportando le emissioni entro i limiti di legge, così da evitare anche le sanzioni della Corte di giustizia», spiega Monia Monni, assessora all’Ambiente.
I comuni
Sul territorio intanto, i Comuni si danno da fare. A Verona – che quest’anno ha registrato la concentrazione di Pm2,5 più alta dal 2018 –, tra le altre misure, è allo studio un particolare progetto di monitoraggio: «Stiamo elaborando con l’Università di Verona un piano di controllo della qualità dell’aria tramite bioindicatori, come il miele e l’avifauna – racconta Tommaso Ferrari, assessore all’Ambiente –. Questo per tenere sotto controllo anche la salute dell’ecosistema. Il progetto prevede di aumentare la capillarità delle centraline (al momento ne abbiamo solo due) e di incrociare dati diversi, come la superficie fogliata del territorio, i punti di calore, la nidificazione degli uccelli, così da posizionare delle arnie urbane in determinati punti. Lavorando sul piano sinottico-quantitativo capiamo dove c’è più bisogno di intervenire».
Maglia nera italiana per la concentrazione di Pm 2,5, Cremona infine cerca di correre ai ripari sul fronte della mobilità sfruttando al meglio la conformazione cittadina: «La nostra è una città contenuta e concentrata: circa il 57% degli spostamenti avviene sotto i 2 km, il che significa che possono essere fatti in altri modi – nota l’assessora Simona Pasquali –. Vogliamo incentivare quanto più possibile la mobilità sostenibile, dallo sharing alle ciclabili; oltretutto siamo diventati una città universitaria, dobbiamo dare una risposta ai bisogni degli studenti». Cremona si appresta a diventare, nel 2026, «la prima città con i mezzi pubblici 100% elettrici (e non ibridi). Stiamo anche cercando di sfruttare al massimo i parcheggi “corona”, appena fuori dal centro, incentivando collegamenti sostenibili per raggiungere il cuore cittadino».
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