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Quando le donne fanno un passo indietro

Jacinda Arden, Nicola Sturgeon, Susan Wojcicki. Tre dimissioni che hanno messo in discussione il concetto di potere

di Monica D'Ascenzo

2' di lettura

Ci sono scelte che fanno più rumore di altre. Scelte che danno voce e vita ai tanti dati e alle statistiche, che ormai non ci impressionano più. Una premier che si dimette. Poi una seconda. E infine una top manager. Il tutto in un paio di settimane in questo inizio 2023.

Jacinda Arden, 43 anni, primo ministro della Nuova Zelanda da cinque anni; Nicola Sturgeon, 52 anni, primo ministro della Scozia da otto anni; Susan Wojcicki, 54 anni, ceo di Youtube da nove anni. Tre decisioni che hanno messo in discussione il concetto di potere.

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«Sono umana. Noi diamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo e poi arriva il momento. E per me quel momento è arrivato. Semplicemente, non ho più le energie per altri quattro anni» ha spiegato Arden. Le fa eco da questa parte del mondo Sturgeon: «Il tempo di lasciare è ora» e sottolinea che la domanda a cui ha risposto con le dimissioni è: «Posso dare a questo lavoro tutta l’energia di cui ha bisogno nel modo in cui mi sono impegnata ogni giorno negli ultimi otto anni?».

Per tutte e due, come per Susan Wojcicki, la scelta è stata a favore della propria vita: «Oggi, dopo quasi 25 anni, ho deciso di lasciare il mio incarico a capo di YouTube e di iniziare un nuovo capitolo incentrato sulla mia famiglia, sulla salute e su progetti personali» ha scritto la top manager, forte di un patrimonio di 500 milioni di dollari. Dal canto suo Arden alla fine della conferenza stampa si era rivolta alla figlia: «La mamma sarà accanto a te quando comincerai la scuola quest'anno». E poi al compagno Clarke Gayford: «E ora sposiamoci».

Ci vuole coraggio, ci vuole consapevolezza, ci vuole amore per se stessi. Ci vuole soprattutto la libertà dal potere per decidere di lasciare all’apice. Ma se queste scelte fanno rumore, ci sono scelte più silenziose e numerose che quotidianamente vanno a ingrossare le statistiche. Basta leggere i titoli dei giornali internazionali per rendersi conto che non è un fenomeno solo italiano: «Le donne costrette a ’scegliere’ il lavoro autonomo» (Bbc); «Perché le donne mollano» (Forbes); «Non incolpate i bambini: un sondaggio rivela che la maggior parte delle donne lascia le grandi aziende per cultura, non per famiglia» (Reuters).

Qual è la novità? Alla necessità di lasciare il lavoro per prendersi cura di figli e anziani, si è aggiunta un’altra motivazione a questo trend del “fare un passo indietro”: non voler vivere la vita che questo sistema, ideato, costruito e comandato da uomini, impone se si vuole fare carriera.

Le donne che sono arrivate ai vertici hanno vissuto sulla propria pelle cosa significa occupare certe posizioni e la risposta che si sono date è che a queste condizioni non ne vale la pena. Il mondo (politico, economico, istituzionale) ha bisogno delle donne, ma se non cambia se stesso in un’accezione più sostenibile (per tutti) non le avrà.

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