Quando è la fede che indirizza le scelte d’investimento
Per l’Islam e la Cei vale il divieto di investire in attività contrarie ai principi etici ma condividono i principi di fratellanza e giustizia distributiva
di Lucilla Incorvati
4' di lettura
Seppure fanno riferimento a mondi e filosofie di vita molto diversi tra loro, c’è un filo conduttore che lega gli investimenti realizzati nel rispetto di principi religiosi, siano essi cattolici o ispirati all’Islam. Certamente in comune hanno la limitazione nel ricorrere a certe attività e pratiche (i divieti di investire in attività contrarie ai principi etici e in aziende attive nella contraccezione e nella ricerca sulle cellule staminali) ma condividono anche i principi di fratellanza e di giustizia distributiva.
Regole e principi
Sul fronte cattolico le linee guida della Cei, emanate poco più di un anno fa, rappresentano un’importante linea di demarcazione perché hanno ampliato l’ambito degli investimenti Esg. Sul fronte islamico, invece, non esistono regole unificate della Shari'ah seguite dalle istituzioni finanziarie islamiche. Tuttavia, le cose potrebbero cambiare con il recente intervento dell’Aaoifi (Accounting and Auditing Organization for Islamic Financial Institutions) un’associazione indipendente senza scopo di lucro, che vuole definire linee guida omogenee nel campo della pratica bancaria e finanziaria islamica nel mondo. Secondo S&P è un passo importante perché rafforzerà la governance e migliorerà la disciplina di mercato. Un’esigenza, questa, che nasce dal fatto che sono sempre più numerosi gli investitori che prima di investire, vogliono sapere che impatto avrà il loro denaro: non basta la performance, vogliono una rendicontazione e una reportistica degli effetti che hanno avuto i loro investimenti anche nel rispetto dei principi religiosi.
Investimenti Esg Cattolici
Le linee guida della Cei hanno fornito la visione della dottrina sul tema dell’Esg e degli investimenti ad impatto. In sostanza, ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Onu (superamento della povertà, lotta contro il cambiamento climatico), il documento della Cei affianca altre finalità: proteggere la vita e la dignità umana in tutte le sue forme, favorire l’emancipazione del lavoro femminile, sostenere la famiglia con figli e le relative politiche di welfare, ridurre la produzione di armi, perseguire la giustizia economica e incoraggiare la responsabilità aziendale. A certificare la conformità dei portafogli d’investimento di strumenti di investimento c’è il sigillo Nummus. Questa etichetta vale un anno, può essere rinnovata, certifica la coerenza degli strumenti finanziari, delle esclusioni e del processo d’investimento. «Abbiamo deciso di intraprendere questo percorso come strategia cardine della nostra via agli investimenti Esg - ricorda Alessandra Vescovi, presidente del comitato di sostenibilità di iMPact Sim, società che ha ricevuto la certificazione di conformità Nummus per il comparto “World Impact Sicav - Corporate Hybrid Bond” e per il fondo 8 a+ Etica, gestito in delega - perché il rigore imposto dalle linee guida Cei è una metodologia efficace per far diventare tutti i nostri fondi prodotti Esg». Di fatto la società, come le altre che hanno ottenuto il sigillo Nummus, utilizza il data base di questo ente certificatore (oltre 5mila titoli a livello mondiale) per la scelta degli investimenti sia sul fronte azionario sia obbligazionario. «Vi ricorriamo una volta definita l’asset class alla quale si aggiunge la nostra analisi fondamentale - aggiunge Vescovi - in sostanza sposiamo la logica Esg con il rigore dei principi Cei e puntiamo nel giro di un anno a rendere Esg tutti i nostri fondi».
Sharia & dintorni.
Quando si parla di finanza islamica si intende l’insieme di strumenti finanziari, istituti giuridici e imprese che seguono i dettami della Shari’ah. Questi si basano su alcune interpretazioni del Corano e il suo pilastro centrale è che dagli strumenti utilizzati non si possono ottenere interessi (Riba), ma partecipare agli utili (o le perdite) del progetto finanziato e che bisogna effettuare investimenti socialmente responsabili o leciti (halal). « Il guadagno sugli interessi non è lecito in quanto non viene considerato frutto del lavoro proprio - sottolinea Paolo Biancone, responsabile presso l’Università di Torino dell’Osservatorio sulla Finanza Islamica -; per questa ragione, la finanza islamica vieta il pagamento degli interessi legati al fattore temporale. La banca, dunque, non può generare alcun profitto dalle attività che riguardano il prestito di capitale. A tal proposito vi sono specifici contratti, come ad esempio il contratto di Musharakah in cui entrambe le parti si impegnano a condividere profitti e perdite». Come spiega Biancone, vi sono due possibili schemi contrattuali: il Profit-Loss Sharing, legato alla condivisione del rischio e il Non Profit-Loss Sharing, un contratto di condivisione di utili e perdite, ma ci si avvale di meccanismi di scambio di beni e servizi con l’aggiunta di un mark-up sul prezzo di rivendita.
Banditi gli investimenti speculativi e le attività proebite
La legge islamica vieta gli investimenti speculativi (Maisir), come quelli legati al carry trade o all’arbitraggio. Onde evitare l’utilizzo della leva finanziaria, i fondi di investimento islamici escludono le società il cui rapporto tra debiti e capitale sociale è superiore al 30%. Limitazioni alla scelta dei settori arriva dall’Haram, ovvero quelle attività economiche definite illecite. Il termine significa letteralmente “proibito” e nella finanza islamica indica tutte quelle attività economiche che risultano immorali secondo la legge sacra della Shari’ah: gioco d’azzardo, armi, droghe, alcol, pornografia, terrorismo e ogni attività relativa alla produzione di carne di maiale.
Sukuk, l’obbligazione anomala
Il suo strumento più noto sono i sukuk: certificati di investimento conformi alla Shari’ah, un pò come l’equivalente delle obbligazioni, ma a differenza di queste devono essere finalizzate a un certo progetto, di solito un progetto immobiliare o infrastrutturale. Quindi, mentre un’obbligazione convenzionale è una promessa di ripagare un debito, i sukuk sono costituiti della proprietà di una quota- - parte di un investimento, asset o debito. Strumenti per ora accessibili solo agli investitori istituzionali. Secondo Standard& Poor’s nei prossimi mesi c’è da attendersi un aumento delle emissioni sukuk.Questa saranno più forti e sono previste quote di mercato in espansione in un contesto di modesta ripresa delle principali economie finanziarie islamiche per aumentare i beni finanziari islamici di circa il 10%-12% rispetto al periodo 2021-2022. E’ ipotizzabile che alcuni paesi nordafricani si rivolgeranno lentamente al mercato dei sukuk per contribuire a finanziare la ripresa economica post-COVID-19.
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