Qualità della vita, in anteprima a Trento le classifiche per bambini, giovani e anziani
Domani sul Sole 24 Ore tutti gli indicatori territoriali che misurano dove vivono meglio bambini, anziani e giovani. Al Festival dell'Economia il dibattito ha messo in luce il ruolo cruciale del rinnovo generazionale per il futuro dell'Italia
di Michela Finizio
3' di lettura
Presentate in anteprima nella sala Depero del Palazzo della Provincia al Festival dell'Economia di Trento le nuove classifiche della Qualità della vita di bambini, giovani e anziani del Sole 24 Ore. La terza edizione dei tre indici sintetici generazionali, che raccontano la geografia del benessere per fasce d'età, è una delle tappe della storica indagine sui territori più vivibili pubblicata a fine anno dal 1990.
Siena, Ravenna e Trento sul podio
Calcolati ciascuno su 12 parametri statistici forniti da fonti certificate, i tre indici misurano in particolare le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali, in termini di servizi e condizioni di vita. Un'analisi ancora sperimentale, limitata dalla carenza di dati territoriali capaci di raccontare queste specificità, ma che consente di mettere in luce come in Italia gli squilibri generazionali sono anche territoriali. Svelate le tre province vincenti; sono Siena per i bambini, Ravenna per i giovani e Trento per gli anziani. Domani lunedì 29 maggio sul Sole 24 Ore, in edicola e online, tutti gli indicatori che compongono le classifiche e i risultati di un inedito questionario sulle aspettative dei giovani realizzato da Noto Sondaggi
In rilievo anche un reportage da Ravenna sul ruolo che, proprio la “Romagna dei giovani”, sta avendo nel post-alluvione. Per le grandi metropoli performance positive in bambini e anziani, male invece per i giovani.La presentazione delle classifiche al Festival di Trento ha acceso il dibattito.
Il nodo del rinnovo generazionale
Dopo la presentazione dei risultati, hanno preso parte al confronto il demografo Alessandro Rosina, il presidente del Forum delle Associazioni familiari Adriano Bordignon e Luciano Malfer dell’Agenzia trentina per la coesione sociale. Tutti concordano sul ruolo cruciale, in un paese in piena crisi demografica, del rinnovo generazionale: mettere al centro delle politiche nazionali e locali i giovani diventa strategico per avere ricadute positive sia sulla natalità che sulla sostenibilità del sistema nazionale di welfare. “La qualità della vita della popolazione - ha detto Rosina - ha bisogno di un rinnovo generazionale che funzioni, sia per garantire il benessere futuro nei percorsi individuali sia perché dalle scelte in età giovanile dipendono la futura natalità e la sostenibilità di una società dove si registra un progressivo invecchiamento”.
Anche il Forum nazionale delle famiglie concorda sul ruolo strategico dei giovani. “Non possiamo permetterci - ha detto il presidente - di vivere in un paese dove i giovani sono bloccati. Il loro contributo generativo, in tutti gli ambiti, è troppo importante. Dai dati, invece, emerge il quadro di una generazione insicura, che non ha voglia di rischiare”. Bordignon ha ricordato, ad esempio, che la volontà di mettere al mondo un figlio risulta più elevata rispetto ai figli poi effettivamente messi al mondo, “ma la quota di chi vuole figli si sta progressivamente assottigliando se non mettiamo i giovani nelle condizioni di costruire una famiglia”.
Per mettere a terra politiche locali capaci di incidere sui divari territoriali messi in luce dalle classifiche della Qualità della vita lavora da anni l'Agenzia per la coesione della Provincia autonoma di Trento che, attraverso protocolli siglati a livello regionale, cerca di diffondere policy “family friendly” di certificazione dell'azione pubblica sul territorio.
Agire sugli spread connessi ai giovani
“Le leve su cui agire - ha sottolineato il dirigente dell'Agenzia Luciano Malfer - ruotano intorno agli spread che si rilevano oggi nel nostro Paese sulla popolazione giovanile, rispetto alle medi europee. Ad esempio in Italia i giovani escono di casa in media a 29,9 anni, che salgono a 30,9 per i maschi, quando la media europea è di 26,5 anni. C'è uno spread, in media di 3 anni e mezzo su cui lavorare, ad esempio attivando prestiti di microcredito oppure politiche di sostegno per l'accesso alla casa”.
Anche gli esperti di demografia concordano sull'urgenza di politiche capaci di incidere su questi gap. “Se ad esempio rafforziamo il rapporto scuola lavoro, cercando di promuovere l'occupazione giovanile dei Neet, avremmo immediatamente un rafforzamento del contributo nella crescita sociale del Paese che nessun'altro può mettere in campo”, ha concluso Rosina.
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