Quando Freddie Mercury provava a fare lo stilista. E poi incontrò Zandra Rhodes
di Chiara Beghelli
4' di lettura
Quella fenomenale voce da baritono e quella altrettanto straordinaria presenza scenica sono oggettivamente sufficienti a iscrivere Freddie Mercury nell’empireo degli esseri umani più artisticamente dotati, almeno della modernità. Eppure, non erano solo questi i suoi talenti.
Freddie, infatti, era stato prima di tutto eccellente nel disegno, tanto che si diplomò in grafica nel 1963 all’Ealing College of Art di Londra, la città dove approdò dalla natia Zanzibar e che allora era probabilmente il più importante laboratorio creativo del pianeta. In quella Londra dove anche la moda era in rivoluzione (Mary Quant era nel pieno del successo con la sua boutique Bazaar e, soprattutto, grazie alla minigonna), Farrokh Bulsara abitava con la sua ragazza, Mary Austin, che aveva conosciuto nella boutique Biba e passava il tempo anche disegnando bozzetti di abiti, cappottini e pantaloni, con tratto sicuro, costruzione sartoriale e campioni di tessuto appuntati con spilli e scotch.
La moda lo appassionava, tanto che nel 1969 sempre con Roger Taylor (futuro batterista dei Queen) prese in gestione un banco al mercato di Kensington, allora frequentato soprattutto da amanti del vintage, dove vendeva le sue grafiche ma anche abiti vittoriani e vestiti e accessori su misura (chi volesse rendere omaggio a questo momento fashion dei Queen sappia però che oggi lì vi troverà un negozio di cose hi-tech).
Lo stesso anno, sempre a Londra, la stilista quasi trentenne Zandra Rhodes apriva la sua casa-studio-atelier a Paddington, dove si divertiva a creare abiti assolutamente eccessivi, teatrali, coloratissimi, un po’ hippie un po’ barocchi. Esattamente quello che Freddie Mercury stava cercando.
La stilista è oggi 78enne, ha dei capelli rosa shocking ed è ancora un nome molto amato della moda made in Uk. Il cinquantesimo anniversario dell’apertura del suo primo atelier ha coinciso quasi esattamente con il lancio del film “Bohemian Rhapsody”, che racconta la vita del “suo” Freddie. Sì, perché Zandra e Freddie diventarono presto un tutt’uno creativo, con la stilista che interpretava i desideri del frontman e li traduceva in favolosi costumi che accompagnarono i primi passi del nuovo gruppo.
La prima volta che ci incontrarono, Rhodes lo ha raccontato in più occasioni (come nel libro “Is This the Real Life?: The Untold Story of Queen” di Mark Blake,) lei fu colpita dal rumore dei tacchi degli stivali di Freddie e Brian May, che stavano per entrare nel suo studio. L ui diede un’occhiata in giro e si innamorò del top di un abito da sposa al quale Zandra stava lavorando: era perfetto con quelle maniche ampie e plissettate che si sarebbero mosse come onde ipnotizzanti sul palco. Così iniziava una lunga collaborazione, che è stata accuratamente raccontata in una mostra organizzata a Londra, “Stormtroopers in Stilettoes: Queen, The Early Years”, nel 2011, per il 40esimo anniversario della band.
Zandra non è stata direttamente coinvolta nella creazione di costumi per il film, finora un successo mondiale che sta per superare gli 800 milioni di dollari in incassi globali e il protagonista Rami Malek che da parte sua porta a casa un premio quasi ogni settimana (aspettando gli Oscar il prossimo 25 febbraio). La stilista ha dato comunque dei suggerimenti al costume designer Julian Day: ed ecco che Lucy Boynton, l’attrice che interpreta Mary Austin, in una scena indossa una ri-edizione dell’abito anni 70 “The Red Manhattan” di Zandra Rhodes. Chi volesse acquistare dei modelli analoghi li può trovare su Matchesfashion.com, che già due anni fa ha stretto una collaborazione con la stilista.
Torniamo a quel pezzo di abito da sposa prestato a Freddie: dopo averlo messo a misura, con Freddie soddisfattissimo del risultato, i Queen la invitarono a vedere il loro concerto a Earl’s Court. «Il posto era strapieno. E quelle creazioni erano fantastiche sotto le luci», ha ricordato.
Dopo aver contribuito ad alimentare il carisma dei Queen, Zandra Rhodes diventò una paladina del punk (lei sostiene che inventò la chiusura a spille da balia negli anni Settanta, dunque vent’anni anni prima di quell’abito Versace reso famoso da Liz Hurley nel 1994), ha vestito le icone glam degli anni 70 e 80, da Donna Summer a Natalie Wood, ma anche la principessa Diana che indossò un suo abito rosa fior di ciliegio per il suo viaggio in Giappone nel 1986. Le sue stampe sono state richieste anche da Valentino, per abiti come quello indossato da Frances McDormand per i Bafta dell’anno scorso con un tripudio di rossetti, uno dei suoi motivi più celebri.
Nel 2003 ha fondato il Fashion and Textile Museum di Londra, dieci anni dopo ha digitalizzato tutto il suo archivio e lo ha reso disponibile per studenti di moda e appassionati di tutto il mondo nel nuovo The Zandra Rhodes Digital Study Collection. E nel 2015, Sua Maestà Elisabetta II ne ha premiato la lunga e brillante carriera conferendole il titolo di Dama dell’Impero Britannico.
Molto prima che tutto ciò accadesse Freddie Mercury scompariva fisicamente dal pianeta, ma non la sua immagine, la sua voce, il suo stile. Grazie anche a Zandra che l’ha reso immortale.
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