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Quando anche i versi sono fashion

La mostra dedicata a sei poetesse, Poets in Vogue , è alla National Poetry Library di Londra fino al 10 settembre 2023

di Stefano Biolchini

3' di lettura

Le vesti, il corpo e i versi, ovvero quando i vestiti si fanno spunto fondante nella poetica di alcune emblematiche intellettuali. Un esempio? La poesia Limite di Sylvia Plath.

La donna ora è perfetta/Il suo corpo/morto ha il sorriso della compiutezza/l'illusione di una necessità greca/fluisce nei volumi della sua toga/i suoi piedi/nudi sembrano dire:/Siamo arrivati fin qui, è finita.

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Scritta nel febbraio del 1963, poco prima della morte, questa poesia è un concentrato dell’arte della scrittrice statunitense. A lei, e a altre 5 poetesse e scrittrici, alla loro arte e ai loro stilemi, ma anche ai loro look quali testimoni del loro lavoro, è dedicata “Poets in Vogue” la mostra alla National Poetry Library di Londra che riunisce due ambiti così lontani, eppur resi qui simbiotici, come il mondo della moda e il lavoro poetico.

Turbanti, caftani e un vestito rosso

Un turbante - tra svolazzanti piume di struzzo e portafoto in uno scenografico baldacchino di tendaggi teatrali, sospeso su uno slanciato guéridon - si ispira al ruolo di Lady Macbeth, interpretato da Edith Sitwell al Museum of Modern Art di New York nel 1950; una lunga severa gonna kilt, con il suo nome stampato su una fibbia e racchiusa in un’ampia teca di vetro, è appartenuta alla Plath; i ripetitivi colletti delle camicie e i ritratti fotografici, oltre ai resoconti delle esibizioni dal vivo di Stevie Smith negli anni ’60, rivelano la sua dedizione a un look coerente, che comprende un colletto pulito, una spilla a forma di occhio e un grembiulino; e ancora l’ammaliante vestito rosso con cui faceva le sue pubbliche sconvolgenti “Confessions” Anne Sexton, la affascinante e bellissima poetessa ribelle - alcolizzata e sesso dipendente - si accosta al doloroso caftano con stampa asimmetrica che riproduce quelli indossati da Audre Lorde che, così abbigliata, si rifiutava di nascondere la propria mastectomia in seguito al tumore che la aveva afflitta, scegliendo deliberatamente di non indossare una protesi e sfidare i canoni di composta ed equlibrata bellezza; la poetessa e artista performativa Theresa Hak Kyung Cha ha invece utilizzato abiti e tessuti nel suo lavoro interdisciplinare per evidenziare le parole come materiale e richiamare l’attenzione sull’opacità del linguaggio e sulle difficoltà di comunicazione. Infine Gwendolyn Brooks, prima afroamericana a vincere il premio Pulitzer, che si è spesso interrogata sulle questioni di gusto e stile, su cosa sia la bellezza, e quanto abiti e tessuti siano legati al linguaggio poetico, è rappresentata da una installazione con una macchina da scrivere, la cravatta di un uomo povero ma “alla moda di Chicago”, alcuni ritagli di foto, e fiori finti a testimoniare, fra i fogli con le sue poesie, lo stile d’eccesso, e tipicamente vile, associato agli afroamericani e ispanici.

Quando la poesia riveste la moda

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Look

Le ricreazioni fantasiose di alcuni dei “look” distintivi di queste artiste si accostano a immagini di indumenti d’archivio, ricreando il fruttuoso mix tra lingua e abbigliamento. Una mostra coraggiosa, in grado di scardinare i presupposti cliché sulla superficialità della moda, e in grado di accompagnare lo spettatore lungo i tortuosi e mirabili percorsi che si celano e declinano nella centralità degli abiti per l’arte di queste poetesse “sottolineando - come spiegano le curatrici Sophie Oliver (Università di Liverpool), Sarah Parker (Loughborough University) adiuvate dalla costumista e montatrice Gesa Werner, che ha creato gli allestimenti originali - la poesia come pratica incarnata” .

Per gli amanti di slittamenti semantici, giochi di parole, metamorfosi linguistiche e della poesia in genere, questa raffinata mostra è d’esempio: se la poesia rifugge qualsiasi bozzolo, pur comodo o usuale, perché dovrebbe guardarsi con sospetto ad un fenomeno, come quello della moda e delle mode, che nella evoluzione e cambiamento trova linfa vitale e nutrimento?

Bando ai canoni, birignao d’accademia e alle gabbie d’ogni genere. “Vidi un cavolo per strada lungo il Naviglio. Era un fiore bellissimo” mi raccontò una volta Alda Merini; “ma per chi mi stava intorno quello era solo un cavolo, e mi rinchiusero nuovamente”. Alzi la mano chi dopo esser stato alla National Poetry Library possa ancora sostenere che tra voile, lane, cottone e fiori di seta non alberghi Poesia...

Poets in Vogue, alla National Poetry Library di Londra, fino al 10 settembre 2023

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